sabato pomeriggio

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Alla fine i miei hanno ceduto; dopo averli tormentati per

tutta la settimana, ma essenzialmente dopo che mia madre

ha trascorso due pomeriggi interi davanti a questo locale ed

essersi informata sulla gente che la frequenta, hanno gettato

la spugna; ma a una condizione, ogni ora devo mandargli

un sms per tranquillizzarli e non essere a casa più tardi delle

sette e mezza. Quanto gli voglio bene, penso euforica.

Ci vediamo tutte e quattro a piazza Risorgimento e da

qui prendiamo il tram; ci siamo informate prima, dobbiamo

scendere a piazza Quadrata, ma non sapendo dov'è chiediamo

al conducente del tram di indicarci la fermata; siamo tutte

elettrizzate all'idea di fare qualcosa di nuovo.

Troviamo subito il locale; è pieno di ragazzi che stanno

aspettando di entrare; io mi guardo intorno nervosa, spero

valga la pena, non sono mai andata in discoteca, solo feste in

casa. Intravediamo due compagni di classe di Sara e Giò e ci

avviciniamo a loro; magari c'è anche Ale, penso, ma non lo

vedo. Dopo una mezz'ora riusciamo a entrare, dio mi batte

il cuore; scendiamo le scale e arriviamo in una grande sala

divisa da colonne, con tante luci colorate e musica a palla; ci

guardiamo intorno ridacchiando.

Troviamo subito posto in un angolo, ci sediamo e poco

dopo

Marta e Sara decidono di andare a prendere qualche cosa

da bere. Mi ritrovo sola in un attimo, Giò sembra sparita; mi

guardo in giro alla ricerca di qualche faccia conosciuta, senza

successo. Mi sento persa. Che ci faccio in un posto del genere?

Perché mi sono lasciata convincere? Mi alzo per darmi un

contegno e vado in cerca del bagno. Torno e trovo Marta che

parla con un ragazzo mai visto, cavolo, avrà almeno sedici

anni; beata lei, penso con una punta d'invidia.

«Vale, noi andiamo a ballare, che fai?» e senza aspettare

risposta la perdo una seconda volta.

Uffa, ma possibile che nessuno mi si fila? Neanche le mie

amiche, eppure siamo venute qui per festeggiare il mio compleanno,

penso un po' risentita. Vorrei andare via, ma che figura

ci farei?

Mentre mi guardo in giro penso che forse sono io, troppo

goffa e imbranata; non ho ancora il ragazzo, nessuno mi

considera, è come se fossi trasparente; non mi succede mai

niente, neanche un bacio di sfuggita, se continuo così rimango

sola, e poi a quel punto nessuno mi vorrà più, dio quanto

sono patetica!

Mi alzo di scatto, e facendomi strada tra la folla mi avvicino

a Marta, che intanto è stata raggiunta da Giò.

«Finalmente» mi sussurra Marta spingendomi al centro

della pista; la musica è assordante ma fantastica, così chiudo

gli occhi e ballo, ballo fino a quando sento i piedi andare

a fuoco e dei rivoli di sudore cominciano a scendermi sulla

schiena.

«Come ti muovi bene, sei nuova? Non ti ho mai visto» mi

sento sussurrare all'orecchio.

Apro gli occhi a malincuore e mi trovo di fronte un paio di

occhiali da sole enormi, capelli scolpiti con il gel, pantaloni

attillati lucidi, maglietta nera aderente; e questo da dove è

uscito?, penso allibita.

«Sei proprio carina» insiste con sguardo languido. Roba

da non crederci, se questo è il genere che posso attrarre, è

meglio fare qualche cosa di veramente definitivo. Mi giro

dandogli le spalle.

«Dài non fare la timida, mi chiamo Armando» insiste lui

facendosi di nuovo sotto. Ma che ho fatto di male?

Balbetto qualche cosa di incoerente e fuggo via. Lui mi

viene dietro. «Ehi, non te ne andare, dimmi almeno come ti

chiami!»

«Sparisci!» riesco finalmente a dire. Wow, che tosta!

«Complimenti, bell'acchiappo!» mi sussurra Sara, apparendomi

improvvisamente vicino.

«Piantala.»

Il tizio alla fine cede e se ne va a caccia di altro e io mi lascio

cadere sul divanetto, più depressa di prima. Usciamo

dal locale solo un'ora più tardi... con un'importante decisione

presa!

Il mio cuore per teDonde viven las historias. Descúbrelo ahora