Capitolo 1

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Caldo,faceva tantissimo caldo.
Gli ultimi scatoloni per il trasloco erano pronti per essere caricati sull'aereo.Piccoli frammenti di vita ripercorrevano il mio subconscio.Stavo abbandonando Doncaster,stavo abbandonando la mia vita,le mie amicizie.Un lungo pantalone nero,un cappotto nero,un cappello nero,si il nero era il mio colore preferito.Era abbinabile ovunque,era misterioso,rigido,forte,scontroso,sicuro.Come me.Eccetto per la sicurezza.Non ero convinta di ciò che facevo,pensavo solo alle conseguenze.Come la scelta del liceo.Come si fa a non capire facendo il liceo linguistico,che la moda é la propria passione?Me lo chiedo anche io.
Arrivata all'aeroporto con un taxi feci fatica a trasportare gli ultimi bauli.
Il volo per New York era tra circa 20 minuti.L'unica ragazza che non aveva degli accompagnatori ero io.I miei genitori avevano affari da concludere,pensavano che me la sarei cavata benissimo da sola.C'era gente che si abbracciava,piangeva,rideva istericamente.Coppie che si baciavano appassionatamente riaprirono una ferita profonda,una ragazza magra ma formosa con un ragazzo alto ricordavano me e Fred.Loro erano innamorati.Anche noi,almeno io,almeno credevo ad allora noi .3 anni della mia vita insieme ad un'uomo che non meritava nulla di me,neanche una bestemmia.Giunsi ad una conclusione dopo mille vaschette di gelato e film strappalacrime:"gli uomini erano dei grandi figli di puttana,grandi come i tradimenti ch'erano in grando di fare"
Non ci avrei avuto più a che fare con la loro specie,a meno che per lavoro o per singola amicizia.
Non mi sarei aspettata una fila così corta per il check-in.Le altre volte erano molto più lunghe e noiose.
Donne belle e longilinee mi accolsero nell'aereo.
Mi posizionai vicino al finestrino,mi aspettavano molte ore di volo,ed il fuso-orario si sarebbe fatto sentire all'arrivo.Dormire era la scelta migliore.Accucciolandomi nel sedile con il viso rivolto alle nuvole,comincia a rilassarmi,addormentandomi poco a poco.
La voce che annunciò l'atterraggio mi risveglio dal mio sonno profondo.
Raccolsi la mia Chanel e scesi da quell'aereo di prima classe,gente snob mi circondava,ragazzine vestite da capo a piede Louis Vuitton mi fissavano con aria interrogativa.
Fresca aria alla mia discesa mi accolse nella mia nuova città.Stavo per baciare terra,le ore di viaggio mi pesavano,ma mi contenni,non volevo fare show di me stessa.
Durante il viaggio verso il mio nuovo appartamento notai grandi palazzi,gente che correva di fretta,avevano tutti qualcosa da fare,nessuno si soffermava a guardare chi aveva attorno.
"Anche tu sei venuta qui per fare fortuna ragazzina?"
Non avevo fatto proprio caso all'autista oltre a quando gli avevo chiesto una corsa.Aveva l'aria di un'uomo di mondo.Attraverso lo specchietto retrovisore mi osservava in attesa di una risposta.
"Non sono venuta qui per fare fortuna"
Filo da torcere non gliene volevo dare,cos'era?Uno stolker?
Vabbe sto esagerando,ma cosa ne voleva fare di ciò che ero?
Lo sentii sbuffare.Non mi rivolse più la parola,meglio così,l'ultima cosa che volevo era stringere amicizie.
Una grossa botta mi riporto tra i comuni mortali,eravamo arrivati a destinazione.
Un grande grattacielo ricoperto di vetro mi attendeva.Pagai la corsa,78 dollari,mamma,solo per 2 chilometri e mezzo!Raggiunsi velocemente il piano 38,prima di essere passata per una reception dai colori marrognioli.
All'uscita dell'ascensore una ragazza mi scontrò.
"Sta attenta a dove cammini imbranata"mi urlo contro,era molto bella,ma se era scontrosa con tutti c'era poco da vedere.
Se la tutte le persone erano così sarei morta e nessuno sarebbe venuto al mio funerale.
L'appartamento era come me l'aspettavo,interni moderni,grandi stanze,pareti di vetro.
L'enorme parete affacciava sul quartiere di Manhattan,tutto ciò era incondizionatamente spettacolare.
Le luci dei grattacieli rendevano la vista alquanto affascinante,milioni di persone mi circondavano,le luci creavano contorni e figure spettacolari.
Dormire era la scelta migliore,la mattina seguente mi sarei recata al centro direzionale di Vogue.
Piegai accuratamente i vestiti e li poggiai sul comò accanto al letto matrimoniale.Il bip della sveglia mi risveglio dal mio sonno tremendo.Gli occhi erano serrati da i raggi del sole che penetravano dalla finestra.Sbuffai e imprecai mille volte,finche non mi alzai e spensi quell'allarme fastidioso che dava inizio al nuovo giorno.La casa era ancora piena di scatoloni,non sapevo dove avrei trovato il tempo di rimettere tutto al posto giusto.Ero una maniaca del controllo,tutto già era pianificato,in orario,perfettamente.Non ebbi tempo di osservare meglio l'appartamento,oltre alle foto su internet non ne avevo un quadro ben definito.Un lungo corridoio si espandeva dall'uscita della camera da letto che era infondo ad esso.Vicino alla porta d'ingresso era situata una mini-biblioteca.Una cinquantina di libri,ma il mio sguardo venne attratto da Cime Tempestose,nonché il mio libro preferito.Osservai l'orologio in cucina,era di un legno di ciliegio pregiato.Solo quando mi accorsi che erano le 8 meno 10 sguazzai come un ghepardo nella cabina armadio.Indossai il completo prestabilito prima del viaggio.Dovevo essere impeccabile,il centro direzionale della rivista Vogue avrebbe aperto i cast per le ragazze immagine.Una semplice T-Shirt bianca rendeva l'outfit più contemporaneo.La gonna nera con immagini colorate faceva la sua parte.La borsa YSL era la mia preferita la indossavo per le occasioni più importanti,mi fu regalata dalla defunta nonna Meredith,(immagine a lato)i tronchetti bordeaux slanciavano la mia figura snella e longilinea.Non ero molto formosa rispetto a tutta la mia famiglia,ma n'ero fiera.
Corsi fino alla reception e lasciai le chiavi alla ragazza di turno,mi squadrò da capo a piede la biondina con sguardo disprezzato.
"C'è qualche problema?"domandai con toni attizzosi,spalanco gli occhi e negó con un segno del capo.
"No non c'è nessun problema."continuò facendo spallucce.
Mi urtava quella ragazza,stavo per prenderla per la camicetta,mi fissava ed era un po irritata ma la cosa che mi dava più fastidio era il motivo.

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