Capitolo 6 - Ritorno a casa

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Buckingham House, Londra

Ero davanti alla biblioteca reale. La regina Carlotta mi aveva incaricata di prenderle un libro, ma non osavo ancora aprire la porta. Era la stanza riservata al sovrano e alla sua cerchia, nella quale avvenivano le discussioni più importanti e stringenti per l'intero regno e per le colonie. Soprattutto negli ultimi giorni vi erano molte voci su come stesse effettivamente andando la guerra a Charleston.

Dalla stanza provenivano voci concitate ma, armandomi di tutto il coraggio che possedevo, posai la mano sulla maniglia, pronta ad aprirla quando un forte rumore di vetri rotti mi fece trasalire e mi ritirai all'istante. La porta si aprì di scatto e uscì il maggiordomo reale con un vassoio su cui notai i resti di alcuni bicchieri.

«Lady Amelie Verseshire» mi salutò lord Talbot, segretario del primo ministro.

"Non sapevo nemmeno che conoscesse il mio nome."

Egli stava tra me e il gruppo di persone chine alla scrivania al centro della stanza tra cui riconobbi la capigliatura chiara di Edwin.

La stanza era di forma ottagonale, su cui si aprivano otto grandi finestre, ed era costituita da due piani. Il piano superiore era accessibile grazie ad una scala di legno da cui si poteva accedere alla balconata e godere dell'intera biblioteca.

«Milord» lo salutai con una riverenza. «La regina desidera un libro.»

«Capisco. Se volete darmi qualche indizio in più sarei ben lieto di aiutarvi. La biblioteca conta più di 1500 opere.»

«Il manuale dell'erborista di frate Cicismondo.»

Il lord alzò il braccio destro indicando la balconata superiore. «Quella sezione si trova lassù. Secondo scaffale a destra.»

«Vi ringrazio, lord Talbot.»

«Non vogliamo di certo far tardare la regina.»

Mi avviai verso la scala mentre alcuni strascichi dei loro discorsi giungevano al mio orecchio. «Charleston resiste ancora» informò il Primo Ministro, lord North.

Egli indossava la tipica parrucca bianca, ai cui lati erano stati arricciati dei boccoli, e il mantello bordato di oro.

«Dite al generale Clinton di attaccare» ordinò il sovrano.

«Maestà, non abbiamo più...»

Il re picchiò il pugno sul tavolo. «Ho tolto loro le tasse sulle importazioni, sui documenti, sui giornali, e come rispondono loro? Continuando questa follia! Renderò questa guerra eterna!»

Non avevo mai udito il sovrano urlare in quel modo e mi appiattii alla parete di libri, come una bambina scoperta a rubare dei dolciumi. Passai in rassegna l'intero scaffale alla mia destra, ma non trovai il libro desiderato, così passai al secondo ed anche al terzo finché percepii un movimento alle mie spalle.

«Potrei pensare che siate qui per me» sogghignò Edwin.

«Non credo proprio, milord» risposi, evitando il suo sguardo.

«Una dama non spia.»

«Mi state forse accusando di qualcosa?»

«Non mentite. Non ne siete capace.»

«Sono qui per ordine della regina.»

«E cosa mai le servirebbe?» mi sfidò lui, appoggiando la spalla alle stupite dello scaffale.

"Odioso."

«Il manuale dell'erborista di frate Cicismondo.»

«Siete nella sezione sbagliata. Dovevate girare a destra quando siete salita» rispose con uno sguardo soddisfatto.

Intrigo a CorteWhere stories live. Discover now