ノイズ JIMIN

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SONO TUTTI IMPEGNATI
A FARE RUMORE E
A INQUINARE
IL MONDO.

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jimin non vuole più nemmeno sentire il rumore dei suoi passi, perché la sua testa è ormai piena e lui vorrebbe tanto che il mondo fosse più silenzioso.
così inizia dal cibo.
il suono invadente e disgustoso della sua bocca che mastica gli entra dritto nella testa e sembra rosicargliela.
può benissimo avvertire il cibo ingurgitato che scende nella sua gola e si fa spazio nel suo corpo, allargandolo, deformandolo, facendo rumore.
jimin corre in bagno e cerca di cacciarlo via, urlandogli che quella non è casa sua, che lui preferirebbe morire piuttosto che soccombere sotto il marciume che gli impregna le membra, ma niente e nessuno lo ascolta.
sono tutti impegnati a fare rumore e a inquinare il mondo.
jimin perde peso ma non se ne accorge.
ride.
piccolo come una noce.
fa rumore, con quella sua vocetta che esce stridula e divertita anche quando lui non si sta divertendo neanche un po', e allora si odia per questo.
se ne accorge quando un giorno, all'intervallo, taehyung lo guarda disgustato e mormora uno stai zitto, fai sempre così casino.

jimin socchiude gli occhi e si perde ad ascoltare il casino, quello vero, quello degli studenti attorno a loro, quello del suono dei cellulari e le risate.
dei vestiti che sfregano, dei respiri mozzati e perfino dei bombardamenti qualche migliaio di kilometri più in là.
allora si chiude in bagno e, dopo aver cacciato dal suo triste stomaco una mezza mela rossa, piange e si chiede perché taehyung gli abbia detto di fare silenzio.
non la senti la bufera di rumori attorno a te? io sto solo ridendo.
ma poi capisce, annuisce, sorride.
se vuole che il mondo sia un po' più silenzioso, deve essere lui a iniziare.
getta la chiave della sua voce nel water ed esce fuori.
il mondo intanto ride, si concede gli ultimi minuti d'intervallo mentre sorseggia cappuccini troppo dolci e jimin sorride, mangiandosi la lingua con gusto.
non si cura del sangue che scende a rivoli dalla sua bocca socchiusa fino ai suoi vestiti, macchiando le sue guance felici.

jimin è stordito.
si barrica la testa con le mani ma non può fare a meno di ascoltare il persistente sfregamento delle matite contro la carta.
scrivi, scrivi, che scrivi?
gli oggetti che cadono e invece di accasciarsi al suolo, sbattono contro le pareti della sua testa e mille echi si fanno spazio nel vuoto e il suo cuore prende a cavalcargli forte dentro che quasi esce e a lui vengono gli occhi lucidi. basta!
si alza, fa rumore.
si maledice, corre via dalla classe, dal quartiere, ma non dalla sua testa.
i rumori lo inseguono e nella corsa gli si aggrappano alle spalle.
lo scherniscono, gli ridono nelle orecchie e lui cade.
inciampa, fa un gran chiasso.
quando nota la sua pelle rovinata e bruciante, non può più fare a meno di piangere.
sei un bambino che sa fare solo i capricci, solo rumore.
jimin sbatte forte i piedi al suolo, mentre ascolta il suo respiro pesante e piange ancora di più. jimin odia il più piccolo e singolo suono, eppure non si spiega come possa essere lui stesso a produrre così tanto rumore.
la sua testa parla sempre, non tace nemmeno per un secondo.
gli sussurra ciò che lui non vorrebbe mai sentire e gli ingarbuglia i capelli coi pensieri.

jimin torna a casa, vuole solo addormentarsi e svegliarsi in tempo per la sua morte.
entra, l'aria si insinua nel naso con prepotenza.
puzza di rumore, come al solito.
respira piano, fa fatica, le ossa gli scricchiolano come una casa vecchia mentre sale le scale.
entra nella sua stanza, che gli urla in faccia di quanto sia disordinato, e il disordine è rumore.
jimin regala qualche lacrima al cuscino e si mette a leggere.
ma la testa grida le parole che i suoi occhi catturano e lui ne ha abbastanza.
spegne la luce ai suoi pensieri, ma dal piano di sotto arrivano le urla di sua madre.
davvero troppo rumore, jimin.
sei inutile, è tutta colpa tua.
è tua madre, non quella di qualcun altro.
dovresti risolverla tu.
jimin borbotta qualche respiro uscito male e si fa spazio in cucina, anche se lui è veramente troppo piccolo.
la donna ha qualche ciocca che cade nelle dita giallognole, gli occhi di fuoco blu, il corpo che trema.
jimin l'ha vista parecchie volte così.
inizia a bestemmiare, a maledirlo, urla di quanto la disgrazia la perseguiti, che lei manco lo voleva un figlio, che quella notte cercava solo di guadagnare qualcosa. che il mondo era un casino in cui lei non trovava ancora un posto e allora jimin vuole aiutarla.
la guarda con occhi di vetro, inizia a piangere e allaga i suoi pensieri ma non quelli di lei.
vorrei solo che donassi quella tua voce al sole, mamma.
prende il coltello sporco di torta di mele, quella schifosa che la vicina porta sempre da loro perché non le viene mai bene.
le sue piccole mani sono troppo deboli per strappare via la voce da sua madre, ma forse quella lama può farlo.
jimin gliene sarebbe grato e pensa che anche per la mamma sia lo stesso.
affonda, come con la torta, tutta la sua forza in quel collo ossuto, che subito diventa rosso, poi verde, poi nero e jimin sorride.

il mondo è più silenzioso ora, taehyung non lo rimprovererà più.
jimin si taglia le gambe, mentre dentro ride come un pazzo.
ora non sentirà nemmeno più il rumore dei suoi passi, ed è felice.























13/10
c'è troppo rumore nel mondo e
io lo odio,
ma a jimin è concesso di farne
quanto ne vuole.
buon compleanno stella.

، JIMINWhere stories live. Discover now