24 settembre

13 2 0
                                    

"Ma adesso non mi arrabbio più, adesso li amo tutti, e persino quando se la ridono di me, anche allora, mi sono particolarmente cari." prendevo fiato e ripetevo: "Ma adesso non mi arrabbio più, adesso li amo tutti, e persino quando se la ridono di me, anche allora, mi sono particolarmente cari.".

Non ero pazza, semplicemente, mi ero messa in testa che per diventare una buona scrittrice, avrei dovuto assimilare grandi opere, e così stavo imparando a memoria il piccolo libro di Dostoevskij, nella speranza di migliorare.

Mi accasciavo sul divano ed esausta mi addormentavo riflettendo su cosa fare l'indomani.

La sveglia per andare a scuola suonava ininterrottamente ed io odiavo così tanto quel suono fastidioso, ma dovevo essere puntuale, quel giorno avevamo il tema ed io dovevo assolutamente stupire la professoressa.

Correvo rapida giù per le scale, fino a raggiungere la porta di ingresso per prendere la cartella e poi mi dirigevo velocemente verso la fermata dell'autobus. Una volta salita, timbravo il biglietto e mi sedevo come sempre nell'unico posto vuoto, vicino a Peter, il mio migliore amico.

"Hayley, ti davo per dispersa, come mai non sei venuta alla festa di George?" mi chiedeva il mio amico curioso e preoccupato.

"Mi sono dimenticata." mentivo. Sapevo che ci teneva che lo accompagnassi, ma ormai io passavo tutti i miei sabati sera a fantasticare tra le pagine dei libri e questo non mi dispiaceva affatto, ma Peter non lo approvava di certo.

"Non dire cazzate, cosa avevi da fare di tanto importante?"

"Mi ero messa a leggere e avendo perso la cognizione del tempo, quando avevo realizzato quanto fosse tardi avevo rinunciato all'idea di partecipare al party." concludevo.

Lui mi aveva sorriso e pochi minuti dopo eravamo arrivati di fronte alla nostra scuola ed eravamo andati in classe. La professoressa ci aveva raggiunto in un attimo e ci aveva consegnato le tracce per il compito in classe, le avevo lette tutte con molta attenzione e poi avevo iniziato a scrivere tutto ciò che mi veniva in mente. Dopo due ore, avevo consegnato soddisfatta il mio lavoro all'insegnante ed ero uscita a prendere una boccata d'aria sulla nostra terrazza.

Non sapevo cosa mi attirava in quel posto, forse il fatto che lì avevo passato i momenti più belli della mia vita o forse il fatto che c'era un bellissimo panorama, in qualunque caso amavo quel luogo, più di casa mia.

"Bello qui, vero?" diceva qualcuno alle mie spalle.

"Come?" mi ero girata io impaurita, non sapendo che ci fosse un altro ragazzo vicino a me.

"No, dicevo che è bello qui, non lo pensi anche tu?" ripeteva sorridendo.

"Oh, si. Ci vengo qui molto spesso."

"Sono Finn." si era presentato il giovane davanti a me.

"Hayley."

"Ci si vede in giro Hayley." mi aveva salutata ed era andato nella sua aula e lo stesso avevo fatto io.

Le ore successive erano passate molto lentamente, la lezione di biologia era noiosissima e quella di latino non era certo da meno.

Stanca e devastata dopo quelle cinque ore di lezione ero tornata a casa insieme a Peter.

"Facciamo una torta?" proponeva.

"Una torta?" chiedevo. Odiavo cucinare e poi non mi andava di interrompere la mia lettura.

"Ti prego, mi sto annoiando" insisteva.

Io avevo accettato e poco dopo, oltre ad esserci farina ovunque, c'era una strana poltiglia giallognola che doveva essere, credo, l'impasto.

"Hayley, io devo confidarti una cosa." diceva Peter.

Proprio in quel momento era squillato il telefono ed io ero andata subito a rispondere.

"Hayley?"

"Professoressa, cosa succede?"

"Ho inviato il tuo racconto alla nuova scuola per giovani talenti scrittori di New York ed indovina, la tua storia gli è piaciuta molto e vorrebbero fare un colloquio con te per farti entrare. Cosa ne pensi?"

Non stavo più nella pelle, era tutto così incredibile, New York era la città dei miei sogni, e scrivere era il mio unico obbiettivo nella vita.

"Penso che sia fantastico, wow, appena arrivano i miei genitori parlerò con loro, ma non penso siano contrari".

Avevo posato la cornetta e mi ero precipitata in salotto dove mi aspettava il mio migliore amico e gli avevo raccontato tutto.

"Cosa stai facendo Hayley?" chiedeva curioso Peter.

"Mangio un pacchetto di patatine?"

"Non fare la stupida, sai che non chiedevo quello. Perché vuoi lasciare la scuola? Perché vuoi andartene?"

Sapevo che mi avrebbe chiesto questo ed io con tutta calma, rispondevo:

"Lascerei tutto per inseguire un sogno, non importa quanto sia improbabile o irrealizzabile, io voglio scrivere ed è quello che farò"

"Stai mandando a puttane il tuo futuro." urlava stringendo i pugni.

"Tu non capisci, il mio futuro sono i libri." urlavo. Ero delusa dal suo comportamento, sapeva che ormai avevo fatto la mia scelta e che me ne sarei andata. Sapeva che quello sarebbe stato il nostro ultimo incontro.

"New York, vuoi davvero trasferirti?" chiedeva con tono scontroso.

"Solo se mia madre e mio padre sono d'accordo. E tu piuttosto, cosa dovevi dirmi?" avevo chiesto ricordando la nostra conversazione interrotta dalla telefonata.

"Non era così importante. Ora devo andare se non ti dispiace, ci vediamo domani." aveva detto sbattendo la porta di casa e lasciandomi sola.

Alle sette, quando eravamo a tavola, avevo raccontato a tutti della proposta e tutti erano favorevoli alla mia partenza, in quanto dicevano che sarei potuta crescere e che avrei potuto imparare moltissimo.

Così, ero andata in camera mia ed avevo iniziato a preparare le valigie, domani avrei dovuto salutare tutti. 



Don't be a fuckboyWhere stories live. Discover now