Epilogo

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11. EPILOGO

"L'inferno è la sofferenza di non poter più amare."
(Fëdor Dostoevskij)

Una settimana dopo
Ariadne fissava la tazzina con sguardo perso. Il tè caldo creava strisce bianche mentre girava il cucchiaino di zucchero. Sospirò. Era stanca, anche se aveva dormito per tutto il giorno. Da quando si era trasferita nella nuova casa, non faceva altro che dormire, mangiare e guardare il sole tramontare alla sera. L'unica distrazione erano il disegno e la pittura. Il terzo piano della palazzina in realtà era una mansarda che lei aveva trasformato nel suo studio artistico. Finn l'aveva aiutata ad arredare lo spazio con una chaise longue di velluto verde adornato da un cuscino cucito a mano dalla sorella di Margaret. Avevano pulito per bene la finestra e ci avevano piazzato davanti un cavalletto e un tavolino per depositare pennelli, tavolozze e qualche straccio per le mani.
Era sempre sola, eccezione fatta per Margaret che le portava la spesa ogni due giorni. Julian le aveva fatto visita, aveva atteso per ore sulle scale, ma lei non gli aveva mai aperto. Tommy, invece, non si era fatto più vedere né sentire. Quei pensieri furono interrotti dal campanello che suonava. Forse era di nuovo Julian, ma poi bussarono direttamente sul legno del portone con veemenza.
"Chi è?"
"Sono Ada Shelby. Hai intenzione di lasciarmi qui fuori?"
"Prego."
Ariadne con uno sbuffo aprì e vide una donna bellissima che sorrideva soddisfatta.
"Sei tu Ariadne, giusto? Tommy non mi aveva detto che sei così carina."
"Tommy è uno che non dice molte cose."
"Touché!" disse Ada con una risata.
"Vuoi qualcosa? Ti posso offrire una tazza di tè, ma non ho il latte."
Ada si sedette sul divano e allungò le gambe sul tavolino di cristallo.
"Non sono qui per il tè. Sono qui per accompagnarti al porto di Londra."
"Perché?"
"Perché Michael torna oggi."
Michael Gray, il suo futuro marito. Ariadne non lo conosceva ancora, non conosceva il suo aspetto e neanche il suo carattere. Sapeva solo che era bravo con i numeri e che per questo era il contabile degli Shelby. Sua madre era Polly, la donna affascinante che aveva conosciuto al Garrison qualche tempo prima.
"Torna oggi? Così presto?"
Ada lesse negli occhi della ragazza paura e tristezza, sentimenti a lei ben noti.
"Tesoro, capisco che per te deve essere difficile. Però sappi che Michael è un tipo apposto, e soprattutto è molto bello!"
"Non mi interessa che sia bello. Voglio solo che sia una persona ... decente."
"Andrà tutto bene. Fidati di me."
Ariadne non si fidava più. Aveva dato fiducia agli Shelby e loro l'avevano usata contro di lei, imprigionandola in una gabbia d'oro.
"Faccio fatica a fidarmi di voi."
"Siamo la tua famiglia adesso, devi per forza fidarti." Disse Ada con un sorriso.
Ariadne incrociò le braccia come a volersi difendere.
"Perché non è venuto Tommy? Scommetto che ha troppa paura di affrontarmi."
"Tommy ha sempre le sue ragioni per fare quello che fa. Cercare di capirlo è impossibile. Ora va a vestirti, abbiamo tante cose da fare in questa bella giornata di sole!"

Ariadne avrebbe voluto vomitare la colazione per l'ansia che la divorava dall'interno. Dopo essere arrivate a Londra, scortate da Finn, lei e Ada avevano fatto un breve giro della città e poi si era dirette al porto. Ora attendevano che la nave in arrivo da New York attraccasse.
"Eccola!" esultò Ada, sventolando la mano.
Pochi minuti dopo Ariadne vide un ragazzo camminare verso di loro con una valigia e un mazzo di fiori. Grazie alle informazioni ricavate da Finn sapeva che Michael aveva venticinque anni compiuti da poco.
Ada lo abbracciò e gli strizzò una guancia a mo' di scherno.
"Cugino, ti presento la tua fidanzata."
"Michael Gray, è un vero onore conoscerti."
Michael allungò la mano con un sorriso bonario e Ariadne la strinse con incertezza. Stava tremando.
"Ariadne Evans." Riuscì solo a dire.
Doveva ammettere che il suo fidanzato era un bel ragazzo dai capelli castano chiaro e un paio di luminosi occhi chiari. Indossava un completo grigio troppo severo per la sua giovane età, ma al tempo stesso lo rendeva molto professionale.
"Passeggiamo?" domandò Michael.
Ariadne impiegò qualche secondo a capire che parlasse con lei, quindi si affrettò ad annuire. Bene, il primo incontro col suo futuro marito era un vero disastro.
"Certo."
"Finn, prendi la mia valigia e portala a casa di Ada. Vi raggiungiamo a piedi."
Ada e Finn salirono in macchina con aria contenta, era un bene per tutti che la novella coppia andasse d'accordo.
"Ah, miseria! Questi fiori sono per te." disse Michael, rammaricato.
Ariadne accettò il mazzo di girasoli nella totale confusione, non sapeva come comportarsi e si sentiva troppo impacciata.
"Grazie. Avrei dovuto regalarti qualcosa anche io ...?"
"No, no! Ho solo pensato che i fiori fossero un buon modo per spezzare il ghiaccio, ma noto che non sta funzionando."
Ariadne sospirò e chiuse gli occhi, si sentiva sopraffatta da mille emozioni ed erano tutte negative.
"Scusami. È solo una situazione strana. Molto strana."
La ragazza trasalì quando Michael le prese la mano per stringerla piano.
"E' una situazione difficile per entrambi, lo capisco. Il matrimonio non rientrava fra i miei piani, io volevo fare affari in America, insomma avevo altre ambizioni."
"Ma Tommy detta legge." Chiosò Ariadne a bassa voce.
"Già. Lui è il boss e noi obbediamo. Se questo matrimonio ti può aiutare a non finire con gli Scuttlers, io sono lieto di aiutarti e di sposarti."
"Grazie, Michael."
Michael le accarezzò la guancia, e lo fece come un gesto di pura amicizia.
"Allora sarò il tuo migliore amico in questa follia."
Ariadne si lasciò andare a una risata, era la prima volta che rideva da tempo.
"E io sarò la tua migliore amica."

INFERNO || Tommy Shelby Where stories live. Discover now