Soft Boys

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Si prospetta un'ennesima giornata rovente, a San Francisco; tutte le finestre della scuola sono state socchiuse in modo da lasciar passare un'arietta piacevole, ed oggi Louis ha optato per indossare la sua salopette ricoperta di vernice e macchie di carboncino. È consapevole che quello non sia proprio un abbigliamento alla moda, ma è stanco di indossare banali jeans e semplici magliette ogni singolo giorno. Inoltre, le salopette sono indumenti estremamente pratici.

Attraverso la sala professori, Louis intravede una figura familiare, alta e dai capelli ricci, versarsi una tazza di caffè. Harry si è presentato la mattina stessa in nient'altro che un paio di pantaloni eleganti, delle scarpe in vernice e dei lucenti occhiali neri abbinati; e Louis sente il cuore scalpitare giusto un po'. Il riccio si avvicina, poi, accomodandosi al suo solito posto dalla parte opposta del tavolo rispetto a Louis, mettendo giù la tazza di caffè, il proprio taccuino giallo ed una penna.

"Ehi, Harry," lo saluta Louis come ogni giorno, sorridendo raggiante agli occhi sgranati del riccio. È diventata una routine, la loro. La stessa scena continua a ripetersi dall'inizio dell'anno scolastico, quando Harry, il nuovissimo insegnante di letteratura, ha messo piede nervoso come non mai in quella stanza per la prima volta. Louis si era subito offerto di mostrargli dove fosse la macchinetta del caffè, ovviamente.

"Ciao, Louis," risponde Harry, un piccolo sorriso a spuntargli in volto. È presto, e Louis è grato di non aver ancora tenuto una lezione di pittura, arrossisce come un ragazzino ogni volta che Harry gli fa notare di avere della vernice sul viso o tra i capelli. "Com'è stata la tua mattinata?"

"Oh, sai, il solito. Ragazzini chiassosi che tentano di atteggiarsi da rapper e ragazzine ridacchianti che cercano di attirare la loro attenzione," Louis esala con un sospiro, abbassando lo sguardo sul suo blocco da disegno e voltando la pagina su cui, solo il giorno prima, ha abbozzato un giglio. "La prima lezione della giornata è sempre la peggiore."

"Ti comprendo. Non ho proprio avuto modo di spiegare per bene Harper Lee mentre erano tutti ancora intenti a svegliarsi."

Louis sospira e scuote il capo, accorgendosi della familiare canzone che riecheggia attraverso la stanza dallo stereo portatile, "Questa canzone, poi," aggiunge, rifiutandosi di ammettere che conosce l'intero testo e persino il nome del rapper.

"Lo so," grugnisce Harry, il tono di voce a riverberare attraverso Louis. Gli occhi del riccio si soffermano su di lui per pochi attimi, ed il castano sente le guance andargli a fuoco. Il respiro gli resta impigliato in gola fino a che Harry non torna a concentrare la propria attenzione sul taccuino.

Sospira, osservando sognante la delicata creatura sedutagli di fronte. Per un momento si domanda da quanto nutre sentimenti per Harry; di sicuro da un paio di settimane dopo l'inizio della scuola. Pur essendo trascorsi mesi, Louis non riesce ancora a raccogliere il coraggio di rivolgergli più di un paio di parole, limitandosi a star seduto in quella stanza circondato da decine di altri professori, ad immaginare ogni modo possibile per chiedere al riccio di uscire.

Ogni sera, dopo essere tornato a casa a bordo della sua nuovissima Corolla ed essersi cucinato una cena spartana, è solito tirare fuori le sue tempere ad acqua e dipingere qualsiasi cosa gli passi per la testa. E se negli ultimi tempi la maggior parte dei suoi dipinti ha casualmente il verde come colore principale, nessuno a parte lui è tenuto a saperlo.

Louis cerca di distrarsi iniziando a disegnare su una pagina bianca del suo blocco. Un paio di occhi ancora approssimati agli angoli prendono forma, sembrando molto familiari anche senza bisogno di aggiungere colore. Sta abbozzando il contorno di un naso altrettanto familiare quando sente Harry schiarirsi la gola dall'altra parte del tavolo. Louis solleva lo sguardo, e cercando di nascondere la sua espressione sorpresa, arcua un sopracciglio come a voler porgere una domanda.

Soft BoysWhere stories live. Discover now