La Tavola della Vita

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Le sue giornate erano sempre uguali qualcuno direbbe scialbe ma a lui piacevano così anzi se proprio vogliamo dirla fino in fondo; gli piacevano da morire.

Non era stato molto fortunato nella vita; si era diplomato senza gloria e senza infamia all'Istituto di Ragioneria ma non era riuscito a farsi una famiglia per pura sfortuna...e... ad essere sinceri... per il suo carattere chiuso ed ombroso che non si confaceva molto per una vita in due.

Finché c'erano i genitori con lui la mancanza di un'anima che lo pensasse non gli pesava ma da quando era rimasto solo quell'appartamento al terzo piano era diventato troppo grande per una persona sola e a dire il vero...anche un tantino freddino.

Almeno avesse ancora il cagnolino compagno fedele di mamma e papà ma anche lui se ne era andato per vecchiaia e adesso era solo.

Ma per lo meno aveva un lavoro...un lavoro che faceva da anni e che era tutta la sua vita.

Alla mattina quando si alzava la prima cosa che pensava appena la mente si collegava con il cervello era la porta del negozio che si apriva e lui che vi entrava...e questo gli dava una gioia unica che null'altra immagine sapeva procurargli.

No.. a dire il vero anche la messa della Domenica mattina gli dava la stessa gioia ma questa era solo per un giorno...il lavoro no...era un dono che gli arrivava dal lunedì pomeriggio al sabato.

Il negozio era tutto per lui e ogni giorno ringraziava il Cielo per avergli dato quel lavoro.

Un lavoro che amava oltre ogni cosa e che lo faceva sentire qualcuno.

Un lavoro di responsabilità e importanza.

Tutto suo.

Antonio aveva 50 anni ed era il responsabile acquisti in un piccolo magazzino di mercerie e filati alla periferia di Milano.

Oddio... parlare di responsabile acquisti era una esagerazione anche perché in tutto erano in quattro, lui una impiagata per l'amministrazione di nome Amelia e due commesse da banco.

Tutto qui.

Il titolare e proprietario di tutta la baracca, un ragioniere di circa settant'anni, veniva molto raramente e quando lo faceva era per controllare i conti.

Per vedere se tutto procedeva al meglio.

Domenico (questo era il nome del proprietario) si fidava molto di Antonio e di Amelia e quando veniva lo faceva più per dovere di firma che per un controllo vero e proprio ma nonostante ciò Antonio era sempre in apprensione quando riceveva la telefonata fatidica che annunciava il suo arrivo e quel giorno era proprio uno di quelli.

Il giorno della visita.

"buongiorno a tutti" disse entrando l'uomo "tutto bene"?

Era la stessa identica frase che da anni sentiva ma nonostante questo Antonio non si era ancora abituato... quella voce baritonale leggermente cupa gli procurava sempre un brivido lungo la schiena e un vago senso di timore per il vero abbastanza fuori luogo.

Tutto si poteva dire di Domenico ma non che fosse cattivo...tutt'altro, solo che Antonio avrebbe voluto che una volta controllati i conti se ne andasse contento ma non sempre era così...a volte lo aveva visto rabbuiarsi in volto nel mentre scartabellava i registri altre volte ancora se ne era andato via pensieroso quasi senza salutare.

E anche quel giorno le cose non si erano messe proprio bene;

"troppi acquisti...sbagliati"

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