L'esploratrice

5 0 0
                                    

Il sole s'innalzava rapido

Sulla distesa dorata dell'erba

Che donava il proprio colore

Alla Savana,

Unica madre per molti

Degli esseri viventi lì presenti e

Che rumoreggiavano per la prateria.

Già, il sole si alzava nel cielo,

Allontanando la serena notte e

Dando inizio a un nuovo mattino.

E in quel paradiso vi era presente lei,

La coscienza che poteva dare un senso

A quell'immenso affresco africano.

La donna solitaria

Si svegliò a contatto

Con quelle calde carezze del giorno

E si ritrovò a stirarsi le membra

Sopra il tronco in cui aveva passato la notte,

Felice di aver abbracciato quella esperienza

In giovane età,

Quando poteva ancora concedersi

Il lusso di arrampicarsi come un ghepardo,

Per provare piacere a contatto con la natura.

Scese dall'albero

E prima ancora di contemplare la vita

Godette delle sensazioni gradevoli

Per il contatto con il suolo caldo

Dei suoi piedi nudi.

Percepiva perfino il vibrare del terreno

Al passaggio poco lontano di un elefante.

Sentiva i barriti dei bufali

Mentre si affrettavano a percorrere

La strada che li avrebbe condotti fino al fiume.

Vedeva la Natura dischiudersi davanti a lei

E non si era messa ancora in marcia,

Per raggiungere la Jeep.

Talmente straordinario era quel risveglio,

Che avrebbe provato probabilmente nostalgia,

Tornando un giorno a casa,

Nel freddo ventre del nord Europa.

Era lì per proteggere i felini,

I serpenti, le antilopi, i cari vecchi Baobab.

Ma era anche lì per difendere

I popoli che con convinzione

Lottavano da secoli contro l'assurdità

dell'uomo bianco,

Nel tentativo di lasciare in pace la natura

Senza che nessun imprenditore

La privatizzasse.

Indossò le scarpe, raccolse lo zaino

E le sue poche cose,

Prima che si ricordasse di preparare la fotocamera,

Con cui avrebbe immortalato

Il primo respiro della giornata

Di un ecosistema vivo come la Savana.

Ecco. La foto era stata fatta.

S 'intravedevano perfino gli uccelli

Volteggiare sopra le teste delle zebre.

Che posto magnifico.

Sarebbe stato idoneo condividere

Quella meraviglia con la propria famiglia,

L'amore lontano,

Con i propri parenti e gli amici

Che non erano potuti venire

A condividere quell'esperienza.

Si diresse alla Jeep convinta

Di star facendo la differenza

In un mondo sempre più dominato

Dalle macchine, dal cemento e dall'indifferenza nel cuore.

Era lì ingenuamente convinta

Che forse il suo lavoro

Avrebbe migliorato le cose, sì!

Ma era anche consapevole

Che per quanto fosse dura,

Per quanto la Savana fosse crudele,

Bella e maestosa,

Il suo contributo non era niente

In confronto al sacrificio di altre donne

Morte per salvaguardare le specie.

Se non avesse avuto il modo di raccontare

Con semplicità e tenerezza al mondo

La sua personale esperienza,

Persa in un oceano di beata bellezza,

Dove ogni fastosità umana

Non era altro che una brutta copia

Dello splendore fecondo dell'evoluzione,

Sarebbe stata incompleta,

Come un affresco strappato dalla consistenza

E dal supporto di una parete.

La Savana era figlia della Natura,

Di cui anche lei, altre donne,

Gli animali e l'intera umanità

Ne facevano parte,

Finché persone coraggiose

Avrebbero avuto l'amore di esplorare

Ciò che agli antichi era proibito:

Il senso di una esistenza giusta,

Spesa a godere e difendere

Gli scrigni del creato,

Per difendere il valore del presente

Contro le possibili minacce del futuro.


Aurelio Sanguinetti


You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Nov 29, 2019 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

L'esploratriceWhere stories live. Discover now