XVI anni luce.

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Si son fatte le 4, ma ancora si prosciugava a quel corpo bianco, altro che celeste. Celeste era il cielo e forse un po' storto, non si capiva dal sottosopra. Si rigirava e diveniva soprasotto. Ha perso la realtà ed ora parla solo di cibo, parlava troppo ma chi poteva sentirlo se lo faceva solo con se. Si sgretolano le ossa, l'aria gonfiava il torace e al posto di essa era lui quello compresso, bruciava ardeva da far strizzare gli organi e le unghie sepolte nella pelle del cuore. Ma come si faceva a metterci delle graffette, forse doveva incollarci delle ali di farfalla, bisognava sbrigarsi ella dalle spalle si stava cingendo alla gola e come dovrebbe respirare; non ha accesso ad altre vie.
Ti supplico mi passi il sole. le stelle erano fulminate e non c'era più luce alcuna, rimanevano loro e quel pozzo cavernoso, ibrido e libido del suo io. Ne bramava ogni briciola. La fase lunare di quella sera lo teneva a se, sconnesso dagli altri. Voleva solo la luna e la avrebbe avuta da quanto capriccioso era. Come quando ai bambini gliela si da vinta. E jungkook era un bambino, uno di quegli infanti succubi di repentini cambi di umore e, chissà, anche personalità. Facevano a gara a chi doveva arrivare sul podio, le sue emozioni, spingevano addossate come l'ammasso di gentaglia alla metro giapponese. Chissà che impegno dovevano scongiurare, che sia mai arrivassero ultime, guai. Dal ridere all'ira come fosse da un gusto all'altro di un gelato. Ma con il cucchiaino o con la lingua?

Sei lunatica, a due passi dalla luna.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora