Don't you remember

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A Yaya,
perché è un po' una testa di fagiolo.
E perché c'è
nonostante tutto
sempre.

 



Merlin ha vissuto abbastanza a lungo da poter affermare che la fortuna non esiste. Ogni avvenimento è frutto di una serie di eventi dettati dal caso, conseguenze di azioni e decisioni precedenti. Non gli ci è voluto molto per impararlo, in realtà. Le sue stesse decisioni hanno costruito il destino di un regno intero, e ciò che ha scelto di non fare è costato la vita del suo Re –l'altra faccia della medaglia, come gli è stato detto più e più volte.

Dopo quasi duemila anni –settecentotrentamila giorni, diciassettemilionicinquecentoventimila ore e unmiliardocinquantunomilioniduecentomila minuti– di solitudine ed incompletezza, Arthur è rinato dalle sue ceneri proprio come la più bella delle fenici –in realtà sembrava un po' un idiota, pregno d'acqua e con l'armatura ancora addosso. Il problema, ovvero ciò che fa dubitare Merlin dell'inesistenza della cosiddetta sfiga, è che l'acqua del lago sembra avergli completamente annebbiato il cervello, più di quanto già non fosse ai tempi in cui il suo culo reale veniva ripetutamente salvato dalla magia senza che lui se ne rendesse conto.

Arthur non si ricorda di lui.

“Hai un'aria familiare. Per caso ci conosciamo?” è tutto ciò che gli ha detto quando è riemerso dalle acque di Avalon. Dopo duemila anni, settecentotrentamila giorni e via dicendo.

Merlin si aspettava un abbraccio, finalmente, o uno di quei sorrisi ampi con la testa buttata all'indietro –come quando lo chiamava 'testa di fagiolo' e lui cercava con tutto se stesso di trattenere quel ghigno divertito, e in fine borbottava un “Non è una parola, Merlin”.

La consapevolezza che i momenti passati insieme siano stati dimenticati gli fa più male di quanto non sia disposto ad ammettere, ma non ha intenzione di arrendersi. C'è un motivo se i suoi sono stati i primi occhi che Arthur ha cercato, appena uscito dal lago, in mezzo a quelli curiosi di altre decine di persone. E se ha risposto al suo sorriso incredulo ed emozionato, per poi avvicinarsi con cautela senza mai distogliere lo sguardo dal suo. Deve esserci un motivo. Perché Merlin può sentirlo ancora, quel legame. Quel filo che li lega da sempre, le vite sospese in attesa di ritrovarsi.

E' per questo che decide di combattere la sfortuna –non c'ha mai creduto, in fondo–, e come primo tentativo lo porta a fare una passeggiata per i boschi. La signora Evans è così gentile da prestare loro i due cavalli più belli del suo ranch, Aira e Blaze, e in cambio Merlin le promette che nel weekend passerà un'altra mano di vernice sulla staccionata bianca.

Nulla è più come una volta, ovviamente, ma i rumori del bosco sono sempre gli stessi, e uguale è rimasto anche il temperamento di Arthur: il suo corpo sembra tendersi ad ogni minimo spostamento d'aria, attento e sempre all'erta. Merlin risponde alle sue domande senza esitare più di tanto, e la situazione si complica quando deve spiegargli per quale motivo non si ricordi gli ultimi ventotto anni della sua vita. Tralascia ovviamente la parte che comprende il suo lungo soggiorno nelle profondità del lago di Avalon, e inventa qualcosa su come sia quasi affogato e l'eccesso di acqua gli abbia fatto perdere la memoria.

-Che sfortuna- dice a quel punto con aria triste.

I capelli biondi gli ricadono sulla fronte, e Merlin pensa che siano più lunghi dell'ultima volta che l'ha visto. Il che è comprensibile, considerando il fatto che sono passati duemila anni.

-Vedrai che presto ricorderai tutto- lo rassicura dopo qualche secondo, e si impegna per non pensare alla possibilità che Arthur possa continuare a guardarlo con incertezza per tutta la vita. Cerca di scacciare via la paura con una scrollata di spalle.

Don't you remember | MerthurWhere stories live. Discover now