Il treno (prima parte)

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Il treno Intercity notte 607 proveniente da Milano centrale e diretto a Bari centrale è in arrivo al binario 2 con un ritardo di 30 minuti. Allontanarsi dalla linea gialla.
Your attention, please...

Socchiuse gli occhi nell'udire la voce meccanica che annunciava il suo treno. Si mordicchiò il labbro, afferrò il manico della valigia blu e si osservò intorno per capire verso quale direzione incamminarsi per evitare affollamento. Il fischio del veicolo diventò sempre più nitido, fino a costringerla a sollevare le spalle, come se volesse proteggersi da quella violenza.
Quando il treno si fermò, pronto per riportarla nel suo paese di origine, per un attimo ebbe la tentazione di scappare, non salire, restare nella città che negli ultimi mesi, tra alti e bassi, l'aveva accolta.
Salì il primo scalino, un uomo l'aiutò con la valigia e cercò la sua cuccetta, dove avrebbe trascorso la notte. La trovò senza difficoltà, aprì la porta di vetro e si adagiò sulla poltrona nera, non prima di aver riposto la valigia nello scaffale sopra di lei.
Si sfilò la giacca in felpa, restando a mezze maniche, e sospirò.
La aspettava un viaggio lungo otto ore, escludendo eventuali ritardi, e il passare la notte da sola la intimoriva un po'.
Osservò il finestrino, il buio era calato già da un paio d'ore, ed in lontananza era possibile osservare qualche debole lucina di aziende e fabbriche.
Prese il cellulare, inviò un veloce messaggio a sua madre ed appoggiò il capo sulla poltrona, tentando invano di rilassare i muscoli troppo tesi.
Era contenta di rivedere sua madre, le sue amiche, ma credeva di non essere ancora pronta per affrontare l'altra sua famiglia, quella composta dal padre e, di conseguenza, dai suoi fratellastri.
Prese le cuffiette nel momento stesso in cui il treno cominciò a mettersi in moto, selezionò Spotify in riproduzione casuale e si lasciò cullare dalla voce di Lady Gaga e Bradley Cooper nella loro Shallow.

Tell me something girl,
Are you happy in this modern world?
Or do you need more?
Is there something else you' re searching for?

-Buonasera-

Una voce improvvisa e rauca la costrinse a voltarsi, lasciando scivolare la cuffia lungo i capelli. A primo impatto credette che fosse il controllore, ma capì subito che fosse un passeggero quando lo vide entrare con la sua valigia. Lei accennò un 'sera seguito da un sorriso impacciato, tornando ad ascoltare la canzone. Dopo solo alcuni secondi, però, si ritrovò a porre la concentrazione sull'uomo che avrebbe condiviso la cuccetta, che si accomodava ad un paio di posti distante da lei, di fronte e verso la sua destra. Le rivolse un'occhiata di cortesia e subito si concentrò sul suo telefono, sembrava piuttosto serio.
Dal suo abbigliamento la ragazza dedusse che lavorasse in ufficio o che fosse comunque un uomo di affari, data la presenza della camicia bianca sotto un completo scuro.
Un uomo elegante, raffinato, giovane. Non il suo tipo. O meglio, non il tipo di persona che l'avrebbe messa a proprio agio.
Osservò i suoi vestiti, un pantalone nero ed una maglietta grigia con lo stemma dei Queen, che le davano un'aria forse fin troppo informale.
Scosse la testa, dandosi della stupida per le congetture che la sua mente stava architettando e si concentrò nuovamente verso il finestrino, accorgendosi che ogni metro che il treno percorreva era un metro in meno verso casa.
Si mosse sul sedile, provando un brivido di freddo al pensiero del matrimonio a cui sarebbe stata costretta a partecipare, per di più sola.
Si strofinò gli occhi, dimenticandosi di avere la matita nera e sporcandosi la mano. Trattenne un'imprecazione e se la disinfettò, approfittando per mangiucchiare qualcosa.
Prese la busta dei tarallini e cominciò a sgranocchiare, per poi porre nuovamente l'attenzione verso il passeggero.

-Ne vuole uno?- domandò, porgendogli la busta.

Lo chiese senza un secondo fine, semplicemente perché fin da sempre era stata abituata ad un determinato tipo di educazione che comprendeva la condivisione, persino con gli sconosciuti.

Lui sollevò lo sguardo, quasi come se non avesse capito la domanda, e infine scosse la testa.

-No, la ringrazio. Sarebbe un problema se spegnessi le luci?-

-No, adesso spengo anche la mia-

L'uomo le rivolse un cenno del capo e la conversazione morì lì.
Lei finì di mangiare, buttò la busta e si dedicò alla visione di un film, capendo che con il passeggero non ci fosse assolutamente alcuna possibilità di interazione, nonostante fosse apparentemente poco più grande di lei.
Cominciò a domandarsi se anche lui avesse un'opinione su di lei, se avesse notato il suo abbigliamento nettamente sportivo in confronto al suo, ed arrivò alla conclusione che no, non poteva averci fatto caso semplicemente perché non si era premurato di rivolgerle nemmeno uno sguardo.

Stranamente rispetto a quanto previsto, si addormentò una mezz'oretta dopo, lasciando il ronzio del film in sottofondo. Percepiva dei brividi lungo le braccia, la pelle si accaponò, e si strinse contro la poltrona, mettendosi addosso la felpa leggera. Crollò nel buio per un tempo a lei indefinito, e si svegliò solo quando percepì il treno frenare.

Ancora frastornata, avvertì una piacevole sensazione di torpore che le ricordò la sua infanzia, quando si nascondeva sotto le lenzuola di flanella per dormire cinque minuti in più, prima che la scuola la risucchiasse nel suo vortice di paranoie e ansie.
Prima di aprire le palpebre lasciò che l'olfatto si viziasse di quel delicato profumo di talco che la avvolgeva, rendendo quel calore ancora più gradevole. Le fu difficile schiudere gli occhi e mettere a fuoco l'ambiente che la circondava, e la sua attenzione fu attratta da un enorme pezzo di lana che la copriva interamente: una coperta, non sua.
Aggrottò la fronte confusa, domandandosi da dove provenisse.

-Mi sono permesso di coprirla- commentò l'uomo presente nella cuccetta, dando voce ai suoi dubbi -mentre dormiva tremava, sembrava molto infreddolita. Ho deciso di coprirla con una coperta che avevo in valigia, spero di non essere stato troppo molesto per i suoi gusti-

-Affatto- scosse la testa lei, con un sorriso sincero ma ancora assonnato -la ringrazio, è stato molto gentile. Se le serve...-

-Al momento può tenerla, non si preoccupi-

Lei annuì appena, colpita da quel gesto gratuito e senza secondi fini. Si strinse nella coperta, strofinando le guance contro il tessuto ruvido ma soffice al contempo.
Portò lo sguardo verso l'uomo, e notò come fosse serio, concentrato sulla sua lettura. Chinò il capo per leggere il titolo del libro, e sgranò gli occhi per la sorpresa.

-L'ombra del vento!- esclamò, talmente entusiasta da far quasi scivolare la coperta.

Lui alzò lo sguardo, la osservò stranito ed infine annuì, toccando con l'indice la copertina.

-Si riferisce a questo. Lo conosce?-

-Se lo conosco? È uno dei miei libri preferiti!-

-Addirittura-

-Pensi che io e una mia amica di università ci eravamo promesse di fare un viaggio a Barcellona per poter visitare le vie citate nel romanzo. Peccato che non sia più possibile- terminò la frase con un sussurro, diventando subito triste, assente.

-Avete litigato?-

Con quella domanda, le sembrò che il passeggero avesse rotto un po' il muro di vetro che li divideva, che si fosse quasi rilassato.

-Lei non c'è più- scosse le spalle lei, mentre percepiva la solita fitta allo stomaco quando ricordava la giovane amica morta in un incidente stradale.

-Mi dispiace- rispose, pentito di aver posto quel quesito.

La donna fece un sorriso per tranquillizzarlo, ma le parve di percepire una nota di pentimento nel tono di voce dell'uomo.
Stava per dirgli qualcosa, quando il treno si arrestò completamente, in una zona di campagna.

-Che succede?-

-Non lo so, non c'è una fermata qui. Probabilmente riprenderà la corsa tra pochi minuti-

Eccomi qui con il primo capitolo di una storia che mi è venuta in mente un po' per caso.
Mi sembrava decente e ho deciso di pubblicarla, spero risulti interessante!
Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate❤

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⏰ Last updated: Oct 20, 2020 ⏰

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Allontanarsi dalla linea giallaWhere stories live. Discover now