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Dimmi, soldato: sei davvero sicuro di vincerla, questa battaglia?

Senti un silenzio diverso, lo percepisci sulla pelle. Il campo è deserto, apparentemente, e ad avvolgerlo c'è una mancanza di suoni che precede l'inizio della fine.

Dimmi, soldato: qual è il motivo per cui stringi al petto la tua arma?

Rancore, vendetta, rabbia, odio. Li senti montare da dentro, crescere smisuratamente, come in una grossa pentola a pressione che minaccia di esplodere. Come labbra d'arsenico che bruciano la carne, che corrodono l'anima e ne fanno un'ombra inquieta.
Senti in lontananza il boato del primo sparo e il sangue ribolle nelle vene, le dita fremono contro il freddo metallo dell'arma.

Dimmi, soldato: per quale motivo ti stai guardando intorno, per quale motivo incroci lo sguardo fermo e triste dei tuoi compagni?

L'esitazione è una sensazione che non puoi permetterti di provare, non le puoi dare il consenso di trasparire dalla durezza del tuo sguardo.

Dimmi, soldato: con che coraggio avresti intenzione di premere il grilletto e lasciare che il nemico - l'uomo - che ti sta di fronte crolli al suolo, nella polvere e nel fango?

I colori si trasformano sotto il tuo sguardo attonito ed infervorato, ciò che resta è soltanto una coltre di fumo grigio e pesante, opprimente. Comprime il petto, brucia gli occhi, ma da essi non uscirà più alcuna lacrima. L'odio che senti prosciuga i sentimenti, strappa all'anima tutte le sue vivide sfumature, addormenta la ragione e la sostituisce all'oscurità di un baratro senza fondo, nel quale l'unica via d'uscita sarà sempre troppo in alto e l'unico modo per proseguire sarà continuare a cadere, cadere, cadere nel nulla e nel buio.
Non esiste più nemmeno il grigio, la nebbia.

Dimmi, soldato: ti senti appagato, ora che il nemico si è stretto convulsamente una mano al petto ed il respiro ha cessato di colorargli le guance di vita?

Guardati intorno: la stessa sorte è toccata ai compagni, gli stessi ai quali solo qualche secondo prima avevi rivolto uno sguardo carico di parole che mai lasceranno le tue labbra esangui e stanche. A questo punto si distingue soltanto il bianco lucente di un varco troppo lontano ed il nero avvolgente, travolgente, che si avviluppa intorno al petto e lì stringe, senza alcuna pietà, finché anche l'odio non se ne sarà andato lasciando spazio ad un enorme vuoto senza speranza alcuna.

Dimmi, soldato: qual è il significato delle ferite aperte che ti porti addosso, se non hai più compagni al tuo fianco che ti aiutino a curarle?

Dimmi, soldato: cosa provi realmente quando anche l'ultimo dei tuoi nemici crolla esanime e tu resti in piedi, da solo, nel mezzo di un campo cremisi?

Dimmi, soldato: hai mai provato a gettare le armi, a volgere lo sguardo verso il cielo?

L'alba che osservi è la stessa da entrambi i lati del fronte.






Fumei's corner:

Hello!
Innanzitutto, ringrazio infinitamente chi si è fermato anche solo a leggere questa cosetta qui. Non avevo in programma di pubblicarla, ma siccome oggi è il 27 gennaio ed il 27 gennaio è il giorno della memoria, ho deciso di fare anch'io qualcosa per non dimenticare, ecco. Anche se questa non c'entra tantissimo con Auschwitz e i piani di sterminio degli Ebrei, diciamo che è più un'introspezione sulla guerra in generale...
In ogni caso, spero che possa piacervi c.c
See ya~

sunriseOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz