Capitolo uno: Lo stile di Potter

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Non ho mai amato tre cose: la confusione, l'egocentrismo e le perdite di tempo

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Non ho mai amato tre cose: la confusione, l'egocentrismo e le perdite di tempo. Tutti e tre questi aggettivi sono sinonimi e, se uniti, formano un unica cosa o meglio persona: James Potter.

Quest'ultimo sosta esattamente dinnanzi a me, le braccia conserte e l'espressione di chi si è appena svegliato. Lo guardo, aspettando che si sposti ma questo non avviene.

-Evans! Sono settimane che non ci vediamo, mi aspettavo un benvenuto più caloroso.- mi rivela lui, con un broncio deluso. Vorrei dirgli che sono state le settimane più belle e rilassanti della mia vita ma mi trattengo perchè, se ho imparato una cosa in questi cinque anni, è che provocare Potter non è mai un bene.

Mi sposto di lato, pronta a salire sul treno diretto ad Hogwarts quando le chiacchiere di Potter riprendono, come un fiume in piena. Inizia a raccontarmi delle sue vacanze, come se io provassi reale interesse verso ciò che dice. Ma non è così, quindi mi limito a fissare le rotaie, immaginandomi quanto sarebbe bello spingerlo tra esse mentre il treno ci passa sopra.

Sorrido all'idea, rendendomi conto che lo sproloquio di Potter non è ancora finito. Così sollevo il mio baule di poco, spostandolo in avanti e lasciandolo cadere sgraziatamente sul piede del Grifondoro.

-Ops!- dico io, coprendomi la bocca con la mano per non ridere. Lui trattiene il respiro, perdendo tutto il colore che prima gli animava il viso. Poi apre la bocca e sbarra gli occhi, lasciando uscire un gridolino acuto.

Potter mi indica senza parlare il mio baule, facendomi segno di alzarlo.

-Mh, sai con tutte queste tue chiacchiere mi sento veramente confusa, e non credo di essere in grado di alzarlo quindi: continuerai a parlare o preferisci che al tuo piede non arrivi più sangue?- lo minaccio io, assottigliando gli occhi.

Lui annuisce, e così io alzo il baule, incamminandomi tacitamente verso il mio scompartimento.

Dietro di me sento le voci familiari dei Malandrini, ma quella di Black mi arriva più fluidamente alle orecchie. -Cavolo Lunastorta, mi devi cinque galeoni: te lo avevo detto o no che in meno di cinque minuti lo avrebbe ferito fisicamente?-

**

-Per Salazar!- esclama Severus, ridendo sommessamente. Io gli sorrido di rimando, trattenendo anche io una risata. -Credo che tu gli abbia rotto il piede, sai?- continua lui, smettendo di ridere.

Mi stringo nelle spalle, scacciando via quel lieve senso di colpa che mi opprime, poi mi ricordo che Potter mi contamina ogni giorno con la sua presenza e mi riprendo.

-Non viene la tua amica? La Grifondoro.- dice lui, pronunciando l'ultima parola con una sorta di disgusto, come se io non fossi Grifondoro. Ignoro il suo tono, mentre il mio pensiero corre ad Alice. Quando ci siamo incontrate, fuori dal treno, mi ha detto che voleva stare con Frank. Ma so che semplicemente non voleva stare nella stessa stanza di Severus.

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