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Fin da piccola, i miei genitori sapevano che non sarei stata come le altre bambine. Elizabeth e Damon Donovan, i miei amati genitori, conducevano una vita normale all'apparenza. Mia madre faceva la segretaria per un avvocato di successo, mentre papà faceva il veterinario. Avevamo una bellissima casa in zona Paddington e le giornate si susseguivano in una routine che loro trovavano meravigliosa. Nulla di strano, a parte il fatto che entrambi erano dei perfetti maghi purosangue.

La stirpe Donovan conservava un certo orgoglio purosangue, non disdegnando ovviamente i babbani ed anzi, ammirandoli da sempre. Così tanto che entrambi decisero di passare la loro vita senza l'uso della magia. Alla mia nascita, infatti, sperarono che il seme della magia non si fosse instaurato in me. Si erano impegnati tanto ad avere una normale vita babbana, e se io fossi stata una strega avrei scombussolato tutto.

Crescendo, i miei non mi nascosero la loro vera natura ne le loro speranze.. Ma purtroppo per loro, a sei anni iniziai a mostrare i primi segni di magia. Cambiavo il colore dei miei occhi in base al mio umore, aprivo porte chiuse a chiave solo fissandole.. Una mattina quando avevo sette anni - mamma lo ricorda bene - stavamo facendo colazione e io volevo a tutti i costi altri plumcake. Mamma diceva di no, così io con solo uno sguardo arrabbiato verso di lei le feci rovesciare addosso lo zucchero a velo e il miele. Papà scoppiò a ridere vedendo il barattolo sollevato a mezz'aria che si rovesciava sui capelli di mamma, ma poi si lanciarono quello sguardo. Uno sguardo preoccupato che si scambiavano ogni volta che utilizzavo la magia.

Ero una streghetta, e non potevano negarlo. Iniziai a studiare sui libri vecchi di mamma a otto anni. A dieci, iniziai ad attendere in modo ossessivo la mia lettera da Hogwarts mentre i miei pregavano perché non accadesse. Avevano già pronta l'iscrizione ad una scuola privata nella quale avrebbero voluto mandarmi e le loro aspettative erano alte. Le mattinate comunque io le passavo seduta sulle tre scale che portavano alla nostra porta d'ingresso, con un blocco da disegno in mano per ammazzare il tempo di attesa.. Aspettavo un qualche postino magico che mi avrebbe portato la mia lettera, magari in sella ad una scopa volante. Nel mentre, disegnavo ciò che i miei genitori mi avevano narrato di quella fantomatica scuola.

Papà era stato un Grifondoro mentre mamma una Tassorosso. Si erano innamorati al terzo anno, ed avevano deciso che finiti i loro cinque anni avrebbero vissuto la vita che entrambi desideravano: da babbani. Erano affascinati dalla semplicità della vita senza magia, mentre per me era tutto il contrario.. Ero emozionata all'idea di essere una strega.

Quella mattina stavo disegnando una fenice, una creatura magica che avevo visto in uno dei vecchi libri di mamma. La fenice, quando invecchia e sente che sta per morire, si dà fuoco e rinasce dalle sue stesse ceneri. Creatura meravigliosa e affascinante. Insomma, proprio quella mattina sentii il verso di un gufo e la cosa mi parve non poco strana visto che non avevamo mai visto un gufo nelle vicinanze. Alzai gli occhi dal mio blocco e lo vidi. Era di fronte a me, più grosso di qualsiasi gufo io avessi potuto immaginare, dal piumaggio marrone scuro e gli occhi poco espressivi. Nel becco teneva una busta.. La fece cadere di fronte a me proprio quando la notai, per poi scappare.

Raccolsi la lettera e la guardai a lungo. Con l'inchiostro verde stava scritto in un'elegante calligrafia il mio nome ed il mio indirizzo, e la busta era chiusa da uno stemma che avevo già visto: Hogwarts. Era arrivato il mio momento, ma sembravo l'unica ad essere eccitata da quella novità. Mamma e papà non erano propriamente felici nel vedermi saltellare per il salotto ridendo.

Ciononostante, mi portarono in un luogo che da quel momento avrei amato alla follia: Diagon Alley. Una cittadina interamente abitata da maghi e streghe. Era.. Magica. Girando per le vie di quel luogo mi sentii estremamente a mio agio, come non mi ero mai sentita in vita mia. Mi comprarono tutto il necessario, mi regalarono la mia adorata civetta bianca che chiamai Avery e - devo ammetterlo - feci i capricci per avere una scopa che naturalmente non ottenni.

