The Nanny [Yoonkook]

Prologo

9 mesi prima...
08/08/2019

Pov. Jungkook

L'idea di tornare in Corea non mi piace più di tanto.
Ho passato due settimane molto rilassanti e piacevoli in Nuova Zelanda. Ancora non riesco a credere di aver rivisto Saeji; non la vedevo da quando avevamo quindici anni. Eppure, in sette anni, non è assolutamente cambiata. Solo lei riesce a farmi bere e ballare per tutta la notte.
Se ripenso al fatto che, da giovane, provavo forti sentimenti per lei, quasi mi lascio sfuggire una risata.

Sarei rimasto volentieri anche per un mese ma il dovere mi chiama.
Mio padre non è più così giovane; ha bisogno di un aiuto nel gestire l'azienda.

Mentre aspetto, in aeroporto, la chiamata del mio volo, stranamente non riesco a pensare al lavoro che mi attende nella filiale di Busan; sono concentrato sul ricordare ciò che ho fatto la scorsa notte.

Assolutamente nulla.
Buio totale.
Quella scalmanata deve avermi fatto bere così tanto da dimenticare tutto.

Però non mi preoccupo più di tanto. Qualche volta ho bisogno di lasciarmi andare anch'io.
Non può essere successo nulla di che.

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Pov. Yoongi

"Ecco qui!" Il mio 'infermiere' personale mi consegna una piccola medaglia, simile ad una moneta, solo che non è fatta di oro vero.

"Sei stato uno dei migliori, sai? Pulito da cinque anni!" Si complimenta con un gran sorriso ma io non riesco a gioire.
Non capisco perché tutti si ostinino a farmi i complimenti! Non ho mica vinto una gara. Sono solamente riuscito ad uscire da un tunnel oscuro nel quale mi ero cacciato da solo.
Me la sono cercata io; nessuno mi ha detto di iniziare a drogarmi. Cos'è, si congratulano tutti perché ho scoperto come usare il mio cervello?
Che branco di idioti.

"Ho fatto le valige, posso già andare? Sai, dopo sette anni, sono un po' stanco di vedere la tua brutta faccia." Domando, ironico, afferrando la mia unica sacca.
Non provo nemmeno a ringraziarlo; non sono mai stato bravo a farlo, figuriamoci quando non sono nemmeno sincero.

Lui continua a sorridermi, senza scoraggiarsi, prima di farmi strada verso l'uscita.
Nessuno dei due perde tanto tempo nei saluti; basta uno sguardo ed un cenno del capo.
E in poco tempo, mi ritrovo nuovamente lungo le strade di Busan.

Dopo aver rivolto uno sguardo perplesso alla medaglia che tengo ancora in mano, la lascio cadere distrattamente dentro una tasca del mio borsone.

Non ho il tempo né per gioire, ne per lodare i miei, stupidi, progressi. La mia mente, nell'ultimo mese, è stata costantemente divisa tra due pensieri.
Per prima cosa, devo trovare un posto in cui vivere, poi un lavoro.
Non credo sarà facile.