I'm still afraid and you know it

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Alex odiava svariate cose, impossibili da contare sulle dita di una mano. Dal cornicione della pizza, alla musica a suo parere "poco seria" che girava per radio ogni giorno.
Non di certo la sua pochissima sopportazione per quasi il novanta per cento delle cose che lo circondassero tendeva a passare inosservata; di solito lo faceva notare a chiunque, tanto che Nando un giorno decise di prendere carta e penna e, scherzando, chiedere ad Alessio di fare una lista. Inutile dire che si era beccato un leggerissimo schiaffo sulla nuca.

Ma la lista c'era, comunque, nitida nella mente del ragazzo pronta ad aggiungere o togliere qualsiasi cosa o situazione.

Un esempio potrebbe essere rappresentato benissimo da quel sabato sera, a casa Sorrentino, in cui Alessio nell'arco di circa due o tre ore, aggiunse alla sua lista ben tre nuovi punti: Antonio, suo grande amico, il migliore diceva sempre il moro, che a volte però tendeva ad essere davvero un bastardo; obbligo o verità,che per lui era sempre stato un gioco infantile e stupido ma che, ancora più stupido, puntualmente lo portava a scegliere la prima opzione; e Facebook, decisamente Facebook.

«Alè tocca a te» disse Mcfly rivolto al moro seduto a gambe incrociate di fronte a lui, accompagnato da birra e davvero tanto fumo. «Obbligo o verità?» chiese poi.

Cesare, alla destra di Alessio, lo guardava pieno di aspettativa, con il pugno chiuso che reggeva il mento e il gomito conficcato nella coscia. Il resto della stanza era occupata da Giò, troppo intento a chiudere il tabacco nella cartuccia per prestare attenzione ad un eventuale risposta a quel gioco, dal quale si era estraniato dall'inizio onde evitare situazioni imbarazzanti. Davide invece, accanto al barbuto, si guardava intorno con fare disinteressato facendo ondeggiare i suoi ricci vaporosi che gli ricadevano sulle spalle, soffermandosi poi sulla figura di Alessio, che si attorcigliava le dita con lo sguardo basso dovendo dare ancora una risposta.

«Obbligo» sentenziò, come sempre, dopotutto, nonostante non avesse mai voglia di alzarsi dalla sua solita posizione, in cui, esattamente dopo trenta minuti, le gambe iniziavano a formicolargli e sapendo inoltre quanto Antonio, detto Mcfly, o comunque il resto dei suoi amici, potessero essere dei veri sadici.

«Alè ti sei iscritto da poco su Facebook giusto?» Chiese il riccio come se non ci fosse alcun nesso logico con il gioco e con la scelta del moro. Cesare, detto Cecio, spostò gli occhi sull'amico, con uno sguardo complice e divertito che venne subito ricambiato e non passò inosservato alla vista di Alessio.

«Si, perché?» Gli altri amici iniziarono a guardare il sorrisetto sghembo di Antonio quasi complici, mentre se la ridevano sotto i baffi sentendo Alessio deglutire.

Antonio portò due dita ad accarezzargli il mento coperto da un leggero strato di barba scura, che da una settimana si ostinava a far crescere.

La tensione in quella stanza, almeno quella di Alessio che prendeva il gioco davvero troppo seriamente nonostante lo definisse infantile, attirò anche l'attenzione di Giovanni che fece cadere la sigaretta sul tappeto nero sotto di lui, sporcandolo seppur non se ne interessasse un bel niente.

Circa dieci secondi dopo si sentirono solo le risate di quasi tutti i presenti in quella stanza, tranne quella di Alessio, che rimase a guardare Mcfly con gli occhi sgranati mentre si schiaffeggiava la fronte con il palmo aperto della mano destra.



Alex Iodice:
Cerco un ragazzo dai capelli biondi e occhi azzurri. Se sei uno di questi contattami in privato.






«Poi me lo dici che problemi hai?» Alessio lo chiese seccato ad Antonio circa tre giorni dopo, all'ennesimo messaggio e mi piace di un perfetto sconosciuto. Mcfly rise di gusto vedendo l'amico sospirare frustrato mentre si sistemava malamente sul divano in pelle a mezzo metro da lui, arricciando il naso per la posizione scomoda che gli provocò un leggero dolore alla schiena.

Beauty in the beholderWhere stories live. Discover now