Capitolo 1

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(Bakugou)

Centro.
La freccetta che avevo lanciato si era conficcata perfettamente al centro del tabellone, tra passando la foto di Izuku.
Dopo un anno ero riuscito finalmente a ricreare una sorta di vita normale, ero riuscito a dimenticarmi di lui e di ciò che era stato.
Mi alzai di scatto in piedi, mentre trafigge volta con lo sguardo il cassetto dove riposava, accuratamente piegata, l'ultima lettera di quello che era stato.
Velocemente mi misi una felpa e uscii da una casa che con se aveva troppi ricordi.
Il freddo mi pungeva duramente il viso e mi raffredda va le ossa, essendo i primi di novembre. Sbuffando iniziai a correre. Il calore presto mi invase i muscoli, mentre un sorriso mi spuntavano sul viso.
I piedi battevano la terra, lenti e costanti, mentre io correvo nel parchetto.
Dopo una ventina di minuti mi fermai, togliendomi la felpa che iniziava a essere troppo pesante.

Fu solo quando finii di bere dalla fontanella che mi accorsi di essere osservato.
"Mi sento onorato di essere al centro della tua attenzione, ma puoi dirmi cosa vuoi? ".
Con la coda dell'occhio vidi il bastardo diviso a metà.
" Bakugou, mi è arrivata una lettera indirizzata a te"
Una mano pallida mi porse la lettera. La busta scarlatta riduceva alla luce del sole.
"Grazie mille" dissi con un sorrisetto ironico, prima di prendere un accendino dalla tasca e bruciarla.
La faccia solitamente stoica di Todoroki lasciò trasparire un lieve stupore, ma non disse nulla.
"Buona giornata Bakugou"
Mentre tenevo tra le mani la lettera bruciante guardai sorridente l'unico albero abbastanza grande da nascondere un uomo.
Ero sicuro che avrebbe guardato, provai quasi piacere ad immaginare lo stupore sul suo volto, la paura di aver perso tutto il potere che aveva sempre avuto su di me.
Con un gesto rapido lanciai il resto della lettera a terra schiacciandola per terra.

Non sarebbe riuscito nuovamente a ingannarlo.
Con ancora il sorriso stampato in volto, ricordò tutte quelle parole avvelenate ricoperte di miele che avevano sempre popolato le sue lettere.
Non avrebbe mai più avuto quel controllo su di lui.
Oramai il sole iniziava a tramontare, lasciando spazio alla notte.
Con nuovamente la felpa indosso, iniziai a dirigermi verso casa, con stampata in mente l'espressione stupefatta che probabilmente si trovava sul volto del suo caro, vecchio amico.
Il vento freddo era cessato appena dopo aver spinto le nuvole fuori dal cielo, ormai titolo di splendide tonalità cremisi.

Le ultime foglie rimaste sugli alberi lentamente cadevano a terra, mentre l'inverno si avvicinava, insieme e al gelo che portava.
Nei mesi di freddo tutto improvvisamente assumeva un'ombra  grigiastra, da molti ritenuta triste. Eppure nessuno sa se dare la colpa agli alberi spogli, al tempo o al fatto che le strade sembravano popolare da fantasmi più che da persone.
Affrettai il passo, visto che la felpa leggera che avevo addosso non era abbastanza calda da poter essere ritenuta veramente una difesa contro il freddo della sera autunnale.
Prima che me ne accorgessi mi trovai davanti alla porta di casa mia.
Appena entrato mi tolsi le scarpe e andai in camera mia, togliendomi la maglia inzuppato di sudore e sdraiandomi sul letto.
Un sospiro rilassato lasciò le mie labbra, mentre i miei muscoli finalmente si rilassavano a contatto con la consistenza morbida del letto.
Il mio sguardo cadde sulla finestra. Con grande sforzo mi alzai e la aprii. Questa notte avrei avuto visite.
Ignorando il freddo, data l'assenza della maglia, scesi in cucina, prendendo dal frigo una bevanda ghiacciata. Dopo un paio di sorsi decisi di salire nuovamente in camera, non sorprendendomi troppo di trovare Izuku nella stanza, appoggiato ad un muro.

