Caviale.

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Caviale.
Sissignore.
Nientepopodimeno che autentiche uova di storione.
Dev’essere così che ci si rende conto di essere diventati grandi, di essere diventati adulti. Il tempo scorre troppo veloce, i fatti della vita ci sfuggono come sabbia tra le dita ed impegnati a risolvere i piccoli grandi problemi quotidiani, tipo sopravvivere al fatto che su instagram non si vedono più i likes, non ci rendiamo conto che siamo diventati grandi e che no, non avremo mai Emiglio Robot.
Ma accadono piccoli grandi eventi, che improvvisamente ti scuotono dal torpore, ti svegliano e ti fanno riflettere.
Alla soglia dei trent’anni, da un po’ di tempo andare a cena tra amici è diventata una piacevole abitudine, che ha preso il posto di discoteche, locali e cose simili. E se è vero che una volta avevi la paura che ti sciogliessero droghe nei cocktail, oggi hai la certezza che nel bicchiere ci sciogliamo il Brioschi a fine pasto.
... Consapevolezze...
E’ ovvio che dal momento in cui non si dipende più dalla mancia dei genitori (o comunque non solo da quella), non è più vietato pensare talvolta a ristoranti più rinomati e di classe rispetto alla bancarella delle piadine che ci ha sfamato per anni senza mandarci in rovina.
E così qualche giorno fa siamo andati in un bel ristorante, intimo e raffinato, pulito ed elegante. I bei tempi in cui eri un figo se mettevi la felpa Franklin & Marshall sono finiti, ed adesso che hai già almeno dieci euro nel tuo profilo contributivo Inps e’ d’obbligo la camicia.
A prima vista, il menù appariva di difficile comprensione per chi non è troppo avvezzo al galateo, ma grazie anche alla spiegazioni del personale e ad un simpatico e discreto vocabolario presente a centro tavola, siamo riusciti ad ordinare con discreta cognizione di causa, la cena.
Senza saperlo avevo già innescato una incredibile reazione del destino, ordinando un antipato a sorpresa a base di pesce.Ricevuto il piatto, non riuscii a credere ai miei occhi: in un angolo, tra un paio di code di gambero ed un tortino invitante, stava disteso un mucchietto di caviale, con annessa fettina di pesce crudo da abbinarvi.
"Eccoci qua”, dissi tra me e me
" Ce l’hai fatta, guarda dove sei arrivato. Sembra ieri che risparmiavi mesi per comprare jeans con ali bianche disegnate sul culo, ed invece ne hai fatta di strada vecchio mio”.
I trapper di oggi ci avrebbero fatto una canzone su quel piatto, ma io no. Io sono riservato ed umile, ed il tenere in mano una forchetta con, adagiato all’estremità, quel simbolo sociale in granuli neri, mi aprì gli occhi.
Ecco cosa succede ad un certo punto della vita, quando in realtà andresti avanti a sofficini ma inspiegabilmente finisci ad avere ostriche e champagne sul tavolo e cambiali e ufficiali giudiziari a casa.
Degustai quel bocconcino con l’aria di chi ne capiva qualcosa, facendo commenti entusiasti sull’evidente qualità dello storione che aveva partorito quella squisitezza, iniziai a guardarmi attorno con occhi diversi, con occhi da adulto, anzi, da adulto che mangia caviale e che sorseggia un millilitro di vino alla volte per riuscire a farsi bastare un calice per l’intera serata visto quello che costa.
Mi sono reso conto di quanto sono cambiato e di quanto siamo cambiati, nei modi, nei discorsi, nelle attività domenicali che sono passate dall’aperitivo al giretto all’Ikea.
Stamattina, in seguito proprio a questa esperienza adulta quasi mistica, ho indossato una camicia e sono andato in banca con passo deciso.
Volevo un po’ sentire a quanto stanno i finanziamenti.
Questa è roba da adulti.

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⏰ Last updated: Oct 08, 2019 ⏰

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Ho mangiato caviale e mi sento migliore Where stories live. Discover now