Nocturnal

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Quasi come trascinata dalla leggera brezza notturna, la massa iridescente che ormai era Amber giunse a un cimitero, le lapidi color cemento semicoperte da candida neve.


Neve che... non riusciva a ricordare. Non riusciva nemmeno a rimembrare il motivo per cui si trovava lì. Era stata semplicemente attirata come una falena a una piccola e flebile fonte di luce. Solo due figure, una dai capelli ramati e l'altra dai capelli di carbone, si erano avventurate in quel luogo gelido in cui riposavano così tante anime.



«Pensavo che volessi venire da sola oggi, Diane.»


La donna carbone parlò, il tono posato tradiva però una nota di dolcezza. L'anima ancora ancorata al terreno piegò le labbra bluastre in un sorriso per quella scena così intima. Tra le due era evidente un legame.



«È il dia de los muertos, no Alex? Merita finalmente che la visiti. E da sola... non ce l'avrei fatta, sai?»



Alex, che a quanto pare non apprezzava il soprannome a giudicare dalle sopracciglia aggrottate, annuì semplicemente, le mani infilate nel giubbotto di pelle. Il freddo non sembrava infastidire la Reina de las Nieves.



«Chiusura. Lo capisco.»


Ermetica come quella parola fu Alexandra, gli occhi scuri che leggevano Maggiore Amber Elizabeth Johnson sulla lapide marmorea.


«No, niente chiusura. Voglio solo... lasciarla andare. Mi sono aggrappata a lei per anni, cercando vendetta. Vendetta che mi ha cambiato. Vendetta che in un certo senso hai portato a compimento tu.»Gli occhi nocciola del fantasma divennero lucidi proprio come quelli di Diane a quelle parole. Quella donna, quella donna di cui non aveva memoria le aveva acceso qualcosa dentro, qualcosa che non pensava di poter provare. E svanì, svanì con un sorriso sulle labbra rosate e non più bluastre.

NocturnalWhere stories live. Discover now