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Capitolo 1
Gennaio.
Il caldo ormai stava ritornando e le persone, dopo essersi ben riposate, iniziarono a riprendere le loro vite quotidiane piene di autonomia, un po' come la mia.
Oggi era il giorno dal rientro delle vacanze e come ogni mattina mi incamminai verso la fermata del pullman.

Anche se avevo riposato durante le vacanze sembrava che tutta quella tranquillata l'avessi persa appena mi svegliai con fatica alle sei per andare a scuola.
Stamattina faceva particolarmente freddo e come sempre incontrai Sarah e la sua compagnia di amiche che mi stavano tutte letteralmente sul culo perché si credono dio sceso in terra.
<Hey Meg> mi salutò sfoggiando il suo sorriso più falso che possedeva ed io ricambiai nello stesso modo.

Pensare che un tempo ero sua amica
mi viene la nausea. Non so come le sue amiche la fanno a sopportare, lei è stressante e pretende troppo.
Dire che mi sta antipatica è un Eufemismo.

<Meg, ho sentito che ti senti con Giubbe è vero? Eh eh girano un sacco di voci sul tuo conto> aggiunse quella ficcanaso
<è vero che te lo sei fatto al tuo 14 esimo mentre stava con Rosy?> continuò Tina.
<Ma chi cavolo le dice ste cagate? Io e Giubbe non ci sentiamo più da mesi e poi non farei mai una cosa a Rosy!> Risposi piuttosto infastidita.

Prima che potessero aggiungere altro salii sul pullman e le lasciai perdere.
È sempre la solita storia. Si dice una cosa o si combina qualcosa e dopo due minuti tutti la sanno il problema che ogni volta la verità viene modificata di bocca in bocca, ma io cosa ci posso fare è normale in questi posti.
Io odio questa gente ma devo farmela andare bene se no rimarrei sola.
Appena entro in classe vedo le mie compagne che non riescono a stare ferme sulla sedia.

<Ciao Eden> la salutai sedendomi di fianco a lei.
<Hey Meg! Hai saputo la novità?>
< No, quale?>
<Arriva un nuovo alunno!> disse Dana voltandosi verso di me.
<ma nella nostra classe?>chiesi.

Mi sembrava un po' impossibile che seguisse il nostro stesso indirizzo.
La mia classe era composta da sole femmine, neanche un maschio, ma non perché era così che avevano deciso, semplicemente che il mio indirizzo era quello per diventare stilista e di maschi non se ne vedono qui.
Per fortuna non ne rimaniamo in astinenza perché in realtà la mia scuola era una volta tutta maschile e poi hanno deciso di mettere una sezione femminile.

Dana non fece in tempo a rispondermi che entrò la professoressa caletti. Lei era una vipera. Appena parlavi ti buttava fuori dalla classe, il che è un bene, ma il problema è che poi il giorno dopo ti fa una verifica sulla lezione che ha fatto.

<Comunque no, va nella classe 1M> mi rispose Eden nel momento in cui la prof si girò verso la lavagna
<Nella classe di meccanica?> chiesi curiosa
<Signorina Mason! A quanto vedo non le interessa la mia lezione. Che ne dice di uscire a farsi un bel giro e di scrivere sul diario di studiare da pag. 20 a pag. 30?>

Stronza.
Mannaggia.

<Prof. Mi scusi ma gli avevo chiesto se mi prestava una biro.> mi giustificai con una scusa banale e poco credibile ma sono andata in panico.
<Fuori! > gridò indicandomi la porta.

Mi alzai dalla sedia e presi il telefono.
Appena uscii dalla classe iniziai a imprecare! È mai possibile che ho questa sfortuna?! Prima Sarah che mi rompe le scatole con le sue amiche pettegole e ora 10 pagine da studiare per domani.

La bidella appena mi vide capi subito e mi fece sedere sulla cattedra delle inservienti che stava in corridoio.
Erano passati solo 10 minuti e mi stavo annoiando a morte così decisi di andare in bagno.

In alcune classi si sentiva un gran casino e in altre invece no; ad un tratto vidi il vicepreside, ovvero mio zio, solo a pensare che un mio parente fa parte del servizio scolastico mi fa sentire male per fortuna non portiamo lo stesso cognome e nessuno ne sa niente. E poi io e lui abbiamo un accordo ovvero di non dire che siamo imparentati.
Appena mi vide alzò un sopracciglio e mi fece cenno di andare da lui.

Abbassai gli occhi per far finta di non averlo visto ma poi mi chiamò per nome.

O cavoli.

Ad un tratto qualcuno mi venne addosso.
< hey stai attento dove guardi> dissi al ragazzo dai capelli e gli occhi marrone chiaro.
< in realtà sei tu che non mi hai visto> rispose scorbutico.
<avevo io la precedenza!>
< oh scusami tanto saputella!>
< ma levati> gli dissi dandogli una spallata e superandolo. Ma chi si credeva di essere.

Andai da mio zio, o meglio, dal vicepreside che appena mi avvicinai iniziò a farmi l'interrogatorio e mi trascinò nel suo ufficio.
Appena aprii la porta una donna si girò e ci sorrise, mentre, il figlio rimase girato di spalle e seduto sulla sedia verso la scrivania.

I grandi si strinsero la mano ed iniziarono a parlare di cose inutili. Non riuscivo a capire il perché mio zio mi aveva trascinato qui dentro.
Guardai la sua grande libreria e estrassi un libro dalla copertina vecchia. Ad un tratto mi cadde e gli stracciai per sbaglio la copertina, lui alzò lo sguardo e appena vide quello che avevo fatto si trattenne di non sgridarmi. Rimisi tutto apposto, più o meno.

<Signorina Mason che ne dice di accompagnare il Signor Craig a fare un giro della scuola?>
Più che una domanda mi sembra un'affermazione. Il ragazzo non si volse neanche questa volta.
<Okay ma mi deve dare il permesso perché fra un po' suona e cambio prof>
<ci penserò io tranquilla.> poi si girò verso la madre e la ringraziò di non so che cosa.

Il ragazzo si alzò dalla sedia e finalmente lo vidi in faccia.
Lui era quel cretino che mi è venuto addosso accusandomi che ero una saputella!

Cos'ho sbagliato// Cameron dallasWhere stories live. Discover now