Capitolo 23 - Coroncina nuziale

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Il caldo di fine maggio avvolse l'affollata Londra impedendo a tutti gli abitanti di respirare.
Le dame lasciarono gli abiti pomposi e pesanti per altri dal tessuto più leggero che lasciavano scoperte braccia e spalle.

A meno due settimane dalle nozze dovevamo ancora terminare la pila di fazzoletti regalo e, quella mattina, decidemmo di lavorare nel cortile sotto ad un gazebo.

«Fra pochi giorni farete il grande passo, Amelie. Vi sentite nervosa?» chiese all'improvviso la Marchesa.

In cuor mio, non sentivo l'agitazione o l'inquietudine. Non ero come le altre. Attraversare la navata, posare la mano in quella di Edwin e pronunciare i voti: nulla di tutto ciò rientrava nei miei piani.

Ero più preoccupata del fatto che non avessi ancora fatto luce su chi aveva voluto spaventarmi se non uccidermi.

«Ricordo il giorno che sposai vostro padre» confessò mia madre. «La sera prima non riposai affatto e la mattina dovettero pizzicarmi le guance molte volte per darmi un po' di colore».

Lady Dowen rise dolcemente. «Non eravate la sola, Lady Verseshire. Io stessa non mi capacito ancora di come attraversai la navata al braccio di mio padre. Le mie gambe tremavano così forte che temevo di cadere come un fuscello al vento».

«Oh raccontatemi del vostro abito, Lady Dowen. Doveva essere splendido» supplicò mia madre con gli occhi luccicanti.

«Era semplicemente magnifico. Interamente ricoperto di pizzo veneziano, di color argento come si addiceva ad una nobile, e ricoperto di pietruzze luminose che si muovevano ad ogni passo. Mio marito disse che assomigliavo più ad un lampadario che ad una sposa» rise. «Come tradizione giunsi alla cappella in sella ad un cavallo grigio...»

Una farfalla si posò sul fazzolettino che stavo decorando e le prestai tutta la mia attenzione. Era del colore del sole con alcune sfumature più scure sulle due ali che si muovevano con tanta eleganza che sembravano  quasi ipnotizzarmi.

Quando tornai ad ascoltare la nobildonna, era ancora immersa nei ricordi. «Oh sì, danzammo e mangiammo tutto il giorno fino a notte fonda quando ci accompagnarono nella camera nuziale. La mattina dopo offrimmo la colazione agli ospiti rimasti».

Mia madre si voltò e mi ammonì: «Ricordate Amelie, ci si aspetterà la stessa gentilezza anche da voi».

«Gli ospiti rimarranno qui a Dowen House?» chiesi, confusa. Non si era mai parlato di questa possibilità.

«Alcuni sicuramente ne approfitteranno ma molti altri torneranno a Corte oppure alle loro residenze. Ricompariranno solo la mattina».

«E comunque, Amelie cara, avete istruito la vostra cameriera su come dovrà comportarsi per la vostra prima notte da Contessa?»
Il tono dolce con cui si rivolse mia madre non mi ingannò. Non vedeva di buon occhio il mio legame con Anne.

Anne. Era sparita dalla notte precedente seppur le avessi chiesto di unirsi a noi per ricamare.

Pranzammo in giardino e poi nel primo pomeriggio ci ritirammo nelle nostre stanze per riposare.
Io mi dedicai alla coroncina floreale che aveva realizzato il giardiniere intrecciando tra di loro alcuni rametti di edera, dei garofanini viola e qualche rosa.
La indossai davanti allo specchio che però non mi rifletteva l'immagine che desideravo.

"Cosa ti importa?" mi dissi. "Il matrimonio comunque non si farà".

Misi a tacere la mia coscienza giustificando questa vanità come il semplice desiderio di mostrarmi al meglio indipendentemente dal finale degli eventi.

La porta si aprì e finalmente guardai Anne.

«Non vi dona» commentò, con un sopracciglio alzato.

«Lo so bene. Dove siete stata?» chiesi, togliendo frettolosamente la coroncina.

«In cerca di notizie».

Le indicai un inginocchiatoio foderato su cui sedersi.

«La donna che ieri avete visto trasportare il tappeto rovinato di Milady viene da Berdyshire House. Era la cameriera personale della povera Marchesa Henrichetta»

«Andate avanti» la incitai trattenendo il respiro.

«Ebbene, la donna sostiene di aver visto il giardiniere versare un tonico nella sua bevanda serale. La mattina dopo la poverina ebbe l'aborto e pochi giorni dopo la febbre la portò alla morte»

«Sono sicura che non fosse un tonico» sussurrai, quasi timorosa della verità. «Abbiamo una testimone»

«Milady, se posso permettermi...Percy avrà anche agito contro la Marchesa ma...»

«C'è qualcun altro dietro a tutto ciò» conclusi.

«L'unico modo per arrivare alla verità è ispezionare il suo laboratorio».

Rimasi in silenzio, cercando una soluzione alternativa ma non la trovai.

«Inoltre...dovremmo parlare con lady Dowen» mi incoraggiò. «Sta sospettando qualcosa, lo vedo dalle sue occhiate serie e attente. Non mi stupirei se a giorni ci facesse anche seguire».

Prima che potessi rispondere udimmo Lady Dowen dall'altra parte della porta.

«Siete sveglia lady Amelie? Abbiamo ancora molto lavoro da fare».

«Arrivo subito, Lady Elizabeth»

Cucimmo fino a che il sole scese oltre la linea dell'orizzonte e dovemmo strizzare gli occhi per vedere gli elaborati intrecci sulla stoffa.

«Credo che per oggi possa bastare» sospirò Lady Elizabeth, mettendo via l'ultimo fazzoletto concluso, seguita da mia madre.
Io continuai ancora qualche secondo per poter concludere la mia iniziale quando, con un gemito, mi portai il dito alle labbra. Mi ero punta ed ora, al centro del fazzoletto, stava una macchia scarlatta.  

«Non vi preoccupate, Amelie. Darete il fazzoletto ad Anne che...»

La vista divenne sfocata e, a mano a mano che peggiorava, una morsa stringeva il mio petto rendendo il respiro sempre più affannoso finché non vidi più nulla.

Angolo autrice
Come passa il tempo!! Le nozze si avvicinano sempre più e sembra proprio che lady Amelie possa sfruttare la testimonianza della cameriera. Voi cosa ne pensate? E questo malessere della contessina a cosa può essere dovuto? Nei prossimi capitoli ci sarà un dettaglio scioccante (in stile SHOCK di Barbara D'Urso) 😂
Aspetto le vostre congetture e vi do appuntamento al prossimo sabato
^^

Intrigo a CorteWhere stories live. Discover now