Capitolo 1

309 43 14
                                    

I. Strange

Le dava fastidio, perché la stava guardando? Passò la bocca sulla cannuccia ed aspirò il suo succo d ' arancia, guardandosi un po' in giro, ma quella terribile senzazione di essere osservata le bruciava sulla nuca.
Diamine.
Decise quindi di portare l ' attenzione sul suo telefono e di smanettare con esso, per far passare il tempo; si trovava in un bar vicino casa, le era subito piaciuta , l ' insegna luminosa che lampeggiava,era stata questa infatti a persuaderla ad entrare, lasciandole così una senzazione di curiosità nella testa, quindi presa dalla voglia di scoprire l 'ignoto, come sosteneva lei, aveva saltellato contenta fino all' entrata, si ricordò come l ' odore del caffè le aveva riscaldato l ' animo.

Era scappata dal caos di casa sua, infatti aveva borbottato un "non si può mai restare tranquilli" prima di rincorrere la sorella che ridacchiando scappava, urlando con voce stridula, sua madre l ' aveva ammonita, dando il via libera ad uno scontro quasi brutale, le aveva urlato contro che quella casa era fin troppo caotica per lei, e che un giorno o l ' altro se ne sarebbe andata.

Avrebbe tanto voluto prendere uno zaino, gettare qualche vestito alla rinfusa all ' interno, e saltare dalla finestra, atterrando sulla siepe, le sarebbe piaciuto anche saltare sul primo treno che avesse incontrato, e andare all ' avventura, ma era cosciente che una volta "partita" sarebbe ritornata, in preda ai sensi di colpa.
Si ricordò ridacchiando fra sé quando la sua amica Evie, l ' aveva trascinata su un aereo per Chicago, inaugurando così il suo diciannovesimo compleanno.
Le aveva detto, "prepara le tue cose, una borsa veloce, che si va a Chicago"
Le era scoppiata a ridere in faccia, ma fu quello che fecero, presero il primo aereo, pagando il volo con i risparmi, dovuti a due anni di lavoretti qua e là, e senza dire niente a nessuno, almeno Evie, perché Lexie aveva lasciato un bigliettino sul frigo al suo uragano di famiglia, 'vado in vacanza, sono con Evie, ci si vede famigliaxx',

Lexie, era stata via ben tre giorni, con il telefono staccato, a mangiare sulla spiaggia e girare con un fiocco rosa sulla testa per le strade di Chicago.

Rise a quel ricordo, e scuotendo la testa si rimise a torturare con i denti la cannuccia.

Lanciò un'occhiata fugace al ragazzo che continuava, ancora, a guardarla, allora la piccola ragazza si strinse nel suo maglione rosa, e borbottò qualcosa di incomprensibile.

Decise di analizzare meglio il ragazzo, aveva degli occhi con un taglio orientale, erano veramente belli, Lexie, si sorprese della profondità travolgente di quegli occhi, era rimasta incantata, ma deglutì quando il ragazzo le rivolse un sorrisino, arricciando il naso e scoprendo i suoi denti bianchi, era travolgente.

Spostò lo sguardo quando lui si passò una mano nei capelli, ridacchiando, forse aveva notato i suoi occhi,color cielo, sbarrati, o forse la bava che le colava dalla bocca, si andò a tastare le labbra, tirando un sospiro di sollievo, non l ' aveva fatto veramente,per fortuna.

Si sentiva a disagio, insomma, sembrava un pazzo, e pregava che seriamente, non lo fosse.

Quindi picchiettò le dita affusolate, sul tavolo di legno, guardando la sua aranciata, ormai finita.
Dove diavolo era finita Evie?

Quando pensò che il ragazzo se ne stesse andando, si dovette ricredere, era solo andato in bagno, sbuffò, sonoramente, lo teneva d'occhio, cercava di capire chi fosse, e cosa volesse da lei.

