I swear on the Styx that...

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La perdita di qualcuno era ciò che nemmeno il peggior nemico poteva augurare a una persona.
La vita aveva un inizio e una fine, questa era l'unica certezza dell'essere umano fin dall'alba dei tempi. Essa era giusta e crudele allo stesso tempo, a volte arrivava in anticipo come se amasse le sorprese. Questo era uno di quei casi, Apollo aveva appena confermato che Jason Grace era stato privato del respiro prima ancora che i suoi capelli diventassero grigi e gli occhi saggi abbastanza per raccontare ai propri nipoti la sua storia. Era un destino inevitabile per i semidei ma la verità era, anche se le Parche spesso usavano copia e incolla invece di cucire, che nessuno poteva prepararsi alla sicura e incerta morte.
Era tutto un continuo enigma e non c'era davvero una risposta corretta, a questo aveva pensato Nico Di Angelo nell'ora che aveva passato nella cabina numero 13.
Altra certezza dopo la morte era il fatto che il giovane dai capelli corvini stesse attraversando le fasi del lutto. Se l'Inferno era diviso in gironi, allora anche quel sentimento di vuoto aveva il diritto di venir analizzato.

La prima fase era conosciuta come negazione e Nico, da figlio di Ade, l'aveva vissuta una volta intuita la morte dell'amico che lo avevo stretto in un abbraccio pochi mesi prima. È difficile elaborare una tale notizia ed è ancor più complicato percepirla quando preferiresti vivere nell'ombra di una menzogna. Un colpo di proiettile in pieno petto avrebbe fatto meno male di una verità più forte di mille schiaffi. Era più facile per lui allontanare quel pensiero e continuare a vivere nel ricordo di qualcuno che sapevi non sarebbe mai tornato e a cui non avresti detto addio per la paura di guardarlo negli occhi per l'ultimo attimo.

Poco fa la negazione aveva venduto casa alla vivace e focosa rabbia, la quale si era subito trovata a proprio agio in quel nuovo ambiente. Nico si era innervosito con Apollo, la speranza che fino a quel momento aveva covato gelosamente nella vita di Jason era stata spenta. Nella mente del figlio di Ade l'amico non meritava una morte così prematura quando doveva completare il puzzle della vita. Non poteva cambiare il destino cucito dalle Parche ma gli era ancora concesso arrabbiarsi e rimanere deluso, anche se si credeva che il rancore fosse il difetto fatale della prole del re degli Inferi. E ora, dopo esser stato un attimo tentato dal desiderio di scatenare un terremoto, aveva lasciato che la negatività prendesse il controllo della situazione già delicata di suo. Gli rimaneva da parte l'orgoglio, però, e si rifiutava di crollare dinanzi agli altri. Si era alzato, scusato, e prima che qualcuno potesse dire di non approvare il suo congedo se ne andò correndo verso la sua cabina.

E proprio in quel momento, mentre correva e l'erba smeraldo gli accarezza i piedi nudi, la rabbia aveva ceduto il suo posto a un'altra passione, o meglio una convinzione. Perché sì, era così che funzionava la terza fase: un contratto con se stessi e la vita, la sorte la decideva una mente fragile. Era un ragazzo forte e sarebbe andato tutto bene, questo si ripeteva Nico. Mentiva alla sua persona e si capiva dagli occhi, specchio dell'anima, ormai lucidi abbastanza da non riuscire a focalizzare un obiettivo davanti a loro. Stava cercando di illudersi, di credere che ora lo aspettava una vita meravigliosa e piena di successi. Una cosa da sottolineare che non aveva calcolato scendendo a compromessi con se stesso era la sua natura. Era un essere umano e per la sua specie non esisteva una vita ideale e felice, si distinguevano dagli animali a causa della capacità di linguaggio ma alla fine la verità era che la lingua lunga serviva loro solo per lamentarsi.

Ora, dopo aver abbattuto la sua fortezza interiore aveva chiuso quella esteriore sbattendo la porta della cabina. La quarta fase era comunque riuscita a entrare. La depressione, cara amica di Nico, era tornata indossando il suo abito migliore. Il figlio di Ade si lasciò cadere sul letto come se fosse leggero come una piuma, anche se si sentiva il cuore pesante. E solo allora concesse alle lacrime amare quanto salate di rigargli il volto di porcellana. Il dolore della cruda verità era sempre stato quello della peggior specie e niente e nessuno avrebbe potuto cambiare questa regola. A Natale, decise poi Nico, avrebbe sicuramente fatto un regalo al cuscino che lo stava confortando e alle lenzuola che lo proteggevano. Quella era la passione peggiore tra le quattro fasi del lutto, ti mangiava da dentro e risucchiava e distruggeva tutto ciò che ti rimaneva di più bello. Una mente che voleva morire in un corpo che combatteva per sopravvivere, questo era la depressione.

