ʻʻ𝑵on sei felice? Perché fai quella faccia, hyung?ʼʼ
Jimin strinse in mano biglietti e cercò di sollevare gli angoli della bocca su quellʼespressione mogia, ma era più difficile di quello aveva immaginato.
ʻʻNiente, sono solo nervoso, Tae.ʼʼ Rispose. La voce tremò un pochino, ma al seguirsi, un buon colpo di tosse la soppresse. Le sue ginocchia rimbalzavano su e giù nellʼattesa, il che smosse un poʼ il taxi quando si era fermato ad un semaforo rosso, ma non riuscì ad evitare questo tic. Fissò in basso verso il suo biglietto e fece gli angoli ai bordi, ammorbidendo la carta.
ʻʻPensavo ti piacessero i Bangtan.ʼʼ Taehyung aveva aggrottato la fronte, sembrando ferito. Jimin scattò e gli assicurò che sì, gli piacevano, come gli piaceva la loro musica, e che andare a questo fansign sarebbe stato un momento indimenticabile per entrambi. Sembrò far placare lʼansia a Taehyung sino alla fine della corsa.
Quando arrivarono allo stadio dovʼera previsto lʼevento, uscirono dal taxi e si scambiarono il panico pre‒fansign. Cʼera già una lunga coda che avvolgeva persino tuttʼattorno lʼangolo della strada, e Jimin si sentì leggermente in imbarazzo per essere venuto a vedere un duo maschile, ma Taehyung era troppo esaltato da poterlo lasciare lì da solo. Si aggregarono alla coda dietro a quelle che sembravano cento ragazze, e percepì distintamente i loro sguardi scrutarli ad ogni movimento; una volta che si misero a loro agio nel loro posticino, le trovarono meno intimidatorie.
ʻʻSei eccitato? Io sono super eccitato, volevo vederli da una vita! Non posso credere che Sohee mi abbia dato questi biglietti, ci credi, hyung?ʼʼ
ʻʻNon posso credere nella nostra fortuna.ʼʼ Aggiunse Jimin, incredulo.
