Capitolo 1: Una mattinata promettente

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Chi ha detto che il diavolo è solo malvagio?

La sveglia cominciò a sbraitare. Appena sveglia la luce del sole mi toccò gli occhi. Mi costrinsi a poggiare il piede sul pavimento e raggelai: sarebbe stata una fredda giornata.
Scesi le scale ed entrai in cucina: come ogni mattina feci uova e bacon; il letto, egoista tal'è, mi richiamava ancora a sé.
Nonostante il passo zoppo dalla stanchezza, dopo aver fatto un rigenerante bagno caldo ed essermi vestita adeguatamente, andai in camera e cercai carta e penna, scrissi un biglietto.
"Non potevo svegliarti, sto andando a lavoro."
Lo riposi sul como' di mio marito. Per un attimo lo guardai dormire, poi uscii dalla stanza di soppiatto senza indugiare. Presi il cappotto verde e la sciarpa grigia e feci parlare il motore del motorino. Adoro sfrecciare per la strada di prima mattina, mi mette una certa adrenalina nel corpo, come una specie di tisana energetica.

Mi fermai alla banca prima di andare in ufficio, dovevo spedire un pacco a mia madre.
Alla cassa si presentò un signore con addosso una giacca verde opaco e con una pelata alquanto evidente. Cercai di non dare l'idea che lo stavo squadrando ma notai visibilmente che non aveva il dito indice della mano destra. Mi ricordò subito mio nonno.
Nella mia infanzia, lui e mia nonna vivevano insieme a me e i miei genitori in una vecchia casetta di campagna. Lo sentivo la mattina alzarsi ben presto e mi rilassava, mi piaceva vederlo dalla finestra mentre usciva in giardino a tagliare la legna al chiarore del sole. Un giorno, durante quella quotidiana attività, ebbe un terribile incidente e finì col tagliarsi proprio lo stesso dito di quel buffo signore che davanti a me trafficava sul suo Computer oltre la vetrata, senza distogliere lo sguardo. Ricordo ancora le urla di dolore e il colore rosso sulla legna. Sapete, questa è una di quelle scene che rimangono impresse nella mente e non vi è alcun modo per scacciarle. Da quel giorno cominciò a comprare la legna in falegnameria...credo fermamente che mio nonno potesse essere la rappresentazione della vigliaccheria stessa.
Comunque sia, dopo aver spedito il pacco, presi un caffè, un macchiato precisamente, senza zucchero e andai fuori. Fu qui che cominciarono i miei guai. O no?

Attraversavo le strisce, ancora in mano avevo il bicchierino del caffè bollente quando alzai lo sguardo dalle mie mani infreddolite, alla ricerca del mio veicolo. E lo vidi. Lo vidi coi miei occhi. In piedi, impassibile, immobile, un orripilante essere, rosso, con grossi artigli e unti capelli neri mi guardava con occhi laceranti, sventolando dietro di sé una lunga coda appuntita. Era alto, molto alto ed esibiva con un inquietante sorriso affilati denti bianchi, o quasi. Il suo viso era segnato da sette linee nere. A rapirmi furono le vene pulsanti sul suo collo e il brillare delle cicatrici ma mai scorderò il suo sguardo rosso. Mai.
Rimasi inconsciamente immobile in mezzo alla strada ad osservare quella cosa per alcuni sencondi. Non ricordo cosa pensai in quegli'istanti, ma sicuramente qualcosa di orribile e spaventoso. Pensieri macabri e pungenti si insinuarono la mia mente. Ma non ero di certo io a produrli. No, era lui. Lui mi stava facendo questo, semplicemente fissandomi, fissandomi inesorabilmente.
Sgranai gli occhi. Come scordare quel rumore assordante, poco dopo e il rumore acuto, seguito da un forte, fortissimo dolore e infine il nero più tetro. I miei pensieri caddero in frantumi e il silenzio calò all'improvviso. Poi tutto tornò normale.

Quando aprii gli occhi c'era una luce davvero troppo intensa.

Spazio autrice

Questa è la mia prima storia su Wattpad ma è oramai da tempo che la sto ideando. Spero vi piaccia, spero vi prenda, spero vi inquieti. Se avete consigli o correzioni da fare, ve ne prego, commentate e sarò felice di rispondere e assimilare :) presto uscirà il nuovo capitolo, tenetevi pronti...cominciate pure a farvi domande ma davvero, non ponetevene troppe...a lui non piace.

Rosso TenebraWhere stories live. Discover now