Capitolo 1 - Prede e predatori

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Bruciavano.

Le dita.

Gli bruciavano da morire.

Non si era neanche accorto di essere arrivato a pochi millimetri dal filtro della sigaretta tanto era nervoso.

Due piccole bollicine bianche uscirono subito sulla sua pelle, toccandosi l'un l'altra al ritmo del suo passo.

Sempre più svelto.

Quasi correndo.

Finalmente nella vita gli era capitato qualcosa di buono, pochi giorni prima aveva inviato un curriculum a un'importante azienda finanziaria e questa aveva risposto fissandogli il colloquio verso il quale viaggiava sparato come un proiettile appena sparato fuori dal cane di una pistola.

I pensieri si accavallavano mentre il colletto della camicia sembrava un cappio che lentamente andava a stringersi complice il nodo grossolano che aveva improvvisato alla sua cravatta.

"Le scarpe andranno bene? I pezzi grossi di 'ste aziende sono fissati con queste piccolezze. Potrei anche aver fatturato un milione di euro dove lavoravo prima ma, per carità, non sia mai che le scarpe siano troppo nuove altrimenti le ho comprate solo per l'occasione, se invece sono troppo rovinate automaticamente verrò bollato come morto di fame!"

Diede un colpetto con il tacco della scarpa destra sulla punta della sinistra, senza rallentare il passo.

"Cazzo...ho allacciato la cravatta veramente come se avessi gli specchi di legno a casa...questa sicuramente non gli sfugge. Anzi! Sarà la prima cosa che noterà subito dopo la mano sudata!"

Si passò la mano destra sulla coscia tentando di asciugarla.

"E sta camicia? Ma l'ho stirata con il ferro spento? Madre di Dio guarda qua com'è rovinata!"

Allentò la pressione del nodo passandosi un dito sul collo.

Svoltò così rapidamente un angolo che si ritrovò a ringraziare il cielo che nessuno stesse percorrendo quella strada perchè altrimenti lo avrebbe schiacciato come una schiacciasassi lanciata in corsa.

Lo skyline che gli si stagliò di fronte gli arrivò come un pugno alla bocca dello stomaco, da via S. Nicola da Tolentino troneggiava in tutta la sua magnificenza, brulicante e caotica, Piazza Barberini. La fontana del Tritone sembrò quasi strizzargli l'occhio da lontano come per sfoggiare tutta la sua antica bellezza.

Non si fece intimorire e neanche rallentò la sua marcia, semplicemente guardò l'orologio constatando che sarebbe riuscito ad arrivare perfettamente puntuale.

"Alla faccia tua Metro A!"

In pochi minuti attraversò a grandi falcate la piazza, passando affianco al cinema che proponeva l'ennesimo evento scontato su chissà che maratona di film, trovandosi all'imbocco di via del Tritone con una sigaretta tra le labbra che neanche si ricordava di aver acceso.

Il sole era quasi al suo Zenit dato che mancavano pochi minuti alle 11 e mezza, orario per cui doveva trovarsi nell'ufficio dell'assistant manager con il quale aveva appuntamento.

Finì la sigaretta nel tempo necessario a lasciarsi il Burger King alle spalle e disegnò una parabola con il mozzicone centrando le fessure di un tombino vicino al marciapiede.

Esultò invisibilmente interpretando questo come un chiaro segno in cui lesse che nulla poteva andare storto quel giorno, gli ridiede sicurezza e slanciò per l'ultima manciata di metri che lo separavano a quella che sperava potesse diventare la sua prossima sede lavorativa.

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