Finisce tutto così

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Ho scelto la prima traccia.

Non è mai come sembra, tutto passa innoservato: si va avanti giorno dopo giorno con la morte nel cuore e la vita sulle labbra; tutto non è altro che semplice apparenza. Sentirsi frustrati mentalmente e non avere nessuno ad alleviarti il dolore non è affatto piacevole. Tutto appare sotto fasci di luci grigi e non più colorati, la visuale della propria vita cambia da un momento all'altro e la cosa piu sgradevole è che a provocarla è un sentimento scaduto; un amore arrivato al culmine; un amore non sopravvissuto.
Alan è in questo stato; tormentato da due lunghissimi e stressanti mesi. Girovaga nei rimasugli di quella relazione che ha portato più male che bene, ma lui non rimpiange nulla di quei momenti. Se li tiene tutti stretti e compatti quei ricordi, come se avesse paura di dimenticarne qualcuno. Rammenta ancora gli occhi di Stefan, sempre così lucidi e nitidi da poterci vedere la sua felicità riflessa. Ora, invece, vede il suo futuro insieme a lui sfuggirgli dalle mani, anzi glielo hanno strappato. E adesso si chiede, dov'è finita tutta quella magia che emanavano al solo sfiorarsi con uno sguardo fugace? Possibile che tutta quella complicità si sia spenta come fumo di una sigaretta consumata?
Alan si trova sul letto, sdraiato e assonnato, quasi appisolato potrebbe sembrare in lontananza, ma con gli occhi socchiusi fissa la mensola in alto davanti a sé. Sa benissimo cosa c'è su quello scaffale, appena nascosto dietro le innumerevoli action figures dei suoi anime preferiti e qualche volume sparso di fumetti giapponesi. Fa un respiro profondo e si ricorda di un evento accaduto un mesetto fa, prima che smettesse di andare a scuola. La sua professoressa, di lettere o forse di storia, lo vide afflitto e perso nei suoi pensieri, così decise di avvicinarsi e chiedere che cosa lo affligesse così tanto. Lui non riuscì a rispondere, la sua bocca era sigillata e la mente confusa per buttare fuori una bugia. Ma la donna oltre la mezza età non si arrese, si avvicinò con insistenza al biondo e gli intimò di non essere depresso, che quegli anni di adolescenza portati male li avrebbe rimpianti un giorno. Cominciò a fargli presente alcuni modi per vivere sereno, facendo anche qualche battuta sul suo aspetto poco garbato mettendolo a disagio e in imbarazzo - insomma, il solito monologo da adulti, quelli che vogliono far credere di aver vissuto già così a lungo da poter dare consigli sulla vita. Poi arrivò la domanda fatidica e così inaspettata: <<Che cosa ti rende felice, Alan?>>
Così si alzò esasperato dal posto e gli sbraitò come risposta il nome del suo - ora ex - fidanzato. Dopo ciò Alan si accorse di tutte le facce orribilanti dei suoi compagni di classe fissarlo, professoressa compresa, e scappò fuori mandando tutti al diavolo.
Si scaraventa giù dal letto con occhi scuri e tetri, e pensare che un giorno prima si chiamavano amore ed ora sembra che loro due non si siano mai incontrati; dopodiché si reca nel fatidico punto della stanza dove il suo destino lo attende ma, come se un magnete lo avesse fatto voltare, si avvicina alla finestra. La apre con riluttanza e un colpo di vento secco come le sue labbra screpolate gli travolge i capelli color ambra. Squadra con sguardo vacuo il paesaggio che gli si presenta davanti e, per un nano secondo, crede di aver visto la figura di Stefan girovagare per le vie; ed una lacrima sola scende candida in silenzio dal suo occhio e finisce sul suo braccio teso dopo aver inumidito la guancia.
Cazzo! Lui era il mio piccolo angolo di perfezione in tutta questa merda.
Chiude gli occhi immerso nei suoi pensieri latitanti; troppo dolore da sopportare. Si sente come se mille pezzi di vetro di uno specchio che gli ricorda il tempo passato con lui gli perforasse la schiena come un pugnale che continua a infilarsi sempre più affondo. Il dolore non lo lascia vivere, non lo lascia respirare e non lo lascia guardare avanti; ma lo dimenticherà cancellando tutta questa sofferenza.
