Capitolo 1: La fine...

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CAPITOLO 1 : La fine

<Si, forse è come dici tu.A domani!>

Poi fu un istante: 

Neanche il tempo di rendersene conto e si ritrovò catapultato dall'altro lato dell'asfalto.Qualcosa lo aveva travolto.Il corpo intorpidito, paralizzato, la mente annebbiata.Lo sguardo, come se non bastasse, forzatamente rivolto verso l'entrata della facoltà che ormai tanto odiava.Non vi fu spazio per la paura, per l'angoscia o per la disperazione.Se avesse potuto parlare, quasi di sicuro, non avrebbe neanche urlato, si sarebbe piuttosto limitato, in qualche modo, ad esalare qualche ironico epiteto sull'accaduto.

"Che schifo" 

Pensó.Se gli avessero detto che di lì a poco sarebbe stato investito si sarebbe almeno sforzato di girare il volto da un altro lato, magari verso Elena, che in lontananza si immergeva sempre di più nella salita senza accorgersi dell'accaduto.

Senza volerlo, forse anche senza senso, pensò che a casa non aveva staccato il caricabatterie del cellulare dalla presa.Si chiese se suo padre si sarebbe ugualmente arrabbiato o se almeno nel giorno della sua morte gli avrebbe concesso la grazia dalla solita ramanzina.

"Eppure la giornata era cominciata bene" 

Pensò ancora, mentre alcune immagini ,sfocate, gli si paravano di fronte.In effetti quel giorno Michele si era svegliato stranamente di buon umore e altrettanto stranamente le cose erano andate, fino a quel momento almeno, sin troppo bene.Ripensandoci, svegliandosi, suo padre non gli aveva riempito la testa con le sue solite raccomandazioni e, una volta tanto, si era potuto concedere una lunga doccia, senza che qualcun altro venisse a contendergli l'unico bagno disponibile.Aveva fatto colazione con il solito cappuccino preparato frettolosamente da suo padre ed il suo pacco di biscotti preferito.E tanto per restare in tema di stranezze, si era fermato ,forse in un eccesso poetico, a pensare quanto quel cappuccino fosse buono.

"Forse il miglior modo che hanno i genitori per esprimere il proprio amore per i figli è nei piccoli gesti piuttosto che nei discorsi" 

Si disse, complimentandosi poi con se stesso per la maturità e la sensibilità dimostrata.Ma quel rimuginare fu presto interrotto dalla sveglia del suo telefono, che gli ricordò, come ogni mattina, di affrettarsi.

Le cose, comunque, erano andate sempre più in discesa: Non solo quel vecchio catorcio che utilizzava per raggiungere la facoltà era partito, per la prima volta, al primo colpo, ma uno dei professori aveva addirittura deciso di assentarsi, consentendogli di uscire prima.Il tutto, come in un film, fu contornato dall'aver finalmente attaccato bottone con quella ragazza del corso che da tempo aveva notato, ma che, per un motivo o per un altro, non aveva mai avvicinato.

Insomma, che Michele ricordasse, giornate così non gli erano mai capitate e, per una volta, si era anche deciso di sorridere alla vita.

Si, aveva deciso quel giorno, infatti, di concedersi un giorno di tregua in quella costante guerra tra il mondo e se stesso, di porre un freno alle sue paranoie, ai suoi mille pensieri, ai suoi ripensamenti, ai suo modi di fare.Aveva scelto, in breve, di dare una seconda occasione al mondo.

Se avesse saputo che da li a poco sarebbe tutto finito, invece, si sarebbe dato, con tutta probabilità, alla pazza gioia.Avrebbe dato libero sfogo a ciò che si teneva dentro da troppo tempo: Avrebbe finalmente urlato in faccia a quel vecchio e dispotico professore di Anatomia quanto gli faceva ribrezzo, e quanto fosse stufo di osservare in silenzio i suoi tentativi di allungare le mani sulle giovani colleghe del corso con la scusa di spiegare la dinamica anatomica.Avrebbe consumato il clacson contro quel maledetto pullman che ogni mattina gli si parava, puntualmente, dinanzi, costringendolo ad una marcia lenta e, probabilmente, ad accorciare definitivamente la vita dei suoi polmoni. Ma soprattutto avrebbe urlato a quel gruppetto di oche snob del corso adiacente di non ostruire, come spesso accadeva, il passaggio verso l'aula per girare i soliti "boomerang" con tanto d'insensata mano dinanzi al volto, alla ricerca di qualche facile consenso su instagram.Avrebbe tanto voluto urlare loro che, inoltre, per quanti mi piace avessero potuto ottenere, non sarebbero stati mai abbastanza per soddisfare il loro ego ed appianare quelle mancanze e pochezze interiori che evidentemente si trascinavano dietro.

Insomma, avrebbe fatto terra bruciata intorno a se, avrebbe sciolto le catene a qualsivoglia freno inibitorio, avrebbe dissacrato qualsiasi tipo di formalità o costume sociale. Magari avrebbe addirittura confidato ad Elena che,nonostante risultasse a tratti gradevole, la trovava anche tremendamente stupida ed infantile.E a questo proposito, di conseguenza, si ritrovò a riflettere sulla discussione che aveva avuto proprio con Elena qualche minuto prima: 

Le aveva infatti chiesto, pentendosene quasi subito, cosa vedesse nel proprio futuro e soprattutto come facesse ad essere sempre così fastidiosamente ottimista e spensierata, quasi dislocata dal mondo reale e dal marciume che li circondava ogni giorno.Inutile dire che la ragazza l'aveva liquidato senza troppi fronzoli. Schioccando la lingua sul palato, com'era solita fare, e roteando gl'occhi al cielo, infatti, l'aveva ammonito rimproverandogli d'essere troppo pesante, di pensare troppo, di non vivere la vita a pieno come invece ella cercava di fare.Aveva addirittura cercato di convincerlo, guardandolo con un insensato entusiasmo mentre roteava fastidiosamente l'indice tra una ciocca dei suoi lunghi capelli, ad unirsi a lei, il fine settimana successivo, per una serata di "sballo", e di ballo, in uno dei luoghi, a detta sua, "più inn e alla moda" della città.

"Credimi, è proprio quello che ti serve" Aveva concluso la sua televendita, recapitandogli un sorriso al quale non seppe ricambiare con altrettanto entusiasmo.

Ripensò dunque, negli ultimi istanti di lucidità, alle parole che aveva utilizzato per tagliare corto con la ragazza senza cercare di farla sentire di troppo:

<Si, forse è come dici tu.A domani!>

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⏰ Poslední aktualizace: Aug 06, 2019 ⏰

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