First Love

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C'era una volta un giovane la cui testa era un disastro. Egli si trovava spesso da solo con i suoi pensieri, dato che trovava difficile sopportare altri tipi di compagnie. Questo aveva i suoi lati positivi e negativi: alcune sue interazioni con sé stesso lo facevano sentire come se fosse un passo davanti a tutti in quanto sentiva di capire cose che non tutti capivano, vedere cose che non tutti vedevano. Pure questo aveva dei lati non molto positivi, dato che ci sono anche cose che spesso è meglio non realizzare.
Si chiedeva spesso come gli altri riuscissero a convivere con i loro pensieri, come mai sembrasse essere l'unico che si lasciava soffocare da essi. È probabile che fosse effettivamente l'unico nelle vicinanze, che fosse diverso in qualche modo. Era piacevole sentirsi unici a volte, ma il fatto che questo portasse a tanta solitudine un po' di meno.
Aveva tante domande in testa ma nessuno che rispondesse.
Ben presto i pensieri più martellanti cominciarono a sopprimere quelli che gli davano piacere, facendo così sbocciare la più soffocante delle domande:
Lo scopo della mia vita è solo respirare?
Fortunatamente venne baciato dalla sorte. Se non fosse intervenuta sarebbe potuta finire male per lui, molto male.
Dunque all'inizio della sua adolescenza, mentre faceva un giro nel suo nuovo liceo, la incontrò. Quanta grazia e quanta eleganza... Era diversa da tutto ciò che aveva visto fino a quel punto.
Era nella stanza del gruppo di musica, lei era in silenzio in un angolino. Il giovane volle subito avvicinarsi, allora lo fece senza esitazione. Non c'era nessuno, quindi era sicuro. Non lo sarebbe stato se lo avesse visto qualcuno, però. Lei apparteneva già a qualcun altro probabilmente. Anzi, sicuramente.
Era molto più alta di lui, ma questo non lo stava tirando indietro. Allungò le sue dita sottili e la accarezzò delicatamente. Provava ammirazione e tante altre emozioni a cui non sapeva dare un nome.
Lei non ebbe reazione, rimase silenziosa come a ignorare la sua presenza. Forse sapeva di essere irraggiungibile.
Il ragazzo si sentiva come se avesse ricominciato a vivere dopo molto tempo, come se fino a quel momento fosse stato solo un pezzo di carne ambulante. Finalmente il suo cuore batteva, i colori sembravano più luminosi... In presenza di quella figura queste sensazioni erano particolarmente intense, ma non lo lasciarono neanche in sua assenza. Dopo essere uscito dalla stanza, il ragazzo non ricordava quasi niente di cosa fosse successo dopo. Sapeva solo che si sentiva diverso, che qualcosa si era acceso dentro di lui, che la sua prospettiva sull'esistenza era cambiata e che ora respirava con più piacere.
Ma più di tutto, sapeva che aveva bisogno di rivederla.
Lei non lasciava mai la sua mente, tanto che pensava di stare diventando pazzo. Stava quasi per andare nel panico, pensare a lei era piacevole ma c'era qualcosa di anormale in questo piacere. Forse non era abituato a stare così bene? Era davvero un problema se stava troppo bene? In primo luogo, perché stava così bene?
Riuscì a rispondere almeno all'ultima domanda. Lei aveva annebbiato la sua mente e i suoi sensi, ma almeno la sua capacità di riflettere funzionava ancora per fortuna. E così capì.
Sono i sogni che ci tengono in vita. Senza desideri, per cosa stai vivendo?
Aveva passato molto tempo senza aver desiderato nulla e certamente non se la stava passando bene.
Ma ora stava bene davvero, era felice. Perché adesso aveva finalmente un sogno per cui vivere.
Lei era il suo nuovo sogno.

Cominciò a visitare spesso l'aula del gruppo di musica, tanto che gli era stato chiesto se volesse partecipare. Ma lui purtroppo, per volere dei suoi genitori, faceva già parte del gruppo di letteratura. Non gli dispiaceva, ma non lo entusiasmava molto. Insomma, gli piaceva leggere e trovava conveniente il fatto che di tanto in tanto facessero anche delle sessioni di studio intensivo ma sentiva che avrebbe potuto spendere le sue giornate in modo molto più... eccitante.
Non riuscì ad avvicinarsi a lei prima di qualche settimana, c'era sempre troppa gente ogni volta che entrava. Ma era comunque soddisfatto anche di ammirarla da lontano, almeno fino a che non riuscì più sopportare il fatto che non potesse toccarla.
Dunque si impegnò di trovare un orario in cui c'era solo lei nella stanza, arrivando quindi alla conclusione che potevano rimanere veramente da soli solo poco prima della chiusura dei cancelli della scuola.
Per evitare che i suoi facessero domande sul perché stesse a scuola fino a così tardi, disse che voleva semplicemente passare più tempo nella biblioteca per studiare ancora di più e nel migliore dei modi. Così, ogni pomeriggio, avevano un appuntamento in quell'aula.
Lei era molto complicata e difficile da capire. Non si aprì subito a lui, ma dopo tanti tardi pomeriggi passati insieme egli imparò come 'maneggiarla'. Lei era più a suo agio con lui e così lui con lei, la differenza era che lui era così solo con lei mentre lei probabilmente poteva stare in quel modo anche con altri. Ma a lui non importava. Aveva bisogno di lei e nutriva la speranza che un giorno sarebbe stata davvero tutta sua.

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