"Agli studenti del primo anno non è concesso avere una scopa. E poi a cosa ti serve? Non sai nemmeno cos'è il Quidditch." disse mio padre, osservando le scope volanti in esposizione nella vetrina e tenendomi per mano. Io quasi non lo ascoltavo. Stavo con il naso schiacciato contro quella vetrina, osservando il profilo della scopa magica con gli occhi che luccicavano. Già potevo immaginarmi in sella a quel mezzo di trasporto così poco convenzionale, così diverso dalla mia bicicletta babbana.

"Potresti spiegarmelo tu." risposi semplicemente, staccando il viso dal vetro. Con il senno di poi, capii che a mio padre si era gonfiato il petto d'orgoglio quel giorno. Ma ero troppo piccola per capacitarmene. E comunque lui fece di meglio che spiegarmi, conoscendomi. Mi regalò un libro sull'argomento.

Il primo di settembre mamma e papà vollero accompagnarmi alla stazione di King's Cross. Binario 9 e ¾. Strano. Lo cercavo con gli occhi, ma vedevo solo binari da un numero. Ci fermammo tra il binario 9 e il 10 dove stava una bambina poco più grande di me forse con un cespuglio di folti ricci castani ed un visetto rotondo ed allegro. Lei, assieme ai suoi genitori, iniziarono a correre, spingendo un carrello uguale al mio, verso la colonna che divideva i due binari. Strinsi i denti aspettandomi di sentire il carrello sbattere ma non fu così. Lo attraversarono come fosse una porta.

Rimasi a bocca aperta a fissare il punto dove erano spariti, senza rendermi conto che mamma e papà mi avevano appoggiato le mani sulle spalle ed anche noi avevamo iniziato a correre. Mi lasciai sfuggire un urletto quando attraversammo il muro, chiudendo gli occhi e tenendoli chiusi anche quando smettemmo di correre.

Quando li riaprii, mi ritrovai a fissare il treno a vapore rosso e nero con aria stupita. Era bellissimo. Non potevo credere ancora di essere in un mondo così magico. Riconobbi alcuni bambini visti a Diagon Alley con i loro genitori.. Ma più di tutti continuavo a fissare quella bambina riccia, che ora stava in compagnia di altri due bambini. Uno con i capelli rossi e un topo tra le mani, l'altro con i capelli neri ed un paio di occhiali rotondi a coprire i suoi occhi azzurri.

"Caro.." sussurrò mia madre a mio padre. "Quello non è il figlio di Lily e James Potter?" indicò proprio il bambino con gli occhiali. Mio padre si guardò un po' attorno, per poi sbarrare i suoi occhi color ghiaccio.

"Per la barba di Merlino, direi proprio di sì! Riconoscerei quegli occhi ovunque, sono gli occhi di Lily.." rispose mio padre.

"Povero ragazzo.." mormorò mia madre, portando una mano sulla bocca. "E quello di fianco a lui deve essere il più giovane degli Weasley!" ascoltavo attentamente, memorizzando informazioni.

"Ha il loro stampo.." ghignò papà. "Se non sbaglio, il piccolo Potter ha giusto un anno più di Charlotte.." in quel momento, entrambi sembrarono ricordarsi di me e mi accompagnarono sul treno, trovando uno scompartimento per me. Stavo ancora abbracciata a mio papà quando entrammo.. Era occupato da una ragazza orientale e due gemelli che dormivano già l'uno sull'altro.. La ragazza mi fece posto ed io mi sedetti vicina a lei, stringendo un libro al petto e tenendo la mano di mio papà nella mia. Mi sentivo un'estranea in quel momento.. Mi sentii sola, nonostante avessi ancora mamma e papà davanti a me.

"Fa la brava. Ci vediamo per le vacanze di Natale." disse mamma dandomi un bacio sulla fronte. Papà si accucciò di fronte a me e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Studia, e falli neri piccola mia!" mi sussurrò dandomi un buffetto e un bacio sulla guancia. Io sospirai profondamente, arricciando poi il naso.

"Ma se non fossi brava? Se non fossi capace? E se non mi mettono in Grifondoro come te? O in Tassorosso come la mamma? " chiesi, spiccicando le prime parole della giornata. Lui sorrise teneramente e si alzò.

"Oh, Charlotte.. Sei una Donovan! Qualsiasi casata ti appartenga, sarai un trionfo." e con quelle parole mamma e papà scesero ed il treno partì, verso il mio primo anno scolastico.


***

Spazio autrice

Ciao miei piccoli nargilli <3 spero che la storiella vi stia incuriosendo

Questi capitoli (immagino fino al 4°) saranno ambientati nei primi anni di Charlotte per poi saltare più avanti.. Insomma vedrete ** Buon proseguimento baciii

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⏰ Last updated: May 27, 2017 ⏰

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The boy who had no choice and the girl who gave him one.Where stories live. Discover now