Due strani ladri

7 0 0
                                    


"Ma che cazzo fai Giovanni?!"

Scusate eh, ma non ho saputo contenermi. Eravamo appena entrati e già quel coglione di Giovanni aveva ribaltato un vaso e fatto un casino assurdo.

"Eh scusa, scusa Giacomo. Che facciamo adesso?"

"Siamo al dodicesimo piano, che cazzo vuoi fare? Speriamo, ecco cosa facciamo brutto deficiente."

Fortunatamente gli appartamenti erano spaziosi e perlopiù abitati da anziani. Probabilmente i padroni di casa sarebbero stati dall'altro lato della casa e non si sarebbero mai accorti della nostra presenza. Anche se il vaso rotto di sicuro non giocava in nostro favore.

"Vedi di far piano e dai un'occhiata in giro, prendi quello che puoi. Vai va' ".

La casa sembrava niente male. I mobili in legno massello, scuri, forse mogano, e ben lucidati erano molto eleganti. Ceramiche e porcellane delicate li decoravano di bianchi e azzurri di orientale, preziosa, provenienza. Il tappeto sul pavimento... i tappeti dovrei dire, erano altrettanto opulenti: un tappeto persiano, turco probabilmente di origine, enorme e con dei motivi multicolore dove un blu indaco la faceva da padrone, era coronato a sua volta parzialmente da un tappeto di pelle d'orso polare. Roba da giustificare un incendio da parte di Greenpeace, altroché un furtarello di due poveri matti.

Poche ciance comunque. Il resto del tappeto accoglieva una scrivania, sempre in legno massello, assai familiare: ne avevo viste di simili in passato quindi sapevo bene cosa cercare.

Mi fiondai su di essa. Controllai i bordi dello scrittoio e taaaac, eccolo lì il bottoncino che cercavo. Premo e sento un caro vecchio rumore, apro l'ultimo cassetto in basso e... niente, vuoto.

Sentii un rumore alle mie spalle: Giovanni aveva fatto cadere dei libri.

"Ma fai davvero? Mi stai prendendo per il culo vero?"

"Rimetto tutto a posto giuro" e prese a sistemare il pasticcio.

Esasperante.

Tornando alla scrivania: molto strano. Il tasto c'era, funzionava l'ho sentito, ma non era apparso il cassettino nascosto all'interno dell'ultimo cassetto in basso a destra.

Oh beh.

Li aprii tutti uno dopo l'altro e infine trovai il cassettino nella colonna di destra ma in cima. Si impara sempre qualcosa di nuovo.

Peccato che fosse vuoto. Probabilmente il proprietario non conosceva nemmeno il valore del suo mobilio. Ottimo spreco di dieci minuti buoni.

Bene, si torna a rimediare le prime cose a caso: corro in cucina. Sorprendentemente arretrata e vuota per essere quella di due ricconi, ma probabilmente questi non hanno nemmeno bisogno di cucinare, mangeranno al ristorante una sera sì e l'altra pure.

Ma perché sono in cucina? Che voglio rubare? L'argenteria?

Sai che non è una cattiva idea?

Apro i cassetti e uh-uh: è un po' impolverato ma se non è argento quello che vedono i miei occhi e sentono le mie mani... beh ci rimarrei male ecco.

Mi intasco un po' di posate e torno in sala.

Apro i mobili: adoro l'odore dei vecchi mobili di qualità, con quel retrogusto di c'era d'api. Trovo un orologio di dubbia qualità e un barattolo di marmellata. Buono così.

E poi... un fracasso, ma un frastuono di quelli che se non sono i santi che ti cadono sulle spalle non sai cosa pensare di cosa stia accadendo attorno a te: Giovanni aveva fatto cadere, non una, non due, non un po', ma TUTTE, T-U-T-T-E le cazzo di pentole della dispensa. Bene, ottimo.

"MA PORC... GIOVANNI!"

"...lo so è che lì dietro c'era... comunque scusa"

"SCUSA UN CAZZO, SCAPPA ALLA PORTA CHE SE NON CI HANNO SENTITO DAL TRIBUNALE GIÀ È TANTO!"

Caricai il sacco in spalle e andai verso di lui, cercammo la porta d'uscita in tutta fretta quando fummo sorpresi dai padroni di casa: due vecchietti, marito e moglie, armati di un ombrello appuntito come la marita HB di quel bastardo del tuo vicino di banco e una borsetta di borchie in acciaio pesante decisamente fuori luogo per una persona cresciuta con l'idea che il rock, figuriamoci il metal, fosse frutto del demonio.

Ci mas-sa-cra-ro-no di botte. Massacrarono.

Punte di ombrelli negli stinchi e spuntoni di acciaio roteanti in testa che manco una Stella del mattino.

Riuscimmo a scamparcela giù per le scale per un pelo. Dodici piani di scalini di corsa, fu già tanto se non ci restammo secchi inciampando.

Corsi alla macchina, Giovanni saltò dentro e ce la demmo a gambe levate, pedale schiacciato fino alla steppa e desolazione più totale, mentre ovviamente sbraitavo come una bestia. Accostammo per valutare il bottino.

"'Mbè?" feci io "Io ho beccato della marmellata, delle posate e un orologio, tu che hai trovato?"

"Dietro i libri ci tenevano una scatolina con dentro 500 euro, dio solo sa perché."

"E poi?"

"E poi dietro le pentole ci stava sta confezione di Pringles, tiè" e me la lanciò.

Presi la scatola al volo. Paprika. Per fortuna tutti sto casino non era stato invano.    

Giacomo e Giovanni sono... particolari.Where stories live. Discover now