Era sempre stata una ragazza insicura di sé, d'altronde non aveva punti di forza, era bassina e gracile, era come un ' ombra, sembrava quasi invisibile, quando Evie, una ragazza piena di gioia e stravaganza le aveva, proposto di pranzare con lei, e sì, aveva accettato.

Era un periodo "no" per la sua vita, i suoi genitori, litigavano spesso, si ricordò l'ultimo litigio.

《Sh, Lexie, sta zitta》 Darren le aveva messo una mano sulla bocca, mentre la piccola ragazza stava singhiozzando, si trovavano dietro alla porta della cucina.
《Non ci sei mai a casa George!》aveva urlato, Amanda, la madre, George aveva alzato un sopracciglio irritato.
《Scusa se porto i soldi a casa e vi mantengo! 》 aveva urlato sbattendo la mano sul tavolo.
《Sh, sh》 le sussurrava Darren nell 'orecchio.

《È la fine》 aveva sussurrato lei, tra i singhiozzi .
E quando aveva sentito quella frase, la frase che uscì con tanta cattiveria dalla bocca della madre, aveva urlato, urlato dentro, aveva smesso di respirare, neanche le suppliche del fratello, che le intimava di stare zitta, e che tutto si sarebbe risolto,la tranquillizavano.
《Basta, George io chiedo il divorzio 》 silenzio, c 'era solo quello nella stanza e poi un rumore di porta sbattuta.

Tutta la sua vita era un vortice, potente, che la stava rissucchiando, la sua esistenza era caratterizzata da piccoli ostacoli che doveva superare.
Tuttavia quell'episodio della sua vita, l ' aveva lasciata interdetta.

Loro erano due persone che si amavano, se lo ricordava, quando si abbracciavano e si dicevano che ce l ' avrebbero fatta, a superare le spese, i debiti di quel mese e tutte quelle piccole cose.

Era questo l ' amore? Era tutta una finzione? Questo non poteva saperlo, era ancora troppo giovane ed inesperta per capirne il senso, se mai ce l ' avesse avuto.

Si guardò intorno e notò il ragazzo di prima, che stava sgranocchiando un muffin, ed aveva distolto lo sguardo da lei.
Era arrivato il suo turno, quindi per ripicca, o forse per interesse personale, si mise a fissarlo, mentre concentrato stava cercando di mangiare il dolcetto senza frantumarlo.

Rise sommessamente, mettendosi unamano sulle labbra, era dannatamente carino e carismatico allo stesso tempo, le veniva da ridere, sembrava che il ragazzo sicuro di prima se la fosse data a gambe, e l 'avesse sostituito il ragazzo timido e poco esperto con un muffin.

Decise di spostare lo sguardo dal giovane, e portarlo sulla gente che freneticamente, entrava ed usciva da quel piccolo ma accogliente bar.

Vide un signore anziano che era intento a tirare fuori dal suo portafoglio di cuoio, con mani tremolanti, e schiena leggermente ricurva,per l ' età, qualche spicciolo.

Poco più in là c ' era una donna incinta, che stava cercando di persuadere la figlia, a scollarsi dal bancone dei dolci e dei lecca-lecca.

Rise e scossela testa.
Si sentiva osservata, ancora.

《Perché mi fissi?》 Le era scappato dalla bocca, e si stava dando della stupida mentalmente.

Il ragazzo aveva fatto uscire una leggera risatina, dalle sue labbra rosee e carnose, circondate da un leggero strato di barbetta.

《Perché sei strana》

Spazio autrice
Spero che il capitolo vi piaccia, e che vi abbia almeno un po' intrigato, ci ho messo veramente me stessa, e vi prometto che la storia a mano mano diventerà più intrigante. Questo era solo il capitolo introduttivo.
Mi farebbe piacere sapere nei commenti cosa ne pensate.
Un bacio.

MARTY🎈

STRANGE|Z.m|Where stories live. Discover now