i n k t o b e r

searching

Puoi sentire le loro voci, perse in un limbo confuso, così vicine eppure ancora troppo lontane per poterle raggiungere; chiamano un nome, canone disarmonico di preoccupazione e terrore, un nome che senti di dover conoscere, cucito con cura alla tua pelle diafana fin dai primi, disperati vagiti.

Ti aggrappi a quelle voci con la disperazione che si appiccica addosso agli esseri umani solo quando sentono il tocco famigliare della morte tra le costole, una carezza distaccata ed ancestrale, impressa nei loro organi fragili come una data di scadenza a cui tutto corre, inesorabile come la fine stessa del tempo.

Altre voci si risvegliano, echi distorti dalla spessa patina di tempo che li soffoca, e ti sussurrano malevoli di continuare il gioco: non farti trovare mormorano senza labbra, solo denti e vento di tomba, lascia che ti vengano a cercare: la foresta si occuperà di loro.

E tu li ascolti e chiudi gli occhi sul buio che ti acceca, tagli fuori quelle voci che strisciano fuori dal tuo passato con torce e vestiti strappati dai rovi e mani che tremano, colpevoli, specchio di anime dilaniate da voci oh così simili a quelle che ancora ti scivolano viscide nelle orecchie.

Chiudi gli occhi, e lasci che ti cerchino per tutta la notte, e per tutti i giorni a seguire.

Non troveranno mai il tuo corpo.