Era passata un'ora che ne valeva mille quando il rumore dei suoi singhiozzi venne sostituito da quello di un costante bussare.
«Nico Di Angelo, apri questa dannata porta» esclamò Will Solace. «Ordini del dottore» aggiunse con una voce più pacata.
Il figlio di Ade si alzò controvoglia e aprì la porta, conosceva bene il biondo e sapeva che non si sarebbe arreso. Non ebbe nemmeno il tempo di guardarlo in faccia che le braccia di Will già avvolgevano il suo corpo in un abbraccio.
Il figlio di Apollo obbligò Nico a sedersi e chiuse l'entrata della cabina. Dopo poco era nuovamente stretto al corvino.
«Vuoi parlarne?» gli chiese, il tono dolce come il miele. Nico si era domandato in quell'ora quale crimine avesse commesso per perdere Jason, ma l'enigma a cui doveva rispondere in quel momento era che miracolo avesse fatto per meritare un ragazzo come Will.
Alcuni dicono che una volta tolta l'armatura rimaniamo nudi, perché arrivati alla fine tunica bianca non abbiamo più lacci da sfilare. Così si sentiva Nico in presenza del suo ragazzo, esposto con indosso un semplice chitone. «Non ho mai avuto l'opportunità di scegliere nella mia vita, i miei sentimenti e mio padre mi perseguitavano per il volere del destino. Jason invece...la prima decisione buona che ho preso è stata quella di diventare suo amico» disse Nico, la voce ovattata interrotta da qualche singhiozzo. «siamo soldati, Will, sono cosciente del fatto che siamo nati per compiacere non so quale desiderio perverso delle divinità. Però, ciò che i nostri genitori eterni non capiscono è che in noi prevale quel frammento d'umanità. Dentro di me viveva l'oscurità, sia da parte divina che mortale, e Jason è riuscito a illuminare quelle tenebre. Mi hai detto che sei stato geloso di lui, seppur per poco, ma ora devi ringraziarlo se sono qui con te adesso».
Dette quelle parole, Nico si ritrovò il viso incorniciato dalle mani del figlio di Apollo e non ebbe altra opzione se non guardarlo negli occhi. Un pozzo di petrolio che si perdeva in un cielo d'estate senza nuvole.
«Anche se sei il ragazzo più coraggioso che conosca e per quanto io sappia che sei più resistente del ferro dello Stige, sei stato solo troppo tempo e non ho intenzione di lasciarti andare. Qualunque cosa dovrai affrontare, inclusa la morte di Jason, mi troverai al tuo fianco» disse Will, le mani che accarezzavano sicure la schiena di Nico.
Gli eroi loro predecessori si sarebbero definiti l'un l'atro philtatos o therapon in una situazione del genere. Compagni in guerra e in amore, in vita e in morte. Forse avrebbero stretto un legame di sangue, il pensiero di ciò, però, non li sfiorava perché a loro bastava solo una promessa. «Non ti lascerò solo» ripeté Will, quasi sussurrando, «lo giuro, Nico, lo giuro sullo Stige».
Ogni patto va sigillato e quello non era da meno. Si scambiarono un bacio, labbra piene e calde premute contro labbra sottili e chiare.
Non esisteva luna senza sole, inverno senza estate e Nico senza Will.

E come le foglie secche d'autunno cadono dagli alberi per lasciare spazio a una nuova chioma verde smeraldo, la depressione aveva ceduto il posto all'ultima fase del lutto. L'accettazione era arrivata per non andarsene più. Il segreto della vita era vivere, e finalmente Nico aveva trovato la strada giusta per risolvere questo enigma. E mentre stringeva le mani di Will, il figlio di Ade capì che era proprio quella la sua retta via, perché forse i misteri dell'universo si potevano risolvere nel palmo della persona amata.

❛ 𝑷𝐒𝐘𝐂𝐇𝐄 ❜ 一 solangelo oneshotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora