Prologo

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Era una giornata afosa ad Astoria, una delle tante ormai. Lungo le strade era diventato normale trovare persone di tutte le età accasciate a terra, prive di sensi o moribonde per gli stenti. Alfred, generale dei Cavalieri di sangue, non ne poteva più. Un po' di quella vista, ma soprattutto del caldo. Era veramente estenuante, come se non lo fosse già a sufficienza la vita nella capitale, soprattutto per un generale di un corpo scelto di soldati come lui. Le piazze si erano gremite  da tempo di sacerdoti del culto di Ipsios, che andavano predicando la fine del mondo e la necessità di redimere le proprie colpe. Casualmente, uno dei metodi migliori per assicurarsi la salvezza, era pagare. Tutte sciocchezze per Alfred. Chiunque gli si avvicinasse, veniva respinto con un calcio. Per lui, la causa era più probabile che fossero gli esperimenti condotti dal Primo Ministro e dal giovane imperatore, che da anni tentavano di riportare alla luce Excalibur, l'antico artefatto andato da anni perduto. In parte c'erano riusciti: i Paladin, l'altro corpo scelto opposto a quello dei Cavalieri di sangue, erano stati muniti di Excalibur in miniatura, come venivano definite scherzosamente dai Cavalieri. Erano costituite da impugnature, semplici o complesse e dalle più varie dimensioni, da cui fuoriusciva un fascio luminoso, che poteva variare colore e intensità in base al QL, Qualità luce, parametro che stabiliva la purezza della luce rilasciata dal Paladin.
Qualcosa in tutto questo cominciava a puzzare di bruciato ad Alfred, e non erano i suoi piedi, di questo era sicuro. Recentemente gli aiuti economici e gli approvvigionamenti ai Cavalieri erano stati drasticamente ridotti, mentre quelli ai Paladin erano lievitati a dismisura.
Camminando a passo svelto, Alfred si stava dirigendo ad una vecchia locanda in periferia, l'unico punto della capitale dove forse il caldo cominciava ad attenuarsi. Lì avrebbe incontrato una persona.

***

Erano anni ormai che non metteva più piede nella capitale e, appena lo fece, si ricordò il motivo. Tralasciando il caldo, che già di per sè era un motivo più che valido, Elis non riusciva a tollerare la vista dei moribondi da una parte e dei sacerdoti e aristocratici grassi dall'altra. Questi ultimi, li avrebbe uccisi tutti con molto piacere, e ne sarebbe stata anche capace. Tuttavia, era meglio se evitava: dopotutto, era pur sempre il comandante della Rebellion. Stava andando alla locanda del buon vecchio Mike, di cui era amica da sempre, per incontrare il generale dei Cavalieri di sangue. Lo aveva visto una sola volta prima, a differenza degli altri Cavalieri, ma sapeva bene che ogni volta che venivano mobilitati, qualcuno sarebbe morto. Fino a pochi giorni fa li avrebbe ritenuti dei semplici cani al guinzaglio del Primo Ministro e dell'imperatore, ma dopo quella lettera dove si richiedeva un'alleanza con la Rebellion, si era ricreduta. Che fosse una trappola era da escludere: il sigillo della lettera era in sangue, e il sangue per i Cavalieri era la cosa più importante. Per loro è come un legame che li unisce tutti, anche se lontani. C'è chi parla di una loro tecnica segreta, con la quale sarebbero in grado di unire i poteri di tutto l'Ordine per aiutare uno solo di loro.
L'unica cosa certa per Elis tuttavia, era che Alfred, il loro generale, era un gran bell'uomo. Dopotutto lei era pur sempre una donna sulla trentina, corpo slanciato, capelli bianchi che le ricadevano sulle spalle, ed eccetto qualche cicatrice qua e là, il suo corpo non aveva niente da invidiare ad un'aristocratica tutta imbellettata. Insomma, era pur sempre in età da marito.
Entrata nella locanda, capì subito quali tra i vari avventori fosse il suo uomo. Alto, spalle larghe, capelli biondo ramato, con la barba ben curata, era avvolto da un mantello nero sporco della polvere della strada e sgualcito ai bordi. Si sedette al tavolo con l'uomo, e si preparò a contrattare .

***

Era entrato nella locanda dell'appuntamento, il classico tugurio da periferia, tutta in legno, pavimento scricchiolante, avventori poco raccomandabili, oste anche peggiore, cameriere con le quali non avrebbe passato una notte neanche se lo avessero pagato. Insomma, un postaccio. Si mise a sedere ad un tavolo ed ordinò una birra, la più grande che avesse il locale. Se non poteva farsi gli occhi con le cameriere, pensò, avrebbe affogato i suoi dispiaceri nell'alcol.
Dopo poco entrò una donna, una bella donna, che gli fece posare il boccale e lo fece ricredere sul locale. Appena entrata, tutta la locanda tacque per un istante, come in segno di rispetto, poi ricominciò il mormorio confuso. Era chiaro chi fosse quella donna, anche un idiota ci sarebbe arrivato. Si sedette al suo tavolo e andò dritta al punto:" Cosa volete in cambio del vostro aiuto?"
"Un appuntamento con te sarebbe un buon inizio" rispose Alfred, facendo sorridere la donna. Ma Elis non era arrivata lì per ridere e scherzare: voleva delle risposte serie.
"Lo avrai, se prima mi dirai qual è il vostro obiettivo"
"Basta così poco?" E scoppiò in una fragorosa risata "Molto bene allora: hai sentito parlare di Excalibur? Bene, vogliamo che venga distrutta. Per sempre. E non sarebbe male tirare il collo del Primo Ministro e di quel lattante dell'imperatore". Elis in un primo momento esitò, poi domandò "Excalibur? L'hanno ricostruita? E cosa ci ottenete voi a distruggerla?"
"Piano piano dolcezza; se l'abbiano ricostruita non ne ho idea, ma sono certo che ci siano vicini. In quanto alla seconda domanda... Diciamo che sono questioni di gusti... C'è chi sceglie la luce e c'è chi sceglie l'ombra. Noi siamo i secondi. Vogliamo tirarla ancora per le lunghe o accettate?"
"Accettiamo.. Vi auguro una buona giornata"
"Anch'io a lei, mi faccia sapere per l'appuntamento" disse, facendole l'occhiolino.
"Ci penserò su" rispose Elis, desiderosa di andarsene nuovamente da Astoria, sperando di doverci tornare il giorno in cui l'avrebbero riconquistata.
Ma quella speranza si sarebbe presto rivelata vana...

REBELLION: I Cavalieri di sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora