Prologue

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"Cazzo" questa fu la mia prima parola della mattina. Molto azzeccata visto il mio essere poco etero ma a mia mamma non piacque particolarmente visto che mi urlò dalla cucina di non usare "certe parole" come se lei non lo facesse poi. Mi trascinai in bagno,  mi lavai il viso e provai a sistemare il groviglio di capelli biondi che mi ritrovavo.

"Mickey vai giù o la mamma ti uccide" mi disse un esemplare di sorella mezza addormentata entrando mentre mi spruzzavo la lacca e che mi lanciò un'occhiataccia quando le finí in bocca. Mi misi dei jeans neri ed una delle mie amate felpe di almeno due taglie più grandi grigia per poi scendere in cucina.

"Tesoro, devi fare colazione quante altre volte dovrò ripetertelo?" mi disse mia madre mentre stavo cercando di non inciampare sulle scale "Mamma sono in ritardo dai" le lasciai un bacio sulla guancia e mi incamminai verso scuola.

Tutti gli adolescenti, o quasi, la odiano. Chi perché detesta studiare, chi perché non ha un bel rapporto con le regole e chi semplicemente non ha voglia di fare nulla. Mi piacerebbe odiarla per gli stessi motivi, ma la vita di qualcuno doveva essere rovinata da quei deficienti no? Ovvio, e la sorte ha scelto proprio me. Basso, fragile e con una lingua talmente lunga che potrei avere l'ultima parola anche con il presidente degli Stati Uniti.

Strano. Mi hanno sempre etichettato così. Per ciò che mi piace fare, per come mi vesto, per la musica che ascolto. Sono sempre stato visto come "il ragazzo che sta nel suo angolo", ma io nel mio angolo sto bene. Ci sono solo io, Michael. Un normale sedicenne, con gli occhi di un azzurro-grigio indefinito, una massa di capelli lisci biondissimi praticamente bianchi e, l'altezza nascosta nei meandri di me stesso.

Ho fatto coming-out a quattordici anni al mio primo anno di superiori, la mia famiglia mi ha sempre supportato, il vero problema si è posto quando l'intera scuola è venuta a saperlo. All'inizio erano solo battutine, poi sono diventati insulti sempre più pesanti, finché non sono arrivati alle mani.

So che dovrei dirlo a mia mamma, ma non voglio farla preoccupare, tanto tra nove mesi se ne andranno e saranno solo un orribile ricordo. Stavo per varcare l'enorme cancello in ferro dell'edificio quando sento una voce un pò troppo familiare "Ehi frocetto come stai?" disse avvicinandosi velocemente a me "Che succede non parli più adesso?" chiese ridendo "Non spreco ossigeno per parlare con uno come te Noah" risposi sarcastico. Cercai di superarlo per andarmene ma mi prese per il colletto della felpa "Quando ti parlo mi devi guardare in faccia stupido scherzo della natura hai capito?" mi urlò addosso "S-si" risposi con gli occhi lucidi, odio quando le persone urlano.

Quando mi lasciò corsi in classe, entrai e notai che l'unico posto libero era affianco ad un ragazzo che non avevo mai visto, mi sedetti senza neanche presentarmi, ero troppo impegnato a ricacciare giù le lacrime.

Quando entrò la professoressa tutti ci alziamo come da routine "Buongiorno ragazzi, come penso abbiate notato avete un nuovo compagno di classe. Luke alzati grazie" il ragazzo seduto accanto a me si alzò "Io sono Luke e vengo da New York" finite le presentazioni la prof iniziò a spiegare ed io cercai di prestarle più attenzione possibile senza molto successo, quindi presi il blocco dei disegni ed iniziai a scarabocchiarci su. Non ero bravo a disegnare, anzi, ero proprio negato però mi piaceva.

Finita l'ora di scienze mi diressi verso il cortile per poter stare da solo, l'ora successiva ci sarebbe stata educazione fisica che avendo un problema alle gambe non facevo. Avevo chiesto espressamente al professore di non spiegare ai miei compagni il motivo della mia assenza nelle sue ore e lui aveva acconsentito senza fare troppe domande.

Presi il mio libro dallo zaino ed iniziai a leggere tranquillo, leggere mi permetteva di entrare in un altro universo, parallelo al mio, ed entrare in contatto con i protagonisti ed il loro mondo, i loro sogni, i loro problemi. Scappavo dalla realtà rifugiandomi in un mondo che solo io vedevo e sentivo.

"Come mai non sei a lezione idiota?" chiese Noah avvicinandosi a me "Potrei farti la stessa domanda" risposi alzandomi in piedi "Non sai che è maleducazione non rispondere ad una domanda che ti viene posta?" mentre pensavo a come rispondergli sentii un dolore improvviso, mi aveva tirato un pugno allo stomaco. "Hey, che cazzo stai facendo?" chiese una voce sconosciuta "Lascialo stare, Cosa ti ha fatto un ragazzino così piccolo?" disse ancora. Non sentii la risposta di Noah, in verità non sentii più nulla.


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⏰ Última actualización: Feb 10 ⏰

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