Chapter 1

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Sabato pomeriggio.
Apro gli occhi di scatto e mi accorgo di star tremando. "È solo un incubo,Alyssa,rilassati" sussurro. Scendo dal letto e inizio lentamente a riconnettermi con la realtà,sono le sei del pomeriggio. Cammino scalza fino al corridoio,poi scendo le lunghe scale bianche che portano verso l'ingresso,la zona più elegante della casa. I miei genitori,entrambi imprenditori di una rinomata azienda,sono due perfezionisti. Tutto l'ambiente che mi circonda è frutto di un preciso lavoro durato molti anni,gli arredi e i mobili sono stati minuziosamente decorati con l'aiuto dei migliori esperti. Eh già,tutto per una semplice abitazione di famiglia.
E che famiglia.
Inizialmente era sempre così :
"Alyssa,non entri in casa se prima non hai tolto e lucidato le scarpe,vieni"
"Alyssa,togliti quella felpa sportiva o te le diamo di santa ragione. Lo sai già come funziona : infilati subito la camicetta di pizzo che ti ho stirato".
"Alyssa,stai mangiando le patatine?! Togli quella porcheria,non puoi permetterti di ingrassare"
"Alyssa,puoi invitare solo Clay a casa. Bryce? Chi è? No, lui no"
Clay lo conosco dall'asilo.
"Alyssa,stai studiando sul letto?! Corri immediatamente in salone! Il tavolo è già pronto"
"Alyssa,ci stai dicendo che hai già ripassato per il compito di biologia?! Non se ne parla. Adesso arriva Annie,l'insegnante di ripetizioni. Devi essere perfettamente preparata. Non accetto meno di 8".
Era diventata una routine ormai. Poi ho deciso che avrei fatto qualcosa per porre fine a tutto ciò. E ovviamente,l'unico rimedio che mi è venuto in mente è stato quello di rispettare ogni loro scelta per non avere problemi.
"Va bene mamma. Va bene papà." Rispondevo ogni volta.
"Come si dice,Alyssa?" Mi chiedevano,in coro.
"Sarò la migliore."
"E brava la nostra figliola!" ridevano. Sembrava,e sembra tutt'ora,un film horror. O una commedia. Dipende dai punti di vista.

Lo squillo acuto del telefono mi distoglie da quei fastidiosi pensieri. Posso usarlo poche ore al giorno. Secondo i miei genitori,non è da persona educata andare in giro con quella "scatoletta luminosa" sempre in mano.
"Pronto?" rispondo.
"Alyssa! Finalmente ci degni della tua attenzione. Volevamo avvisarti che stasera rimarremo fuori per cena. C'è tanto lavoro da fare e non riusciamo a tornare a casa in tempo. Mi raccomando,niente cibi preconfezionati,a breve arriverà la cameriera e ti preparerà qualcosa!"
"Ma aspett.." non faccio in tempo a replicare che la chiamata viene interrotta bruscamente.
Sono così. Sono così i miei genitori,e bisogna farci l'abitudine.

Spesso i miei compagni di scuola mi invidiano :
"Sei ricca!"
"Hai una casa a due piani!"
"Hai una cazzo di cameriera! Di cosa ti lamenti?"
Ogni singolo giorno sento voci correre dietro di me,ma appena mi avvicino tutti tacciono. Non hanno il coraggio di dirmele in faccia,perché sanno che i miei genitori possiedono un potere non indifferente. Sono ricchi. E con un semplice battito di ciglia,chiunque si rivolga male davanti al mio bel faccino,finisce dal preside con tanto di probabile espulsione.
Esagerato,vero? Ma ormai ci ho fatto l'abitudine. Tutti ci hanno fatto l'abitudine.

"I soldi fanno la felicità". Quante volte mi è stato chiesto di scrivere un tema del genere durante un compito di italiano. "Argomenta questa frase" richiedeva la consegna. E io cosa facevo? Parlavo del male. Del male che i soldi procurano,della dipendenza che creano. Del dolore che provocano.
Lo ammetto,molte volte fa comodo. Ho sempre un passaggio quando voglio uscire,ma spesso lo rifiuto (quando i miei non sono presenti in casa). Non manca mai nulla in cucina,ma spesso mi limito a sgranocchiare snack in camera mia (quando i miei non sono presenti in casa). Non mi manca mai niente da vestire e ogni giorno trovo un capo nuovo appeso nell'armadio,ma spesso infilo la solita felpa grigia acquistata anni fa (quando i miei non sono presenti in casa).
Sono come uno di quei giubbotti invernali. Double face,si dice,vero? Da un lato c'è la pelliccia. È morbida,dolce. Se però rivolti il giubbotto,c'è il piumino. Ed è senz'altro più ruvido,freddo. È diverso. Come me.

Risalgo velocemente le scale e torno in camera. Sposto il quadro dietro all'armadio ed ecco qua che lo rivedo. Il mio nascondiglio. Una specie di cassaforte,senza chiave. Non ne ho mai trovata una. Il luogo dove ripongo la vera me. Mi assicuro di recarmici solamente quando sono sola in casa,nessuno sa che si trova qui. Tiro velocemente fuori una felpa sgualcita,delle Air Force che da bianche sono quasi passate a nere,un paio di leggings più o meno strappati. Un abbigliamento più che normale,no? Per voi. Non per la mia famiglia.
Appena mi sono vestita,mi guardo allo specchio. Poche sono le volte in cui mi vedo così,quindi sorrido e sospiro allo stesso tempo,mentre prendo le chiavi, una borsa, e faccio per uscire.
Sto per chiudermi la porta alle spalle quando qualcosa mi passa per la mente. Ne avevo bisogno. Solamente una. Ed eccomi tornare nella famosa "cassaforte" dietro al quadro, non che in realtà lo sia per quanto facile da aprire.
Sotto qualche vestito arruffato si nasconde un pacchetto di sigarette avvolto in un foulard. "Nessuno ha mai trovato questo posto, Alyssa, e nessuno ti ha mai scoperta. I tuoi genitori torneranno dopo cena,stai tranquilla." mormoro.
Dopo aver ripetuto almeno due o tre volte queste banali parole,esco finalmente da quella prigione che chiamo casa.

Spazio autrice :
Ciao a tutti! Mi chiamo Veronica (aka ronniice,il nome è un segreto) e questa è una nuova storia. L'inizio non è male,ma non immaginate cosa sta per succedere.. cambierà tutto da un momento all'altro 🤤. Non fate domande. In ogni caso spero che la trama vi stia piacendo anche se è ancora tutto da vedere,anzi da scrivere. Se non avete idea di ciò a cui mi riferisco,leggete la trametta che c'è prima di aprire la storia,ma penso lo abbiate già fatto se siete qui.
A presto ! (Molto presto)

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