1- Emily

66 3 1
                                    

La piccola Emily si trovava nel salotto di casa sua, a giocare con alcuni pupazzi. In quel momento stava prendendo il tè col suo orsacchiotto, una giraffa, un coniglietto e un cane.
«Signora Longneck, gradisce altro zucchero? Favorisca pure» e così dicendo mise delle zollette di zucchero immaginarie nella tazza davanti alla giraffa.
«Mr Cottontail, il tè è di suo gradimento?» domandò al coniglio di pezza.
Prese la sua tazza, ovviamente vuota, e fece finta di bere alcuni sorsi di tè. «Ha un sapore molto delicato, non trova signor Truffle?» questa volta parlò al cane.
Stava per parlare anche al suo orsetto, quando sentì suonare al campanello di casa. «Vogliate scusarmi» disse congedandosi dai suoi "ospiti". Prese sottobraccio l'orsetto, e andò alla porta d'ingresso.
Trovò sua madre, che era arrivata prima di lei, sulla porta a chiacchierare con un'altra signora.
«Sono certa che Emily sarà felice di- oh eccoti tesoro, parlavamo proprio di te» aggiunse nel vedere la figlia arrivare e mettersi davanti a lei.
«Emily, la signora Ford voleva invitarti ad un picnic, ci saranno anche i tuoi amici. Ti va?»
«Ma sto prendendo il tè con i miei ospiti!» la piccola incrociò le braccia, gonfiando le guance.
«Lo prenderò io con loro al posto tuo, va bene? Sono certa che non si accorgeranno di niente. E poi ci sarà anche Hannah!»
Hannah era la migliore amica di Emily, una bambina sempre sorridente e vivace, con un carattere forte che le permetteva di essere rispettata anche dai maschietti. Emily la ammirava molto.
«Hannah! Allora va bene! Però mamma devi intrattenere bene i miei ospiti, capito?»
«Certo tesoro»
La madre salutò la figlia di cinque anni e la signora Ford, che le promise che sarebbero tornate prima che facesse buio.
Emily si accomodò nell'auto della signora, che partì alla volta del luogo dove si stava svolgendo il picnic.
La bambina aveva ancora il suo orsetto con sé, e ci stava parlando, discutendo se la madre avrebbe intrattenuto bene i loro "ospiti" o meno.
Il pupazzo era del tipo che puoi mettere in tutte le posizioni che vuoi, ma sono stabili solo da seduti. Il tessuto era marroncino chiaro e leggermente brizzolato, con una toppa quadrata colorata di rosa e azzurro grande circa cinque centimetri in basso alla destra della sua pancia, che invece era beige e di un tessuto liscio.
Gli occhi erano neri, delle piccole mezze sfere di plastica, e non aveva la bocca. Il naso era un triangolino di tessuto rosa. Sul collo aveva un fiocco rosso, che una volta era stato brillante ma ora era leggermente sbiadito.
Il nome del pupazzo era Reddie.

