Mi chiamo Holy, e non sono una ragazza come altre, e l'ho sempre saputo. Non mi ritengo migliore, ma credevo di avere qualcosa in piu' sin dal principio, ed esordio ciò armandomi di umiltà.

Non dico che ciò sia un bene, ma è comunque qualcosa di ignoto e diverso e come tale va esplorato e approfondito fino ad identificarne l'essenza, passatemi il termine, l'archè.

Questo potrebbe essere abbozzato come magia, ma io credo non c'entri proprio nulla, e io ci credo, seppur parzialmente, nella magia.

Credo che l'uomo possieda innumerevoli punti interrogativi, dei quali la maggior parte privi di una risposta concreta, è per questo che il paranormale, che le capacità (del tutto spiegabili scientificamente) vengono messe di lato, oppure esposte con il presupposto che sia tutto finto, cosi' da diventare una "commercialata".

Io stessa credevo a queste baggianate, non sapendo spiegare il perchè di certi atteggiamenti diversi, all'interno e all'esterno di me. Prima di conoscere lui.

Nonostante abbia fornito risposte ai miei mille interrogativi irrisolti, mettendomi l'anima in pace, in parte me l'ha scombussolata. Ma non voglio che questa storia gli giri intorno, perchè sono una femminista e per una storia, per un capitolo, voglio esserne la protagonista, vorrei poter non parlare di quel rapporto che ti cambia la vita, ma è stato letteralmente così.

La parola "rapporto" stona parecchio, ma l'amore è una melodia che, se sentita all'infinito, può farti impazzire, ed è l'ultima cosa che voglio, anche se secondo me siamo tutti pazzi. Pazzi d'amore e ubriachi di sentimenti.

Mi aggrappo sempre alla razionalità, cerco la spiegazione di ogni cosa, allontano tutto ciò che mi può confondere o distogliere dal mio obiettivo.

Ho solo 19 anni, ho finito il liceo da qualche mese, ne sono uscita con 100. Non potevano non darmi almeno il 100, ma hanno preferito non darmi la lode, forse come nel carmine conviviaria, dove si faceva tuttaltro che eloggiare, o omaggiare il vincitore, per non fargli montare la testa.

In ogni caso avrei camminato per la mia strada a testa alta ma con i piedi per terra seguendo il mio sogno di diventare medico.

Chirurgo. Tagliuzzare le persone per salvare loro la vita, un'adrenalina per la quale vale la pena sudare 10 anni di università.

Nel frattempo mi guadagno da vivere lavorando in una piccola libreria, miscelando alla mia parte razionale e scientifica il meraviglioso odore di libri misto a polvere e cultura.

Riordinare tutti quei tomi è una cosa che amo fare, sul serio, spero un giorno che possa permettermi di comprarla, semmai dovessi tornare nella mia città natale.

Sto cercando di argomentare il piu possibile, affidandomi alla macrologia e si, sminuzzo lentamente piccoli aneddoti scolastici mano a mano che scrivo, per cercare di migliorare il discorso. Non sono molto brava a parlare, ma a scrivere me la cavo, o almeno così credo.

Odio dover scegliere, perciò faccio tutto ciò che mi piace sprovvista della minima preoccupazione.

Alleno il mio corpo ogni giorno, cosi come il cuore e la mente, ma sono ambiti troppo generici, ora come ora. So Vedere meglio, reagire e percepire, ho migliorato le mie prestazioni in moltissimi ambiti, e se vi stesse chiedendo che ci faccio adesso in Australia, allora non saprei rispondervi con certezza. La mia vita è cambiata completamente in solamente qualche ora, in uno squallido bar sottocasa in cui mi riunivo quasi giornalmente con i miei amici.

I miei amici, quanto mi mancano, quante avventure trascorse con loro.

Come ho detto, tutto ha inizio in quello squallido bar sotto casa mia.

Era un'afosa sera d'estate, un vento caldo mi ululava alle spalle spindendomi in avanti, e io continuai imperterrita per la mia via, sino a trovarmi dinnanzi alla locandina sbiadita del locale.

