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sospiri pesanti, nella stanza udiva nulla se non il forte ronzio dei suoi pensieri, irrequieti, fastidiosi.

stupidi.

Poggiato con la testa sul proprio avambraccio, adagiato sulla scrivania, sopra quaderni aperti inutilmente, le sue dita continuavano a rigirare quella penna tra le mani, torturandola.

sospirava, sospirava.

sospirava ancora.

il cuore tremolante nel petto sembrava volergli del male.

inutile, è inutile.

i capelli della frangia ricadevano bui sulla sua fronte corrucciata.

"te ne pentirai una volta cresciuto" ricordava le parole di sua sorella, quando lo vedeva troppo immerso in pensieri futili, quanto ciò che sembrava essere la sua esistenza.

«Mi verranno le rughe»

ridacchiò fintamente, un po' per circostanza, un po' perché sembrava lui più naturale l'innaturale.

altri sospiri.

non finiva, non sarebbe finita.

oh non così presto.

Non capiva. Davvero.
Non ha alcun senso.

pensava, pensava.

inutile.

Come me..!¡

Non volle forzarla un'altra risata però.

Che succedeva? che succedeva...
Niente.

assolutamente

niente

ieri, oggi, domani... e la settima prossima, l'anno prossimo..

nulla?

E sospirava, sospirava, sospirava..

Chiuse gli occhi, in preda ad emozioni completamente stupide, ingiustificate, insensate e.. si, inutili.

quando gli si contorceva il cuore nel petto, gli si stringeva lo stomaco e gli occhi bruciavano.. e nella gola, un formichio, un dolore lieve ma così persistente da fare esageratamente più male di un pugno.

perché? cosa c'era?

adolescenza?

"Deve fare schifo allora.."

e si, lo fa, immagino.

Quasi fosse una risposta decente -così volevano fargli credere gli adulti- cercò di crederci, fallendo, più miseramente della sua vita finora.

«Jeon jeongguk» esclamo, come a darsi sicurezza.

eccola la fonte dei suoi problemi.. nulla di meno che il patetico, miserabile e incredibilmente penoso se stesso.

sospiri succedevano sospiri, altri sospiri ad altri.

«Che problemi ho?»

parlo da solo.

cringe.

Lo trovava incredibilmente cringe, il suo dannarsi per nulla, il suo essere in questo stato.

Ma ci passano tutti?

«Ma ci passano tutti?» diede voce ai suoi pensieri.

Eh sì, 16 anni e non sapere che farsene.

Non sapeva chi fosse, cosa volesse, cosa gli piacesse e cosa no, cosa essere.

ronzavano, ronzavano pesanti e leggeri quelle parole, confuse nella sua mente disorganizzata.

Non si sentiva lui, ma non che fosse qualcun altro.. semplicemente era confuso.

un po' tanto.

Se non sapeva che farne della sua vita, era solo perché era ancora presto, probabilmente.

16 anni non sono 18, non sono 20 e tantomeno 30.

però non rimangono fermi.

o meglio, sembrava di sì, ma contemporaneamente andava tutto fin troppo veloce.

volava di qua e di là, in un batter d'occhio scompariva, lasciando le sue tracce sulla pelle.

e così, abbassamdo una palpebra, sarebbe cresciuto, abbassando l'altra sarebbe diventato adulto, riaprendo gli occhi, eccolo, già pronto a invecchiare, soddisfatto o meno della propria vita.

Sperava di viverla, la vita, però.

viaggiando, andando avanti, conscendo persone, città, esperienze.

eppure eccolo.

chiuso nella sua camera, alle 4:46 della notte, a far luce solo la fievole lampada davanti a lui, mentre rifletteva sulla vita, caduto in un burrone di insicurezze.

avesse dovuto affibbiare un aggettivo alla vita, con la sua poca esperienza, avrebbe scelto forse la parola crudele o ingiusta.

cercando di non farsi trasportare troppo dal pessimismo delle poesie che leggeva a scuola, non riusciva comunque a capacitarsi del perché, di tante prospettive future che gki si prospettavano, nessuna di essa sembrava essere raggiungibile.

«Speranza di sto cazzo, Leopardi aveva ragione» sibilò a denti stretti, svogliato.

«Vaffanculo»

vaffanculo.

si, vaffanculo.

oh no, è cringe così, non sono mica una ragazzina su tumblr nel 2017...

Però voleva mandarla lo stesso a fanculo, la vita.

forse un giorno, se ne sarebbe fatto una ragione.

forse sarebbe uscito da quella pozza di no.

forse si sarebbe liberato di tutti quei pensieri inutili, per quali era per lui comodo incolpare l'adolescenza -nemmemo fosse un quarantenne-.

ma prima un occhio, poi un altro.

la notte, scesa già da tempo, dava spazio alla mattina, quando invece, cullato dal ronzio ssmpre più lieve di se stesso, volava via, sfuggiva la realtà, iniziava il bello, quando sarebbe dovuto finire.

𝐂𝐚𝐧 𝐈 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐝𝐚𝐲 𝐟𝐢𝐧𝐧𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐝 𝐦𝐲 𝐭𝐢𝐦𝐞?┆🍒

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⏰ Last updated: Mar 14, 2020 ⏰

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