Grigio come polvere

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Quel giorno la città di Detroit sembrava più silenziosa del solito. Perfino le sirene delle volanti sembravano tacere e arrendersi al mutismo della notte, allo sguardo attento della luna che brillava in tutta la sua pienezza; liquida si stendeva sopra i grattacieli, sfiorava le case imbrattate di vernice figlie del degrado urbano, illuminando i marciapiedi affollati di disperazione lungo l'Alter road.

Un brulicare di vita in un luogo che pareva dimenticato da Dio, capannelli di prostitute dalla pelle scura facevano da bordura ad una strada desolata e dimenticata, non fosse per coloro che la attraversavano per raggiungere Grosse Pointe.
I bar che popolavano il quartiere erano lo specchio degli abitanti del posto, tristi buchi fumosi senza futuro, illuminati da neon intermittenti, non c'era rimasto nulla di buono in quel pezzo di Mondo, una discarica a cielo aperto di sogni e vite ossidate.

Arden camminava a passo svelto, un piede dopo l'altro calpestava l'asfalto malandato. Spalle larghe e sguardo basso, quel tanto che basta a non vedere lo squallore invadente del quartiere in cui era nato; la felpa antracite lo amalgamava alla notte, gli piaceva quel colore lo faceva sentire invisibile, simile al colore della polvere annidata negli angoli.
Quello avrebbe desiderato, agli occhi d'ogni essere umano, in una vita che puzzava di marcio il migliore auspicio era non essere visto, non attirare l'attenzione del destino che, da quelle parti, pareva di certo non intervenire mai con qualcosa di diverso da un colpo al fegato. Nelle mani nascoste nelle tasche dei jeans, teneva un anello, l'unico ricordo che conservava del padre, nella testa invece, lì ospitava un mondo popolato di perplessità, paure ed incoscienza. Arden era un ragazzo di ventuno anni, corpo esile e carnagione lattea, il volto scavato tradiva la sua riservatezza, era impossibile per chi lo guardasse non intravedere almeno in parte la sua anima sofferente; le ciglia lunghe parevano essere state create con l'unico scopo di proteggere gli occhi, impedendo al dolore di essere scorto da chi non avrebbe saputo trattarlo con cura. Era bello Arden, poco consapevole di una bellezza propria a chi si affaccia ai primi gradini della vita, i lineamenti decisi del volto, gli procuravano un fascino da uomo adulto smussato solo dalle labbra, quelle perennemente schierate a formare una linea diritta ricordavano un broncio tipico dell'indignazione giovanile.

Dana Barrows si era ritrovata con in mano un fagotto sporco di latte all'eta di diciassette anni, aveva sognato una vita diversa per lei ma irrimediabilmente era finita per cadere alla stregua di un esistenza frustrante. Il compagno delle sue scappatelle serali, nonché il padre del bambino che si era ritrovata a partorire in un ospedale affollato di Detroit, aveva fatto perdere le sue tracce poco dopo essere stato messa a conoscenza dei fatti da parte della ragazza ,né le guance paffute del figlio, né l'appena germogliato istinto materno, parevano poterla tenere alla larga da un nauseabondo e deturpante senso di insoddisfazione.
Si era comunque fatta carico di quel peso, aveva provveduto a sfamarlo e a segnarlo a scuola, aveva saltuariamente lavorato maledicendo ogni giorno quella vita sbagliata pesante come una condanna; lo aveva chiamato Arden come il protagonista di una serie che vedeva da bambina, l'ultimo straccio di ricordo appartenente ad una vita che poteva essere diversa, Arden dal canto suo però non somigliava per niente al protagonista di quella vecchia soap, tutt'altro invece. Aveva sin dalla tenera età manifestato un temperamento chiuso e riservato, lo sguardo basso e pochi interessi, di certo il comportamento di Dana aveva influito non poco sulle inclinazioni del figlio, ogni volta che la donna lo guardava non poteva fare a meno di farsi sfuggire un alone di disprezzo, in fondo trovava che fosse lui la causa della sua sfortuna, era inutile ed inevitabile non trasmetterglielo. Le parole non erano mai, gentili e confortevoli parole di madre, più spilli sul costato intenti a lasciare il segno, il passare degli anni vide insieme all'età di Arden crescere ogni sorta di vessazione, l'alcol nuovo alleato di Dana l'aiutava di certo ad elargire migliori insulti, e così da un inferno saltuario la vita di Arden si trasformò in un perenne purgatorio, perché se non altro, almeno da ubriaca poteva giustificare la madre immaginandola sotto spinta dell'alcol, poteva sperare non covasse davvero in se quelle parole astiose e crude.

Young ArdenWhere stories live. Discover now