- when will you save me? -

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Qual è il senso della mia esistenza?

Maehara non si era mai domandato questo tipo di cose. Era sempre stato una persona spensierata, impegnata solo a vivere il momento. Eppure, trovandosi lì, in mezzo alla strada, con come unica fonte di compagnia il lampione malfunzionante che lampeggiava sopra la sua testa, quella domanda si era materializzata nella sua mente.

La cosa che più odiava era che, per quanto cercasse di far scorrere i pensieri nella sua testa, non riusciva a trovare una risposta.

Era stato cacciato di casa dalla terza ragazza nel giro di una settimana - non che questo fosse il punto della situazione. La sua vita funzionava così, in fondo: ogni sera usciva, andava da qualche parte, incontrava una bella ragazza e, nei casi più fortunati, qualcuna che viveva da sola insisteva anche perché rimanesse a casa sua per qualche notte. Forse sognavano il principe azzurro, forse pensavano che quel tipo dai capelli biondi e lo sguardo ammiccante non avesse bisogno di un cavallo bianco per essere tale.

Baggianate.

Maehara non aveva mai creduto nel per sempre, nell'amore vero a prima vista. Non è che ingannasse le ragazze con cui stava, tutt'altro; però per conquistarlo bastava l'entusiasmo, lo sguardo. Era quello che gli faceva perdere la testa, inebriandolo. Se lei non voleva, lui non la forzava, ma era un evento raro - negli ambienti che frequentava di solito era abbastanza difficile trovare persone che si preoccupassero di questo aspetto.

Ciononostante, anche quando la ragazza di turno decideva di volerlo portare a casa con sé non durava a lungo. A nessuna piacevano le sue tendenze a cambiare partner praticamente di notte in notte.

Così, trovarsi sul marciapiede nel bel mezzo della notte non era una condizione nuova per lui. Il più delle volte, prendeva una camera in un albergo, o si faceva ospitare da qualche amico.

Insomma, normalmente non si sarebbe disperato. Eppure, per la prima volta, tra le tante cose che aveva sputato la ragazza di turno, gli era caduto addosso qualcosa che gli aveva veramente colpito a morte il cuore.

"Non sarai mai buono a nient'altro che raccattare stupide galline in giro per i locali", queste le sue esatte parole.

Sul momento, era riuscito a risponderle per le rime, ma adesso sentiva il peso di queste parole sovrastarlo, appollaiarsi sulle sue spalle e sussurragli all'orecchio. Davvero nella vita non sarebbe mai riuscito a fare niente di meglio? Possibile che non avesse altre qualità?

E se così non fosse stato? Questo era tutto ciò che era?

Che altro significato poteva avere la sua vita?

Era vuoto. Nient'altro che un bel guscio, tenuto a lucido sull'esterno ma cavo e incurato all'interno.

Questi pensieri, queste domande, si facevano largo nella sua mente, impedendogli di pensare logicamente.

Oltretutto, non aveva idea di dove andare, non sapeva quale fosse l'albergo più vicino né aveva amici lì intorno. Cominciava a sentire il freddo penetrargli nelle ossa, le gambe lo reggevano a malapena.

Si sedette per terra, le mani nelle tasche, appoggiando la schiena al lampione dietro di lui e stringendo a sé quanto più possibile le gambe, sperando di rimanere solo con i propri pensieri, senza dover accogliere anche il gelo.

Probabilmente, se lo avesse visto ancora lì davanti, la ragazza avrebbe lasciato il calduccio della sua casa per lanciargli una pantofola, accompagnata da gentili epiteti, ma onestamente a lui non importava. Gli bastava rimanere accanto a quel lampione, solo e in silenzio.

A trovarlo, però, non fu lei. Dopo qualche minuto, sentì una voce maschile svegliarlo - non si era reso conto di essersi appisolato, ma a quanto pareva la scomoda posizione non gli aveva impedito di soddisfare quel bisogno di recuperare le forze.

- when will you save me? -Where stories live. Discover now