Si allontana dalla vetrata e torna avverso sotto l'asse piena di cianfrusaglie e, con sguardo restio, la guarda. Batte le ciglia un paio di volte, come se sperasse fosse tutto un incubo; e invece è la dura verità.
Libra in aria il braccio flebile e pallido, e lo allunga verso la mensola color mogano. Devia tutto il ciarpame e arraffa lo scatolo bianco pieno di piccole pastiglie di tre tipi differenti.
Amare Stefan è stata una sua volontà, una sua scelta che ha deciso di perseguire e che ricorderà per sempre, che se potesse tornare indietro rifarebbe tutto daccapo; perché anche se hanno sbagliato qualche volta, anche se si sono ritrovati in una tempesta, sono comunque riusciti ad andare avanti e a stare l'uno con l'altro. Ed ora il suo ragazzo non esiste più, ricorderà quel sorriso di cui si è follemente innamorato e sorriderà per dire a se stesso che tutto andrà bene, che a tutto c'è rimedio; magari con una decisone drastica, ma pur sempre una soluzione.
Svita il coperchio cilindrico e prendono forma le pastiglie all'interno. Lo sguardo gli cade pensieroso su una fotografia incorniciata posta sulla scrivania rovinata col tempo. Sono passati due mesi dalla rottura del loro rapporto e Alan ancora non ha avuto il coraggio di disfarsi di quella foto, nemmeno di quelle salvate sul suo iPhone, e neppure la decisione che ha deciso di seguire lo ha convinto a farlo. In un primo momento aveva pensato di raccogliere tutte le cose che gli ricordavano Stefan, raggrupparle e metterle in uno scatolone; foto, peluche, letterine e quant'altro, ma poi si rese conto che i ricordi gli sarebbero rimasti impiantati nella testa a tormentarlo, purtroppo non poteva rinchiudere in un contenitore anche le sue memorie: primi baci, ti amo sussurrati fra la folla per le strade, sorrisi fugaci dopo aver fatto pensieri lascivi sull'altro e pianti amari dopo ogni litigio o incomprensione.
Come poteva solo immaginare che tutta quella roba potesse entrare in una semplice scatolina? Come minimo non sarebbe bastata tutta la terra stessa per contenerli.
Si fa cadere quattro compresse di colore chiaro come l'Adularia: si tratta di celebrex, un anti-dolorifico che è solito usare la povera madre per vari dolori costali a causa del lavoro faticoso che svolge da anni; e se li butta nella gola. Poi si fa cascare tre pastiglie azzurrine: un farmaco chiamato fenobarbital che usa abitualmente suo padre per calmare i suoi attacchi epilettici che si trasformano in convulsioni. Ed infine, due capsule di Reminyl che assume suo nonno per l'Alzheimer. Ha pigliato tutti questi medicinali nel momento in cui ha preso coscienza che non poteva andare avanti in quello stato mal ridotto. Ed ingoia anche quelle pillole aspre e amare, e spera che assunte tutte nello stesso minuto lo avrebbero portato alla morte.
Gli occhi gli diventano subito pesanti e corre a sdraiarsi sul letto; le mani cominciano a tremargli, le gambe per niente movibili e la testa sempre più come un palloncino pieno di elio.
Guarda speranzoso e intontito la porta chiusa, come se credesse ancora che il suo ex fidanzato potesse sfondarla e salvarlo da quello che ha appena fatto. Ma anche se succedesse, ormai sarebbe troppo tardi. Alan gli avrebbe detto che non sa più cosa fare ora che lui non c'è più; che c'è troppo silenzio da quando se n'è andato.
Cinquantotto giorni senza di lui e al biondo, che ora è accasciato sul letto, è apparsa un'eternità.
Tutto intorno a lui è taciturno. Chiude gli occhi per l'ultima volta, sente mancarsi il respiro e con quell'ultimo dice una piccola frase così sofferente...
<< Ho il cuore spezzato ma continuerò ad amarti. >>

Alys99 
StefySabatino

Concorso: Fino all'ultima goccia di inchiostro Where stories live. Discover now