"Ciao Kacchan"
"Ciao Deku"
Un accenno di fastidio al suono del nomignolo si fece strada sul suo viso.
"Ho notato con dispiacere che non hai letto la mia lettera... "
Disse mentre si staccava dal muro, avvicinandosi a me.
"No, sinceramente non mi interessava il contenuto"
Con uno scatto Izuku mi puntò un coltello al collo, mentre nei suoi occhi la follia iniziava a scorrere a fiumi insieme alla rabbia.
"E come mai? "
Con calma alzai una mano all'altezza del suo collo.
"Perché non ti voglio più nella mia vita"
La lama che premeva più forte contro la carne del mio collo fu una risposta piuttosto eloquente.
"Ti sconviene premere ulteriormente: se mi uccidi ti porto all'inferno con me"
La mia mano aveva iniziato a emettere scintille.
Deku iniziò ad indietreggiare, pur tenendo il coltello contro la mia gola, fedelmente seguito da me.
Pareva fossimo destinati a continuare così per sempre, se non fosse stato per  le spalle di Izuku che toccavano il muro.
"Abbassa. Quella. Mano. "
Avvicinai la mano alla sua testa, finendo per appoggiarla ai suoi capelli.
"Se non volessi farlo? "
Per la prima volta il ragazzo era totalmente senza parole.
"Ora, prima che decida di ucciderti, abbassa quel coltello e vattene"
Con un sospiro tremante il villain abbassò l'arma, sconfitto.
"A presto, Kacchan"
La vice per un secondo parve quasi tremante mentre il ragazzo si dirigeva verso la finestra.
Non risposi, preferendo tornare a bere la bevanda che, per via del clima, non aveva perso la sua freschezza.
Lentamente l'adrenalina nelle mie vene diminuì, lasciandomi solo il ricordo della splendida sensazione di potere che avevo provato pochi secondi prima.
Era stato terribilmente inebriante sentire la voce quasi tremante del ragazzo mentre se ne andava.
Mi ero dimenticato che bella sensazione fosse avere il controllo su tutto.

Per un attimo mi era sembrato di rivedere il vecchio Deku. Ero sicuro di averlo ferito abbastanza, di aver fatto in modo che per un paio di giorni non potesse fare altro che ricordarsi di ciò che era accaduto.
Con un sorriso quasi sadico stampato in faccia e un braccio a coprirsi gli occhi dalla luce, lasciata accesa, venni accolto dalla straziante e ingannevole morsa dei sogni.

(Izuku)

Senza curarmene troppo, sbattei la porta della mia camera d'albergo.
Senza togliermi nemmeno le scarpe mi buttai a peso morto sul letto. Il cuore mi batteva, irrequieto, nel petto, mentre emozioni contrastanti mi sconvolgevano i pensieri.
Avevo sempre avuto il controllo su di lui, quasi mi ero dimenticato di quell'inutile, fastidioso dettaglio.
Mi ero sentito di nuovo debole. Pungente fastidio mi invase. Qualsiasi animale sembra debole se in catene...
Nonostante fossi irritato, incassati il colpo che la mia stessa mente mi aveva tirato.
Era vero. Era potente. Riuscivo perfettamente a sentire il potere che si racchiudeva nel suo corpo, riuscivo a sentire il calore delle scintille che avrebbero potuto uccidermi ogni secondo.
Una risata carica di amarezza mi sfuggì dalle labbra. Nonostante gli anni, gli avvenimenti e l'allenamento ero sempre restato inferiore. Sentii un leggero brivido percorrere la schiena mentre la parte peggiore di me tornava a galla, consigliando alla mia psiche ciò che io non volevo ammettere. O pieghi o vieni piegato. Non possono esserci due Alfa in un branco di lupi.
Era finito davvero tutto? Con un sospiro mi alzai dal letto e mi allenati la cravatta. Appena arrivato al mini-frigo della Camera, afferma dall'interno una bottiglia di acqua gelida.
Quando le voci diventavano troppo forti facevo sempre così.
Mi diresse verso il lavandino e mi versai il contenuto il testa.
Lentamente i pensieri si calmarono, lasciandomi respirare.

La camera che avevo preso non era troppo grande. Comprendeva solo una camera, comprendente un letto matrimoniale, una piccola poltrona vicino a un tavolino da caffè con un cesto di frutta fresca sopra.
Appena accanto vi era una splendida vetrata che dava sulla città. Vicino al letto vi erano due comodini e un armadio.
Il bagno, però, era qualcosa di magnifico.
Era diviso dalla stanza normale da un muro, ma dentro comprendeva una doccia che avrebbe potuto accogliere due uomini adulti e pregiati ripiani di marmo bianco.
Lo specchio era stato pulito perfettamente, mentre gli asciugamani candidi e morbidi risiedevano poco lontano da lavandino.

Con i capelli ancora gocciolanti e la camicia bagnata mi diresse verso il piccolo balcone, appoggiandomi alla ringhiera e guardando la città nella notte.
Il freddo riusciva sempre a calmarmi, riusciva sempre a far tacere le voci nella mia testa.
Eppure, un piccolo pensiero era rimasto ancorato nella mia mente: non possono esserci due Alfa in un branco.
La città riluceva di una luce particolare nella notte.
Ogni edificio, ogni piccolo appartamento che teneva accesa la luce contribuiva a creare quell'immenso spettacolo di luci che era la città notturna.
Un brivido più forte degli altri mi avvertì che il tempo a mia disposizione era finito. Sospirai mentre rientravo, mentre numerosi brividi mi continuavano a percorrere il corpo. Chissà come sarebbe stata la mia vita se fossi stato potente come Kacchan. Scossi la testa, come a voler scacciare il pensiero della dolce vita che avrei potuto vivere se solo avessi avuto abbastanza potere, se solo avessi avuto un quirk. Prima che me ne accorgessi una lacrima mi rigó la guancia, schiantandosi a terra. Stavo impazzendo. Per pochi istanti rimasi a fissare la piccola goccia che era caduta sul pavimento, confondendosi con l'acqua caduta.

Conteggio parole: 1500

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 14, 2021 ⏰

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