Un fogliettino stropicciato sporgeva dall'orlo della tasca, uno dei tanti pezzi di carta che mi permettevano di volare via con la mente fino a non sentire più neanche il corpo, con le lacrime  copiose a rigarmi il volto, letti i miei stessi scritti, rendendomi conto di essere l'unica amica di me stessa, rendendomi conto che quel fottuto foglio di carta sbavato e stropicciato mi conosce meglio della cara falsa amichetta Lizzie, dai lunghi capelli biondi che sin da bambina avrei voluto tirarle fino a lasciarla calva. Che ipocrita, che antipatica, mi si corrodeva lo stomaco al nervoso e solleticava la mano dalla tentazione di darle un pugno su per il viso. Mi sembrava di percepire l'aura delle persone con cui avevo a che fare da sempre, e ora che ci penso bene l'istinto non mi aveva mai suggerito di fidarsi di lei ma, dai, per una sola volta volevo perdermi nella massa ed essere normale, essere come tutti gli altri. Annullare la materia grigia per divenire appunto neutrale, trasparente agli occhi altrui. Ballare in mezzo alla folla fino a non capire niente, fidarmi per poi magari farmi male, perché ero stanca di stare all'erta, stanca di non aver mai avuto nemmeno un amico vero. Mi appello allora al Romanticismo, per l'osservazione accurata dell'infanzia, della purezza caratteristica, e il buio. Una delle sfumature della vita che mi attirano di più, le tenebre, della notte necessaria per apprezzare la luce, il male per il bene e via discorrendo.

Credo in Dio in quanto bene, necessario alla sopravvivenza della specie perché, se il male predominasse, un lugubre manto di nero non potrebbe che soffocarci.

Ma non tutti i manti neri e tenebrosi, infondo, lo sono davvero. Quella notte era cominciata normalmente, con una semplice passeggiata da casa al bar, con una distanza di un solo piano di scale, ma allo stesso modo terminò di botto, in medias res, senza strani barlumi o scatti o suoni, tanto che pensai di essere svenuta, e di star sognando cose strane. Calò il buio d'improvviso, e mi sentii avvolta da braccia possenti che in quel momento stavano tremando, in antitesi alla sicurezza che sembravano emanare. Cercai di urlare e dimenarmi, ma avevo perso il controllo del mio corpo, anzi, non ne sentivo più nemmeno la consistenza, come se mi avessero strattonata via dall'anima.

Ma aprendo gli occhi, dopo quelli che mi parvero anni luce,questi mi pizzicarono e con essi le narici, che respirarono affannosamente un aria turbolenta di energia, come fosse elettrizzata, e di conseguenza il cuore prese a battermi freneticamente, consapevole di non essere più dove mi trovavo solo qualche secondo prima, senza una spiegazione precisa.

La luce mi abbagliò gli occhi, e in un qualche qual modo anche la mente sembrò schiarirsi dalle preoccupazioni, come se quello fosse il posto giusto per me, lo sentivo dentro, sprovvista di ragione razionale. Ma infondo il cuore ha ragioni che la ragione non conosce (Pascal).

-Signorina? Come si sente?- mi chiese premurosamente una voce anziana riportandomi alla realtà, proveniente da una figura davanti a me che ancora non riuscivo a decifrare con accuratezza dato il sole in controparte. Trovavo già strano il fatto che fosse giorno mentre da me era notte, possibile che mi trovavo in un paese dove vigeva il fuso orario, senza essermi spostata veramente?

-Si trova nell'"Istituto delle facoltà psichiche", è stata selezionata, se accetta la nostra proposta, per aderire all'accrescimento delle sue capacità mentali- mi sembrava un'altra lingua, arabo forse, eppure nonostante la chiarezza delle parole non riuscivo a decifrare il loro significato, tra l'altro dell'uomo che avevo davanti ne ignoravo ancora l'identità.

-Mi presento- le disse con più vivacità abbandonando l'alone di mistero, per poi alzarsi in piedi e porgermi la mano, facendo svolazzare allegramente la lunga veste violacea che trovai alquanto stramba,- sono il professore Mellux, preside di questa scuola, che accoglie studenti selezionati per diventare, consapevolmente e sotto la nostra supervisione, più potenti.

Non riuscivo a trovare risposte adeguate per portare avanti quella conversazione razionalmente, era avvenuto tutto troppo repentinamente, e mi sentivo presa in contropiede, come se qualsiasi cosa avessi detto avrebbe potuto cambiare le sorti della sua vita, per sempre.

L'anima di MiraWhere stories live. Discover now