45|Puoi farcela

276 11 2
                                    

"Alcune volte non puoi impedire
alle persone di non soffrire,
se sono le prime a permettere agli altri
di farle stare male".

Grace 

La mattina di Natale porta sempre gioia e felicità a tutti, tranne che a me. Oggi mi sembra di aver ricevuto un treno diritto in faccia e il mio umore non fa altro che peggiorare. Brandon è sotto la doccia mentre di sotto la mia famiglia sta consumando la colazione, aspettando noi per scartare i regali di Natale. Non ho per niente voglia di stare con mia madre e mio padre, ma devo fare un piccolo sforzo per la mia sorellina.

Scendo le scale lentamente nel mio vestito rosso, in onore di questa festa. Con un'aria alquanto annoiata avanzo verso la sala da pranzo attirando tutti gli sguardi dei presenti su di me.
"Buongiorno e buon Natale" affermo, facendo un sorriso tirato. Dopo aver baciato la fronte di Lauren, prendo posto accanto a mio padre e addento i miei pancake.
"Dov'è il tuo amico?" chiede mia madre acidamente, bevendo un sorso del suo caffè.
"Sta arrivando" la informo e proprio in quel momento Brandon varca la soglia mostrando a tutti un sorriso cordiale.
"Buon Natale a tutti" esclama, prendendo posto al mio fianco. Inutile sottolineare quanto la sua vicinanza mi faccia sentire le farfalle nello stomaco. Indossa un jeans nero e una felpa rossa, il ciuffo bagnato gli ricade sulla fronte in modo disordinato mentre il mio sguardo si posa sulle sue labbra rosse screpolate dal freddo.
"Come mai tutto questo entusiasmo?" chiedo in un sussurro. Avvicina la sua bocca al mio orecchio e il suo respiro caldo si infrange sul mio collo provocandomi brividi lungo la schiena.
"Come mai così di cattivo umore?" chiede, poi, in tono provocatorio. Sbuffo annoiata, per poi alzarmi e avviarmi in salotto.
"Apriamo i regali che ho un po' di fretta" affermo, ricavandomi un'occhiataccia da mia madre.
"Come mai tanta fretta? Devi andare da qualche parte?" chiede, sorridendo falsamente.

"Si, io e Brandon abbiamo da fare oggi" dichiaro, sedendomi sul divano.
"Davvero?" chiede confuso il ragazzo. Lo guardo male e lui fa spallucce.
"Si" mormoro.

Lauren corre verso di me e battendo le mani si avvicina al grande albero.
"Sei pronta per vedere il tuo regalo?" chiedo, sorridendole sinceramente. Mette su un sorriso smagliante ed entusiasta prende a scartare la carta colorata dal castello di Barbie. Ammira per un attimo interdetta il suo regalo, per poi lanciare un urlo felice.
"Non urlare Lauren" l'ammonisce la mamma, ricavandosi un'occhiataccia da parte mia. Una volta che mia sorella ha scartato tutti i suoi regali così come i miei genitori, saluto tutti ed esco di casa seguita da Brandon.

"Come mai sei così arrabbiata?" chiede ancora mentre avanziamo verso la macchina, che mio padre ci ha gentilmente prestato. Più che arrabbiata, sono preoccupata.
"C'è un posto dove dobbiamo andare che non mi entusiasma molto" confesso, entrando nell'auto. Mi allaccio la cintura, evitando il suo sguardo.
"Allora non ci andiamo" asserisce convinto, afferrando il mio mento con due dita e facendo incontrare i nostri sguardi.
"Devo farlo" sospiro. Poi, mi ricordo di non avergli ancora dato il mio regalo e dalla borsa nera estraggo un piccolo pacchettino rivestito con della carta natalizia davvero graziosa.
"Questo è per te. Buon Natale!" gli sorrido, porgendoglielo. Lo scarta velocemente sotto il mio sguardo attento e insicuro.

Spero con tutta me stessa che possa piacergli perché anche se è una piccola cosa, per me e anche per lui ha un significato. Non avevo per nulla idea di cosa regalargli e non mi aspetto che lui mi abbia fatto un regalo.
Brandon afferra la collana, accarezzando delicatamente il piccolo ciondolo a forma di chitarra. Vedo una piccola scintilla attraversare i suoi occhi neri mentre se la mette al collo, facendo scontrare il ciondolo con il suo petto coperto dalla felpa.

"Ti piace?" chiedo incerta mentre osservo con attenzione i suoi movimenti.
"Si, è bello" sospira, continuando ad osservare il ciondolo d'argento con su incisa l'iniziale del suo nome. Alza lo sguardo su di me e in un attimo le sue labbra si muovono con le mie. Il sapore di tabacco mi fa storcere il naso, ma non ci faccio caso mentre mi perdo ad assaporare le sue labbra morbide.

Dopo qualche minuto, ci stacchiamo con il respiro corto.
"Questo è solo un piccolo assaggio del tuo regalo" mormora malizioso, facendomi alzare gli occhi al cielo. Mette in moto e seguendo le mie indicazioni, si immette nelle strade fredde di Chicago. Strofino nervosamente le mani sulle ginocchia, tirando verso il basso il vestitino. Ho paura, ma ciò che sto per fare è importante e devo essere forte. È passato tanto tempo e il pensiero che un giorno l'avrei rivista mi ha tormentato.
"Sta' calma, fai innervosire anche me" sbotta Brandon al mio fianco. Sposto lo sguardo sul finestrino al mio fianco sussurrando un debole 'scusa'.

