Capitolo 1-Il Primo Incontro

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Mi strofino gli occhi e giro lentamente la testa verso la finestra.
Saranno le 4 o le 5 del mattino.
Mi giro dall'altra parte e cerco di riprendere sonno ma le dita continuano ancora a sfiorare involontariamente le cicatrici sui miei polsi.
Cerco di tranquillizzarmi pensando che oggi tutto cambierà, che avrà inizio una nuova vita ma i ricordi tristi mi trascinano in mondi oscuri e gli incubi mi divorano di nuovo.
Mi sveglio con la fronte calda e gli occhi gonfi.
Corro in bagno prima che mia madre possa salire a svegliarmi.
Mi sciaquo la faccia e cerco di lisciare i capelli rossi.
Mi infilo un maglione celeste con le maniche lunghe in modo che mi coprano i polsi e dei leggins scuri.
Provo qualche sorriso allo specchio finché non ne trovo uno che sembri vero.
Esco dal bagno e vado a salutare mia madre che sta salendo le scale.
M: mattutina oggi Ariana?
A: sono un po' agitata.
Cerco di sorriderle ma tutti i tentativi fatti allo specchio svaniscono al pensiero del nuovo, di qualcosa che non conosco, che potrebbe farmi male.
E a quel punto mia madre si accorge di tutto quello che sto pensando e mi abbraccia.
M: sei bellissima e sei la migliore figlia che potessi desiderare, sarai perfetta oggi.
Mi accarezza la schiena e mi lascio cullare dalle sue parole pur sapendo che non pensi niente di quello che sta dicendo.
Alla fine è lei la prima a ritirarsi.
M: va, o farai tardi.
Mi sorride e poi entra in camera sua.
Scendo un cucina e mangio un toast anche se non ne vado matta.
Prendo lo zaino e torno velocemente in bagno.
Mi do un po' di profumo, mi trucco leggermente ed esco.
Arrivo alla fermata del bus 10 minuti prima e mi guardo attorno.
È presto e il cielo è colorato da sfumature che vanno dal rosso, del sole che nasce, al giallo fino al nero nel cielo più in alto.
Salgo sul pullman e mi siedo in fondo.
Infilo le cuffie e mi appoggio al finestrino.
Alle due fermate successive il bus si riempie ma nessuno si siede vicino a me.
Alla terza fermata sale un ragazzo.
Non so cosa abbia di strano ma attira subito la mia attenzione.
È più alto di me, e per questo non ci vuole molto, ha i capelli corti neri e gli occhi marroni.
È molto muscoloso ma ha un fisico proporzionato alla sua altezza.
Credo abbia due anni in più di me.
Mi guarda e poi con un sorriso mi chiede di sedersi vicino a me.
Sento caldo, la musica si è fermata, i muscoli sono rigidi, mi fanno male i polsi.
Rimango qualche istante immobile, non so bene cosa fare, le sue parole mi sono suonate vuote.
Alla fine mi risveglio da un sogno ad occhi aperti e con un sorriso incerto lo invito a sedersi.
Mi sorride e poi io mi giro verso il finestrino.
Non so perché ma non ho voglia di parlargli.
Di solito sono una gran chiacchierona e parlo con tutti ma in quel momento mi mancano le parole.
Mi giro dall'altra parte e guardo fuori dal finestrino finché non arriviamo.
Scende velocemente e scompare in mezzo ad un turbinio di ragazzi.
Mi metto lo zaino in spalla e scendo dal pullman.
C'è molta gente sul piazzale e non riesco a trovare nessuno che mi sembri simpatico quindi mi avvio direttamente verso la porta della scuola.
Entro in una grande aula magna e mi siedo davanti, da sola.
Non è cambiato molto dall'anno scorso.
Il preside fa un breve discorso e ci indica gli insegnanti che ci accompagneranno in classe.
Mi avvicino a quello che sará il mio insegnante di matematica, il quale mi rivolge un sorriso gentile.
Forse non è poi tanto male questa scuola.
Non ho il tempo di elaborare questi pensieri che una forte spinta mi fa cadere per terra.
Un ragazzo alto con gli occhi azzurri e i capelli neri mi guarda con indifferenza nonostante mi abbia appena fatto cadere per terra.
Mi rialzo e mi rendo conto che la ferita sul polso si è riaperta.
Non adesso.
La stringo con la mano e con quella libera cerco un fazzoletto nello zaino.
Me lo lego attorno al polso e aspetto che il dolore svanisca.
Quel ragazzo non si è nemmeno degnato di chiedermi se era tutto a posto e l'insegnante non mi ha nemmeno vista cadere.
Fantastico.
Vedo due ragazze da parte.
Forse riesco a farmi un'amica, o forse due.

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