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 Un'ombra si allarga sulle tende come fosse olio, l'alone s'ingrandisce fino a occupare tutto. Il tessuto sussulta, rumore metallico, la stoffa ondeggia, la finestra si apre, una lama di luce s'allunga sul pavimento del balcone, Giada esce fuori, richiude delicatamente. Il freddo e il buio l'avvolgono, si stringe nelle spalle, guarda la strada; i lampioni, la loro luce arancione, le macchine, gli alberi, i cassonetti.

L'ambiente è così statico da sembrare irreale, una pellicola adagiata sul terreno.

Il fiato crea una nuvola di fumo lattiginoso, s'arriccia, scompare nel nero.

Si gira, guarda la stanza oltre la finestra, alza le mani, molleggia sulle ginocchia.

Fa tre respiri profondi, spicca il salto, s'aggrappa sulla grondaia, il metallo ghiacciato brucia contro la pelle, la tensione sulle dita cresce, con uno slancio si tira su, rotola sulle tegole. Sono gelide. Si stende con la schiena a terra, il freddo penetra le ossa, trema, un brivido caldo accappona lo scalpo, sbatte le palpebre, fissa intensamente la luna, è così lucente da dare fastidio agli occhi, sembra fosforescente. Osserva le stelle, lentiggini sull'epidermide del cosmo. Si gira, si mette a sedere.

Rimane senza fiato, da li su Roma è stupenda. Sembra una galassia schiantata al suolo.

Le luci tremolano come fossero immerse nell'acqua.

Sta così in alto che le sembra di volare, di essere padrona del mondo.

Si alza in piedi, gira su se stessa, la galassia l'abbraccia in tutte le direzioni, in lontananza intravede l'alone scuro delle montagne.

Il silenzio è così denso da avere un rumore.

Leggera brezza, fruscio delle foglie sembra il rumore del mare.

Strilli ovattati, rumore di clacson.

Avverte freddo ma è come se non lo percepisse sulla pelle.

Risale il tetto mantenendo l'equilibrio.

Le nuvole su Roma brillano di luce propria, sono grigio asfalto.

Un lampo squarcia l'aria sopra la città, il cielo si tinge di bianco, di viola, di nero.

Giada strizza gli occhi abbagliata, abbassa lo sguardo sulle mani, così candide da essere visibili nell'oscurità.

La leggera pioggerellina tintinna sulla terracotta creando melodia.

Le gocce di acqua s'impigliano tra i capelli, come diamanti tra le rocce, brillano riflettendo i raggi lunari.

Giada è impassibile, guarda rapita la tempesta abbattersi in lontananza.

I tuoni vengono distorti dal vento, il rumoreggiare delle fronde si fa violento, i capelli sferzano come una bandiera.

Si stringe nella felpa, sente freddo, le goccioline si fanno più grandi, pesanti, feroci.

Nel cielo non ci sono più stelle, non c'è più la luna, è tutto scuro come fosse una pianura deserta, la terra e il cielo sembrano capovolti.

Rimane immobile, è una statua di marmo, lo sguardo puntato verso le luci ardenti.

La pioggia scroscia sopra il corpo, sopra i capelli, inzuppa i vestiti.

Entra dentro, gelata e rovente, s'insinua tra i muscoli, nelle vene, ristagna sotto pelle.

Si gusta il freddo accartocciare le viscere, distruggere i tendini, folgorare i nervi, come i fulmini fanno con Roma.

La sua epidermide s'accende, arde, brulica di stelle, diventa Roma sotto la tempesta.


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⏰ Last updated: Apr 29, 2023 ⏰

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EffimeraWhere stories live. Discover now