~10 dαγs αftεr~

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βuεn díα α todos!

Ho pensato a questa storia dopo aver finito la quarta stagione di the 100 a settembre... mi sono immaginata vari scenari in cui Bellamy e Clarke cercavano di superare gli anni di distanza e ho deciso di scriverli.
E, nell'attesa di aprile, ho provato a trasformare in parole la mia immaginazione...
So che la quinta stagione è iniziata, perciò considero questa storia come una sorta di "What If" o di contenuti extra non inseriti nella serie.
(Da notare il titolo, molto originale 😂😂)
Quindi...
spero che la storia vi piaccia e...

buona lettura!!💙💙
SB🌷
p.s. ci tengo a precisare che le foto sia dei capitoli che della copertina non sono mie, ma prese da internet.

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{Cιαrkε 5.10 ρ.m}

"Raven? Bellamy? Monty? Mi sentite? Sono io, sono Clarke" la ragazza sospirò forte sul suo walkie-talkie "c'è qualcuno?".

Ovviamente nessuno rispose, così come nessuno aveva risposto ieri, il giorno prima, e il giorno prima ancora, ma Clarke non perdeva la speranza.
Dopo che il Praymfaya aveva devastato la Terra la settimana prima, la ragazza era rimasta svenuta per un paio di giorni e, quando si era svegliata nel laboratorio di Becca, pensava di essere morta. Mai si sarebbe aspettata che il sangue nero che le scorreva nelle vene l'avrebbe salvata.

Era rimasta un altro giorno intero sdraiata, mentre le piaghe sulla sua pelle si asciugavano, cercando di riorganizzare le idee e capire che cosa fosse successo; sprazzi di ricordi le avevano invaso la mente tutti insieme: immagini mosse che le scuotevano la mente, ricordi di un bunker sotterraneo, di tute rosse antiradiazioni, del caldo asfissiante, di un'antenna radio altissima, una nuvola di gas e fumo che avanzava minacciosa e la navicella con i suoi amici che sfrecciava verso lo spazio in cerca della salvezza.
Lasciandola indietro.

Soltanto quando il suo stomaco aveva iniziato a brontolare reclamando cibo, la ragazza si era alzata dal pavimento, aveva barcollando un po' per il laboratorio, la vista annebbiata. Poi si era raddrizzata e, a passo deciso, era andata nella dispensa del laboratorio dove aveva afferrato un vasetto e ne aveva trangugiato il contenuto senza sapere bene di che cosa si trattasse.
Da quel momento, aveva passato i giorni successivi ad organizzarsi: fare scorte di cibo, cercare di accendere i monitor e raccattare tutti i materiali possibili per costruire un'antenna con cui comunicare, senza però uscire dal suo nascondiglio: ancora non si fidava, era passato troppo poco tempo e, non avendo finestre che davano sul mondo esterno, non sapeva come fossero ridotte le cose là fuori.

Adesso si trovava seduta al piano superiore con i piedi penzoloni nel vuoto sopra il laboratorio e lo sguardo fisso nella stanza. Era andata il più in alto possibile per cercare il segnale.

"c'è nessuno?" mormorò ancora, frustata: no, non c'era nessuno.
Buttò il walkie-talkie dietro di sé vicino a quell'antenna fai-da-te che aveva costruito pochi giorni prima quando era riuscita ad accendere il più piccolo di tutti i computer.

Era quello centrale e, dopo averci smanettato un po', Clarke riuscì a trovare quello che cercava: il computer misurava i parametri vitali all'esterno ed erano ancora allo 0%.
Aveva anche scoperto che c'era un deposito di droni poco lontano da lì e che poteva controllarli da quel computer, se solo avesse capito come.
Alla fine si era dedicata alla sua antenna con cui aveva provato a contattare i suoi amici sull'Arca e nel Bunker. Nessuno aveva risposto e Clarke si crogiolava nella disperazione: erano riusciti a sopravvivere?

Sperava soltanto che i suoi amici sull'Arca fossero salvi.
Raven. Bellamy. Monty. Harper. Murphy. Emori. Perfino Echo. Ripeteva i loro nomi tutte le sere, immaginandoseli in giro sull'Arca a coltivare alghe e a spartirsi i resti di cibo e vestiti che vi avevano trovato. Dovevano essere vivi, ma Clarke non poteva saperlo con certezza: li aveva visti partire ed era riuscita ad attivare l'elettricità, ma poi era saltato tutto e nessuno le aveva mai risposto.
Clarke si massaggiò le tempie sentendo la disperazione attanagliarle le viscere: come avrebbe potuto sopravvivere 5 anni da sola in quel posto?

Mαγ Wε Mεεt Δgαiη // The100Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora