21. Miles

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Canzone: Don't you worry child- Swedish house mafia (Cover by Sam Tsui)

C'era freddo quel giorno, molto più di quanto Miles si sarebbe aspettato quell'inverno. I vetri si appannavano con falicità, formando disegni curvilinei a causa delle gocce della pioggia che batteva contro le case e le strade e correva per le finestre facendo a gara con le altre gocce che grondavano sulle finestre.
Le macchine erano coperte di brina ed era anche calata un po' di nebbia nei territori più alti della montagna.
Miles guardava fuori dalla finestra impaziente, aspettando che finisse di piovere per poter correre fuori a giocare con la neve insieme ai suoi vicini di casa.
Nevicava quasi ogni anno lì, ma lo faceva per poco e non aveva mai nevicato così tanto prima d'ora.
Miles amava la neve, la trovava divertente, gli piaceva correre per i parchi e giocare a palle di neve con gli amici.
Ogni anno aspettava l'inverno con trepidazione; era la sua stagione preferita.
Gli piaceva potersi lasciare andare in quell'irrazionalità che rappresentava per lui la neve, senza pensare a nulla, soltanto alla spensieratezza di quel momento e a goderselo fino in fondo, osservando il mondo con l'innocenza degli occhi di un bambino di 10 anni.
Si strinse nel suo pigiama azzurro in pile, sgranando gli occhi, quando si rese conto che finalmente la pioggia aveva cessato di cadere, lasciando il posto invece a morbidi fiocchi di neve.
Emozionato si avvicinò ancora di più alla finestra, togliendo successivamente con un gesto della mano l'alone che il suo fiato aveva lasciato su di essa appannandolo, per poter vedere meglio fuori, e appiccicando la guancia al vetro, sorridendo estasiato.
Non aveva mai visto una nevicata di persona, la neve già attecchita si, ma in piena caduta no.

-Perchè stai sorridendo?- Miles interruppe il racconto osservando contrariato Echo che tratteneva a stento una risata, proprio di fronte a lui.
Erano seduti per terra, sul pavimento della camera del reattore, uno di fronte all'altra, con le gambe incrociate e con la schiena appoggiata al muro.
Miles aveva la braccia incrociate, con i muscoli tesi, rigido, come se volesse essere ovunque tranne che lì in quel momento. Echo invece era un po' più rilassata; finalmente poteva ricevere le risposte che cercava da due settimane circa ormai.
Aveva ascoltato Miles con curiosità e impazienza, anche forse con un po' di tensione, non sapendo cosa aspettarsi o se fosse pronta a scoprire la verità su quello che lui le avrebbe detto.
Era rimasta in silenzio, senza fare commenti, cosa che solitamente le sarebbe stata impossibile, ma in quel caso aveva deciso di fare un'eccezione.
Era sollevata del fatto che Miles avesse deciso una volta per tutte di aprirsi a lei, raccontandole un po' di lui.
Ma lui non era sollevato, non lo era per niente, lo trovava solo una perdita di tempo, ma visto che a quanto pare Echo lo trovava necessario e per non avere altri problemi legati a quel discorso fece una piccola eccezione.
-Non sto sorridendo.- disse Echo trattenendo una risata.
Miles alzò un sopracciglio ed Echo scoppiò a ridere, per poi rendersi conto di essere ridicola e zittirsi.
-Scusa, mi fanno ridere i particolari delle descrizioni.- ammise poi, aggiustandosi una ciocca di capelli che le tirava all'altezza della nuca.
-Bene, smetto di raccontare.-
-No no no scusa!- esclamò Echo imbarazzata, diventando rossa appena in viso e alzando lo sguardo sull'espressione del viso di Miles, dura e seria, come sempre.
-Bene, la prossima volta che riderai sarà sicuramente l'ultima, poi abbiamo chiuso con questo discorso.- disse serrando la mascella.
-Non intendevo prenderti in giro...- puntualizzò Echo sentendosi un po' in colpa nei suoi confronti; non aveva intenzione di offenderlo.
-Bene, ho detto che per questa volta te la passo. Posso continuare?- chiese poi senza la minima espressività del viso.

Miles si staccò dalla finestra quasi inciampando in una pantofola che gli era scivolata dal piede mentre si era alzato sulle punte precedentemente, per poter avere pieno campo visivo sulla neve che cadeva candida e instancabile dal cielo.
Sua madre stava probabilmente riposando, come faceva ogni pomeriggio durante quell'orario. Decise quindi di uscire da casa, per poter andare in giardino a giocare con la neve, senza avvisare prima la madre.
Non gli sembrava una buonissima idea, odiava fare le cose di nascosto e non seguire le regole, ma in quel caso decise che un'eccezione non gli sarebbe costata nulla. In fondo era soltanto un bambino, cosa poteva capirne lui?
Si diresse verso lo sgabuzzino in punta di piedi, cercando di fare il meno rumore possibile. Una volta arrivato lì, accese la piccola luce tirando un filo che pendeva dal tetto.
La luce illuminò un piccolo stanzino pieno di cose messe in disordine. Tutto quel disordine fece storcere il naso a Miles; lui odiava il disordine in tutte le sue forme, soprattutto quando si trattavano di affari suoi, come in quel caso il suo sgabuzzino.
Scaffali pieni di cibo in scatola, bibite, con accanto giubbotti da neve, vari attrezzi da lavoro, da pulizia della casa, scarpe vecchie, oggetti vecchi, sacchi, pacchi e pacchettini. Spostò anche un piccolo comodino vecchio e polveroso che lo fece starnutire; lui era allergico alla polvere, ma non in modo grave, gli veniva soltanto un piccolo pizzicorio al naso che poi lo portava a starnutire senza una fine.
Trovò quindi dietro di esso un'anta di un vecchio armadio con un cardine staccato e mentre si chiedeva perchè tenessero in quella stanza quello strano oggetto, scorse alla sua destra in basso un paio di scarponcini da bambino color senape.
Si mise quasi a saltellare dalla gioia, ma si trattenne per non fare rumore. Afferrò quindi il paio di scarponcini e, facendo lo slalom tra i pacchi per terra, uscì dalla stanza per poi togliere le sue calde pantofole, infilare un paio di calzette morbide e spesse e infilare gli scarponcini.
Si rese conto che gli stringevano un po' i piedi, erano di una taglia più piccola, ma decise di non prestare troppa attenzione a quel piccolo particolare.
In fondo aveva ancora dieci anni, cresceva a vista d'occhio e quegli scarponcini li aveva già da un paio d'anni, se lo sarebbe dovuto aspettare un avvenimento del genere.
Sgattaiolò quindi fino alla porta di casa, prendendo a passaggio un cappotto pesante blu e un cappellino per proteggere la testa e le orecchie, come gli raccomandava sempre la madre con tanta insistenza.
Il tessuto del cappellino gli pizzicava un po' la nuca, facendogli quasi il solletico, ma non poteva farci nulla.
Prese alla fine un paio di piccoli guanti di lana, appoggiati al mobile d'ingresso, anch'essi blu e se li infilò sbagliando un paio di volte il posto giusto delle dita.
Diede un'ultima occhiata alla porta della camera da letto della madre; era chiusa a chiave e dall'interno di essa non proveniva alcun rumore.
Miles per un attimo si chiese se fosse normale tutto quel silenzio, ma si decise a non dargli troppo peso, stava nevicando! Sarebbe andato a controllare la madre dopo aver giocato un po' fuori.

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