Cliché.

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Ah, che bello il Natale. Le case addobbate, i bambini contenti, la ragazza che ti cornifica e la tua vita che si rivela una menzogna.

Diciamo che non era il miglior dicembre di tutti i tempi. Facile intuire che non sarebbe stato nemmeno il miglior Natale di tutti i tempi dopo che un mocciosetto, otto anni o forse nove, si era messo a gridare che Babbo Natale non esiste e chi ancora ci credeva era stupido. Ero riuscito ad evitare la verità per 24 lunghi anni e un puffetto per strada mi aveva tirato un metaforico pugno nello stomaco.

Subito dopo la mia ragazza si era fatta scoprire tra le braccia di un altro, senza nemmeno avere la premura di chiudere la porta o dirmi "Senti, Mark, oggi stattene in palestra un po' più a lungo". L'avevo guardata sconvolto, avevo chiesto cinque minuti ed ero uscito in strada a gridare. Una volta tornato in casa i due avevano già tolto il disturbo.

Puntualmente in televisione si erano mesi a trasmettere i soliti smielati film natalizi, così avevo tirato un Babbo Natale contro lo schermo e avevo affogato i dispiaceri nel latte, perché il vino la mia dolce Mirea se lo era naturalmente portato via.

La casa era piena delle sue cose, che avevo cacciato in uno scatolone con l'intenzione di buttare dalla finestra o portare in discarica.

E poi mi ero detto di no.

Un uomo non si lascia fregare la donna dal primo che passa.

L'avrei riconquistata, a qualunque costo.

Chiamai mio cugino Joe che ai tempi gestiva una frequenza radio e aveva controllo anche su un canale televisivo. Gli chiesi se riuscisse a ritagliarmi dieci minuti per andare in onda e mi disse di presentarmi l'indomani mattina nel suo studio. Non era un tipo da perdere tempo.

«Qual è la situazione?» chiese mentre aggiustava dei cavi e premeva dei pulsanti.

Riassunsi «Lui ama lei ma lei ama un altro, quindi lui le dimostra di essere la persona giusta per lei e la sottrae alle grinfie del nuovo arrivato.»

«Un orrido cliché, Mark.» rise il cugino Joe.

«È il mio cliché.» risposi io.

Andai in onda.

«Popolazione del pianeta Terra, mi dispiace di aver interrotto il vostro programma preferito ma si tratta di un'emergenza:» il cugino Joe fece "okay" con la mano e indicai il punto in cui avrebbe dovuto comparire una foto di Mirea «se vedete questa donna contattate IMMEDIATAMENTE il numero in sovrimpressione.»

Mi schiarii la voce e tornai a posto, poi mi venne in mente che non avevo finito. Il cugino Joe premette un altro bottone, avvisai l'universo mondo che "comunque, Babbo Natale non esiste" e contento d'aver rovinato la vita ad altri come me mi misi in marcia in cerca di Mirea.

Nel frattempo mi arrivarono un paio di telefonate e messaggi anonimi di gente che credeva di aver visto la mia ragazza o, più frequentemente, chiedeva se ci fosse una ricompensa. C'era chi mandava immagini di se stesso con un moccio in testa e chi (simpaticissimo!) inviava la foto del proprio cane. Una persona mi telefonò e poi cambiò idea, riattaccando subito.

Finalmente un individuo assennato mi inviò l'immagine di una ragazza, si spalle al check-in dell'aeroporto, chiedendo "È questa???" con quell'esatto abuso di punti interrogativi.

Effettivamente era lei.

Chiesi dove si trovasse, ma quello chiese la ricompensa, io dissi che non avevo parlato di ricompense e quello scomparse nell'oblio.

Infastidito chiamai un taxi che mi portasse all'aeroporto, ma l'uomo si rifiutò di accompagnarmi perché i miei modi non erano affatto garbati, e ancora più infastidito mi misi a camminare.

Intanto brontolavo i miei pensieri sottovoce, "Sarà mai possibile che questa mi rovini il Natale!" inciampai in una crepa e insultai suddetta crepa che si era aggiunta ai miei crucci, sentendo una voce femminile commentare stizzata il mio carattere. "Quale cliché, questo non è un film natalizio, se ne sta andando chissà dove con la sua nuova fiamma e tanti saluti!" un ragazzino mi venne addosso e sbottai «Costa troppo guardare dove metti i piedi?!» per poi continuare a camminare a passo sostenuto.

Feci tappa a casa mia perché avevo bisogno di ricordarmi che cosa stessi facendo. Ormai stanco, nonché certo che Mirea fosse prossima ad andarsene a quel paese, chiamai di nuovo il cugino Joe.

«Senti, ho bisogno di un passaggio.»

Non era un tipo da perdere tempo.

L'aeroporto era pieno di gente: tutti che partivano per le vacanze con le loro dolci metà, mentre la mia era sul punto di imbarcarsi e si scattava un selfie stretta al torace dell'altro.

«Mirea!»

Scavalcai barriere e persone, qualcuno mi tirò un passaporto in testa e qualcun altro una valigia.

«Mark?!»

Il suo bell'accompagnatore si mise davanti. Con fare minaccioso mi chiese chi mi credessi di essere e risposi con altrettanta arroganza.

«Amico, non è giornata. Mi sveglio e un nanetto da giardino grida ai quattro venti che Babbo Natale non esiste, e partiamo male. Poi mi ritrovo voi due in casa, e continuiamo peggio. Voglio almeno ubriacarmi ma tutto l'alcol ve lo portate via. Allora vado dal cugino Joe-»

«Il meccanico?»

«No, ora si è dato alla tv. Faccio un annuncio in televisione ma mi prendono per scemo e mi mandano foto di cani e vecchie e scope e preti, ne trovo uno che mi risponde ma vuole denaro- quale denaro?!» il belloccio aveva incrociato le braccia e aspettava spazientito «Il tassista non mi vuole, inciampo in una crepa, inciampo in un ragazzo, il cugino Joe investe una vecchia-»

Mirea strillò «Hai investito un'anziana?!»

«Non io, il cugino Joe. Arrivo qua e non mi volete neanche lasciar parlare? Vi prendesse un infarto!»

La ragazza chiese poco sicura se ora avessi parlato a sufficienza, risposi «Quasi. Perché questo è l'enorme cliché delle storielle natalizie: tu ora dovresti aver pena di me e riconoscere che mi sono fatto il mazzo pur di ritrovarti e mollare questo gentiluomo.»

Mirea incrociò le braccia. «Idiozia.»

«Ah, lo so bene.»

Lasciai ai suoi piedi lo scatolone di roba che aveva dimenticato a casa mia. «Ti stavi dimenticando tutto questo.»

Il cugino Joe divenne consulente coniugale giusto due settimane dopo, mentre io mi impegnai, nel periodo natalizio, a portare ai bambini meno fortunati dei piccoli doni travestito da Babbo Natale.

Così nessuno avrebbe più potuto dire che non esisteva.

ClichéWhere stories live. Discover now