L'Ospedale Psichiatrico di Aguscello.

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Ripetiamo nel caso non sia chiaro che questa storia partecipa al contest molto carino di valsless

nda: Ho letto dell'Ospedale su Internet e la storia mi ha intrigata subito, non ho mai esplorato questo edificio (e nemmeno uno che potrrebbe assomigliargli) quindi le descrizioni sono puramente inventate o al massimo ispirate da qualche foto. Invito chi non conoscesse la storia di googlarla (...) perchè una buona parte dei racconti l'ho tagliata per non dilungarmi troppo. Buona lettura, spero apprezziate il mio tentativo di scrivere qualcosa di carino.

Era un vecchissimo edificio quadrato,con la vernice grigia sui muri ormai scrostata quasi del tutto, tanto che si potevano vedere con chiarezza i mattoni scarlatti con cui era stata costruita la struttura; qualche vandalo si era divertito adimbrattare i muri con della vernice spray, riuscendo così ad aumentare il senso di decadimento dell'edificio già abbastanza in cattivo stato. La maggior parte delle finestre aveva i vetri rotti e le imposte sventolavano e cigolavano con il vento; dietro di esse si scorgevano tende logore da anni di sporcizia e mangiucchiate dalle tarme. La porta a vetri dell'ingresso principale era chiusa da un pesante catenaccio rosso di ruggine, ma quando il vento era più violento del solito essa si apriva leggermente, lasciando intravedere un corridoio buio che appariva infinito. L'erba al di là del cancello era alta e gialla e riusciva a dare un'aria ancora più agghiacciante a quel luogo; gli alberi alti del giardino proiettavano ombre sinistre su tutto il palazzo.

Luca e Valeria erano una coppia strana: migliori amici sin dall'infanzia, erano finiti per innamorarsi perdutamente l'uno dell'altra e passavano da un avventura all'altra come cambiare calzini al mattino. Non si facevano problemi a salire sulla motocicletta del ragazzo e sparire per giorni interi, ricomparendo con qualche nuovo tatuaggio sulle braccia e la maglia comprata ad un concerto di una band metal sconosciuta all'umanità a cui si erano imbucati.

Luca era un ragazzo non molto alto, coi capelli lunghi ma non troppo, scuri e leggermente mossi, perennemente coperti da un cappello, snapback o beanie non ha importanza, gli occhi marroni e un sorriso luminoso. Valeria era alta quanto lui, forse anche un paio di centimetri di più, cosa di cui tanta gente rideva e a cui loro non avevano mai dato importanza; i capelli corvini, rasati ai lati e lasciati crescere in un ciuffo disordinato, le ricadevano sugli occhi verdi, incorniciati da una spessa linea di eyeliner nero. Entrambi avevano svariati tatuaggi, andavano sullo skateboard e fumavano, sia tabacco che erba: "Si vive una volta sola."

Avevano letto dell'Ospedale Psichiatrico Infantile di Aguscello su internet e avevano spesso sentito storie riguardanti quel luogo e la curiosità era nata subito: abitando non molto lontano da lì non potevano non entrarci.

La storia ufficiale parlava di un incendio che aveva ucciso i bambini rinchiusi nella struttura, che subivano, si suppone, torture continue da parte delle suore che gestivano il manicomio. Le leggende però si rivelavano più interessanti: parlavano di urla strozzate che echeggiavano in tutta la strada, di ombre che si spostavano nei corridoi sporchi, di sangue sui muri e strumenti di tortura abbandonati nelle stanze dei pazienti. Chi aveva avuto il coraggio e forse la stupidità di esplorarlo ne era uscito profondamente provato e in molti casi ne aveva risentito profondamente in quanto a sanità mentale, forse anche a causa delle sette sataniche che erano solite riunirvisi per i loro riti e, si vociferava, avessero liberato creature demoniache all'interno dell'ospedale. Voci dicevano che alcune persone non erano nemmeno mai uscite da quel posto e che si erano aggiunte alle pile di cadaveri decomposti sulle scale del seminterrato. Luca aveva sempre sostenuto che si trattasse di storielle per spaventare i ragazzini, ma nonostante questo aveva comunque una paura immensa di varcare quella soglia. Non voleva però darlo a vedere alla sua compagna di avventure. Era stata proprio lei a proporre di esplorare la clinica e insieme avevano deciso di andarci un sabato mattina particolarmente nuvoloso di ottobre, armati di macchina fotografica perché Valeria non voleva lasciarsi scappare l'occasione di scattare delle foto all'interno dell'edificio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 17, 2016 ⏰

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