prologo

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Nota
Quando il testo è spesso (spesso), stanno parlando in giapponese. Quando invece il testo è in corsivo (corsivo), stanno parlando in italiano. Buona lettura

«ma non mi prendono neanche bene i dati, dove mi sta mandando a vivere quella pazza» sbuffò Daichi, dopo l'ennesimo tentativo di ricaricare la pagina di Google maps.

La via dove sua nonna gli aveva lasciato casa, sembrava introvabile, e il suo telefono, non aveva intenzione di aiutarlo. Così, decise di metterlo in tasca per continuare la ricerca della sua futura abitazione, aiutandosi con il suo senso dell'orientamento, anche se sapeva che sarebbe stato inutile, visto che non aveva mai visitato quella cittadina, dove a quanto pare, era cresciuta sua nonna.

Era un piccolo borgo medioevale, arroccato sopra una collina in mezzo alle campagne italiane. Non era tanto grande, ma aveva decine e decine di vicoletti dove Daichi aveva paura ad avventurarsi, sapendo già, che oltre al fatto che non avrebbe trovato l'edificio, non sarebbe mai uscito vivo da quel labirinto.
E prima che tutto questo potesse succedere, prima che si potesse perdere per sempre nelle  viuzze di quella cittadella, arrivò un aiuto divino, sempre se un Dio esistesse davvero.

«Posso aiutarti?» una voce lo distolse dai suoi pensieri. Iniziò a guardarsi in torno alla ricerca del possessore di quella voce così dolce. «sono qui» brividi percorsero tutto il corpo di Daichi, quando udì la risatina che seguì quella frase. Una risata limpida, cristallina. Sembrava un coro degli angeli.
Finalmente, trovò la fonte da cui proveniva quella melodia bellissima. Sembrava un miraggio, un sogno.

Il giapponese non credeva ai propri occhi, tanto era bello quel ragazzo oramai davanti a lui. Senza accorgersene, stava portando una mano avanti, per toccare quella specie di opera d'arte, che poco prima gli aveva chiesto se avesse bisogno d'aiuto, per capire se egli fosse reale o meno.

«do you speak English?» Daichi si risveglió dallo stato di trance in cui era finito, ritrovandosi con il braccio sollevato a mezz'aria. Lo ritrasse subito, come se si fosse scottato, con una folata di vento caldo. Un po' troppo caldo. «ehm...yes, cioè, no, cioè, parlo i-italiano» «fantastico, non è che io sappia parlare così tanto in inglese,» e di nuovo quella risata, cazzo. «peró ti avevo visto in difficoltà, e mi sembrava il caso di aiutartiun enorme sorriso comparve sul volto del ragazzo sconosciuto. Più Daichi lo osservava, più era stupito dalla bellezza dei tratti dolci di quel giovane, di fronte a lui. Aveva i capelli di uno strano colore, sembrava grigio, e un neo sotto l'occhio sinistro. Gli occhi erano marrone chiaro.

«g-grazie» il ragazzo giapponese, dopo essersi abbastanza imbarazzato per i suoi balbettii, si ricompose. «dovrei trovare questa casa, ma non so dove sia, e il mio telefono non prende.» «dimmi l'indirizzo e ti accompagno.» Daichi fece come richiesto, per poi iniziare a seguire l'altro ragazzo che già aveva iniziato a camminare, per arrivare alla sua meta. «scusa, ma come ti chiami?» chiese il ragazzo dai capelli neri, bloccandosi di colpo ricordandosi, di aver completamente saltato la parte "presentazioni".

«Sugawara Koshi, ma puoi chiamarmi Suga!» rispose egli allungando una mano verso l'altro. «Sawamura Daichi, piacere» disse Daichi stringendo la mano di Suga. Entrambi sorridenti. Entrambi felici ed emozionati; da un lato, perché non capitava spesso di fare nuove conoscenze in quel posto dimenticato da tutti. Mentre dall'altro, perché quello era l'inizio di una nuova vita, in un altro paese, completamente differente da quello natio.

Daisuga
Boy x boy
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Pᴀᴘᴀᴠᴇʀɪ ɴᴇʟ ɢʀᴀɴᴏ [daisuga]Where stories live. Discover now