Dopo qualche minuto la signora Ford parcheggiò l'auto in uno spiazzo erboso, e quando Emily scese dopo pochi passi venne investita da qualcosa di veloce, più alto di lei, che rideva allegramente e che per poco non la fece cadere.
«Emimi! Eccoti finalmente»
«Hannah, mi stai strangolando»
Hannah rise, allentando la presa fino a staccarsi dall'amica e guardarla negli occhi, sempre sorridendo.
Hannah era più alta di Emily. Aveva lunghi capelli biondi, raccolti in una treccia, e gli occhi azzurro cielo stavano guardando l'amica in preda ad un'eccitazione che solo i bambini conoscono. La sua pelle era chiara, bianco latte. Quel giorno indossava un vestitino azzurro, con un fiocchetto sul fianco, e un paio di ballerine blu.
Emily invece aveva i capelli neri, che lasciava sciolti e teneva fermi con un cerchietto blu. Gli occhi erano verdi, di una tonalità scura che la faceva quasi sembrare un po' più grande di quel che era. Anche la sua pelle era bianca, come quella di molti bambini della loro età d'altronde. Indossava una camicetta blu e una gonna violetto, abbinata a delle ballerine viola.
«Andiamo dagli altri, Emimi!»
Quel soprannome accompagnava Emily da quando aveva conosciuto Hannah. Si presero per mano e iniziarono a correre verso una tovaglia a quadri rossi e bianchi, dove sopra era posato un cesto da picnic e attorno giocavano altri tre bambini.
«Chi c'è?»
«Mark, Julian e Harry. Ti sei portata Reddie?»
La bambina dai capelli neri arrossì leggermente. Aveva portato un pupazzo al picnic dove c'erano i suoi amici, e ora magari l'avrebbero presa in giro.
«È che stavo giocando con i miei pupazzi e poi è arrivata la signora Ford, e nella fretta mi sono tenuta Reddie»
«Va bene, allora giocherà anche lui con noi!»
Appena arrivarono davanti alla tovaglia, i tre bambini vennero loro incontro.
Mark aveva gli occhi e i capelli neri, la pelle leggermente abbronzata perchè spesso accompagnava il nonno quando andava a lavorare nei campi, sebbene suo padre fosse un impiegato di banca. Indossava una maglietta rossa e un paio di pantaloni marroni, con delle scarpe rosse.
Julian era il cugino di Mark, e aveva anche lui i capelli neri ma gli occhi erano verde chiaro e la sua pelle era bianchissima. Indossava una camicia verde, dei pantaloni marroni e delle scarpe gialle.
Harry aveva i capelli rossi e ricci, le lentiggini e gli occhi azzurri. La pelle era un po' meno bianca rispetto agli altri, ma non arrivava nemmeno vicina a quella di Mark.
«Emily!» Julian sorrise alla bambina, accogliendola calorosamente.
«Ciao Julian! Come va?»
«Benissimo! Oh, cos'è quel pupazzo?»
Indicò l'orsetto che era stretto sotto il braccio di Emily.
«Emily si porta l'orsetto!» Mark iniziò a canzonarla.
«Smettila Mark» La bambina si sentì avvampare per l'imbarazzo, e abbassò lo sguardo. Ma siccome non smetteva, Hannah intervenne.
«Mark, smettila subito di prendere in giro Emily, o le prendi» minacciò la bimba dai capelli biondi. Il ragazzo abbronzato deglutì, ben sapendo che quelle minacce potevano diventare realtà se non la smetteva.
«E-Emily, stai bene?» Harry si era avvicinato in silenzio, e la guardò timidamente.
La bambina dai capelli neri aveva gli occhi lucidi, ma sorrise.
«Sì, sto bene. Grazie Harry»
Hannah guardò di nuovo male Mark, per poi riportare la sua attenzione all'amica.
«Bene! Adesso giochiamo a qualcosa!»
«E a che cosa?»
I bambini erano in cerchio, a pensare. Dopo qualche minuto, Julian alzò la mano.
«Giochiamo a nascondino!»
«Ma dove possiamo nasconderci nel prato?»
«Possiamo giocare nel bosco! È pieno di nascondigli!»
L'idea venne approvata, e dopo aver avvertito le mamme, i bambini fecero la conta per decidere chi avrebbe dovuto cercare gli altri.
Misero tutti la punta di un piede in avanti, e Julian si abbassò toccando col dito la propria scarpa, per poi iniziare a toccare anche quelle degli altri mentre canticchiava.
«Eeny, meeny, miny, moe, catch a Jap by his toe, if he hollers make him say, "I surrender, USA!"»
Era una filastrocca che gli aveva insegnato suo nonno, al quale era molto affezionato.
Il dito si appoggiò in fine sul piede di Hannah, il che voleva dire che doveva essere lei a contare per poi venire a cercarli.
«Conto fino a dieci!» e dicendo questo, chiuse gli occhi e se li coprì con le mani, iniziando a contare e dando le spalle al bosco verso il quale i suoi amici stavano correndo.

Giochiamo a nascondino!Where stories live. Discover now