Dopo una mezz'oretta di viaggio nel più totale silenzio e con lui all'oscuro di tutto, arriviamo finalmente nel parcheggio di una grande struttura bianca.
"Dove siamo?" mi chiede confuso, guardandosi intorno curioso.
"Vieni" lo esorto, scendendo dall'auto e avviandomi verso l'ingresso.
Lo vedo osservarsi intorno confuso e curioso di sapere il perché io l'abbia portato proprio qui la mattina di Natale.

All'ingresso le guardie ci perquisiscono e controllano che sia tutto in ordine. Brandon non sembra molto favorevole alla cosa, ma quando gli afferro la mano si tranquillizza. Un' infermiera, dopo aver firmato il foglio delle visite, ci accompagna in una stanza e ci informa che dobbiamo attendere un po'.
"Grace, che cazzo significa?" chiede al mio fianco, una volta che siamo rimasti soli.
"Ti spiegherò tutto, ma adesso ho bisogno che tu ci sia" mormoro con un filo di voce, cercando una conferma, che non tarda ad arrivare, nel suo sguardo.

Dopo poco, una giovane dottoressa dai lunghi capelli biondi e dal sorriso gentile entra nella stanza.
"Salve, io sono la dottoressa Anderson e sto seguendo il percorso di sua sorella Kylie" mi informa, stringendo sia la mia mano che quella del ragazzo.
"Salve dottoressa, come sta?" chiedo timorosa di sapere la risposta.
"Le confesso che non le ho fatto incontrare subito sua sorella e che ho preferito parlarle della sua condizione prima poiché mi risulta che non riceve molte visite e ciò potrebbe turbarla" mormora dispiaciuta. Se solo sapesse quanto lo sono io di averla lasciata sola durante tutto questo tempo e di quanto mi vergogno per non essere riuscita a trovare il coraggio di venire prima.
"I primi mesi sono stati duri, molto duri. Kylie rifiutava qualsiasi tipo di aiuto da parte nostra, non partecipava alle attività e alle sedute con i terapisti. Dopo quasi un anno, ha poi deciso che se avrebbe voluto uscire di qui doveva lasciarsi aiutare. È migliorata molto, ma, poi, a distanza di un anno, in circostanze tutt'ora misteriose, è ricaduta in quel tunnel" ci informa. Sospiro preoccupata mentre con gli occhi che pizzicano, stringo la mano di Brandon nella mia.

"Si è rialzata. Sono sei mesi che non si droga e anche se la strada è ancora lunga, lei è pronta per affrontare la vita al di fuori di queste mura. Ovviamente ci vuole ancora un po' di tempo prima che le sia concesso di uscire, ma non abbiamo dubbi che ce la farà" sorride orgogliosa.
"Nessuno è mai venuto a trovarla?" chiedo in un sussurro.
"Solo suo padre, signorina Miller, ma è stato tanto tempo fa. Mi sento in dovere di dirle che sua sorella potrebbe non essere più la persona che lei ricorda. Sono passati comunque quasi due anni" afferma, ricevendo un debole cenno del capo da parte mia. Non so esattamente cosa aspettarmi, ma mi merito tutta la sua rabbia nei miei confronti.
"Voglio vederla" affermo decisa, facendomi guidare dalla dottoressa verso l'immenso giardino della struttura, dove scordo una figura femminile seduta su una panchina con un libro tra le mani.

Le lacrime mi bagnano le guance mentre la studio da lontano. I capelli castani le arrivano poco sotto le spalle, gli occhi verdi osservano attenti le pagine del libro, le labbra sottili sono stese in un sorriso tranquillo mentre il piccolo naso e le guance sono rosse per il freddo. Indossa un cappotto grigio che avvolge il suo corpo più minuto di quanto lo ricordavo e un leggings nero fascia le sue gambe snelle. E solo per un momento, un dannato momento, nella mia mente a quella vista, viene ad affiancarsi un'altra immagine dolorosa di mia sorella che mi spezza il respiro e mi fa spalancare gli occhi.

"Andiamo?" chiede incerta la dottoressa e, dopo aver ricevuto un segno di assenso da parte mia, si avvicina a lei.
"Puoi farcela" mi sussurra Brandon, afferrandomi nuovamente la mano e spingendomi ad avvicinarmi a Kylie.
"Ciao Kylie, hai delle visite" la informa cordiale e lo sguardo verde di mia sorella incontra il mio, paralizzandomi sul posto.
"Grace" sussurra, spalancando gli occhi e stringendo fra le piccole mani il libro di Jane Austen, che stava leggendo poco prima.  

Spazio autrice

Ciao a tutti, cosa ne pensate di questo capitolo? Come vi è sembrata Kylie? Finalmente viene svelato il segreto dietro a tutti gli attacchi di panico e di rabbia della nostra protagonista. Ve lo aspettavate? Comunque, c'è ancora tanto da raccontare, voi, però, fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con un commento o una stellina.
Ci vediamo presto.
Sara

Let me love youWhere stories live. Discover now