Red

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All'essere umano fanno paura due cose: la morte e la diversità.

Per quanto la natura umana sia fragile e debole, l'uomo continua ad aggrapparsi alla speranza di poter sconfiggere qualsiasi cosa minacci la sua stabilità.

Anche la morte stessa.

Questo implica fare del male a tutto ciò che lo circonda: alla natura, agli animali, alla terra stessa in cui abita e soprattutto ai diversi.
I cosiddetti stranieri, provenienti da una terra lontana.

Perché si sa, nessuno lo dice esplicitamente... è brutto da sentire.
Ma è così, il diverso non è mai ben accetto.

L'ho confermato guardandolo negli occhi.
Il diverso era lui.
Non riuscirei a descriverlo neanche volendolo, aveva l'aria di chi il male umano l'avesse subito e risubito da tempo.

Aveva l'aria di un sopravvissuto, diventato immune ed estraneo perfino a se stesso.

Lui non era umano.

                               -

La voglia di alzarmi dal letto è esattamente pari a zero, come sempre. Per questo mi rigiro tra le coperte per almeno un'altra mezz'ora.

"Isabella."

"Mhh" nascondo la testa sotto al cuscino.

"Mamma ha detto che ti devi alzare, il  pullman passa tra poco."

"Mhhh."

Sento i passi di mio fratello venire verso il  letto e con una leggerezza che manco gli elefanti, mi scaraventa giù come un sacco di patate.

Sbatto la testa contro il comodino, facendomi un male cane.

"Ma sei rincoglionito razza di ebete con le gambe" urlo, alzandomi di scatto.

Lo incenerisco con lo sguardo.

"Senti, procione da zoo: il pullman passa tra venti minuti e non lo voglio perdere per colpa tua"

Tralascio il fatto che mi ha appena dato del procione, per il semplice motivo che ho appena elaborato ciò che ha detto.

"Quanto hai detto che manca?"

"20 minuti."

"È uno scherzo??" sposto lo sguardo verso il telefono e il mio cuore perde un battito.

Inizio a correre da una parte all'altra della casa, come una pazza in preda a una crisi isterica.

"Si è svegliata tardi?" chiede mio padre non appena mi vede fare tre mila cose alla volta.

Mi pettino, mi lavo e allo stesso tempo mi metto i jeans e preparo la cartella. Non chiedetemi come perché non lo so neanch'io. Una persona in ritardo è capace di sfidare i limiti temporali. 

"E da quando Issa si sveglia in orario" risponde Yuri, mio fratello.

In dieci minuti ho fatto tutto: mi sono lavata, cambiata, ho preparato la cartella e mi sono messa un filo di mascara per far vedere che i miei occhi esistono visto che Dio me li ha fatti così piccoli che Chinatown spostati.

"Quante volte ti ho detto di metterti almeno 10 sveglie, se non fosse stato per Yuri, chissà quando ti svegliavi"

Mamma come al solito mi rimprovera, elogiando Yuri. Mi siedo a tavola e comincio a mangiare tutto ciò che vedo alla velocità della luce, in meno di cinque minuti dovrebbe passare il pullman.

The truth untoldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora