Capitolo 36

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Io e Percy finalmente finimmo di preparare l'impasto del plum-cake blu e lo infornammo.

"Okay, adesso dobbiamo solo aspettare trenta minuti" affermai, mentre chiudevo lo sportello del forno.

"Aspettiamo sul divano?" chiese Percy.

"Sì, okay... Ma... Sai... Il mio maglione si è un po' sporcato di farina e... "

"Giusto un po'?" chiese lanciando un'occhiata divertita al mio povero maglione pieno di chiazze bianche e blu.

"Non posso stare così alla cena della Vigilia di Natale..." dissi, come in una specie di ragionamento ad alta voce.

"Vieni, ti do una mia felpa"

"Cosa?" chiesi confusa.

"L'hai detto tu che non puoi stare così alla cena della Vigilia"

"Ehm... Ma..."

Era inutile continuare a protestare, perché Percy aveva iniziato a trascinarmi per il braccio verso la sua stanza.

Quando arrivammo nella sua camera, Percy aprì l'armadio, dicendo: "Vediamo un po'..."

Prese una felpa verde smeraldo e me la mostrò. "Questa ti piace?".

"Sì, ma preferirei non sembrare io l'albero di Natale"

"E io che stavo per prenderne una rossa..." replicò.

Io risposi ridendo, mentre lui continuava a cercare nel suo armadio.

Prese una felpa blu elettrico. "Questa va bene, signorina?".

"Non hai qualcosa di un colore che non mi faccia sembrare un cartello per strada con la scritta 'GUARDAMI'?" chiesi esasperata.

"Okay... Okay..."

In realtà, mi piacevano tutte quelle felpe, ma mi divertivo a farlo impazzire nel cercare qualcosa di adatto, perché era fantastica la faccia che faceva quando rifiutavo anche l'ennesima felpa.

Ma poi... quante cavolo di felpe aveva Percy nell'armadio? In effetti, non indossava molto altro di solito. Ogni singolo giorno aveva un jeans e una felpa di un colore diverso e adesso finalmente capivo quante ne avesse in quell'armadio.

Ne prese una nera. "Va bene questa? Non credo che sia un colore molto sgargiante..."

"No, assolutamente no. Non sto andando a un funerale"

In verità, amavo le felpe nere, ma non ditelo a Percy.

Infine, ne prese due insieme: una bianca e una grigia. "Quale sceglie delle due, signorina Non-Me-Ne-Va-Bene-Una?".

"Mh... Non lo so"

Mi misi una mano davanti agli occhi e, in maniera casuale, ne scelsi una. Aprii gli occhi e scoprii di aver scelto la felpa bianca con la scritta "Vans" nera.

Me la porse con noncuranza, mentre iniziava a sistemare le altre cose nell'armadio, e io la presi in mano.

Realizzai che dovevo cambiarmi la maglia davanti a Percy, e arrossii un po', ma non gli chiesi di girarsi o di andare in un'altra stanza, perché sarebbe stato ancora più imbarazzante.

Cercando di sembrare molto più naturale di quanto fossi, iniziai a sfilarmi la maglia e notai con la coda dell'occhio che Percy era arrossito un po' e mi guardava con gli occhi spiritati, come se fosse un po' sconvolto e confuso, ma mi imposi di non arrossire più di quanto non fossi già, e sperai di esserci riuscita.

Anche perché, non c'era molto di cui imbarazzarsi, considerando che portavo a stento una seconda.

Considerando le numerose volte in cui la madre di Percy fosse entrata accidentalmente nella stanza dove eravamo io e lui, rendendo la scena imbarazzante, cercai di essere più rapida possibile nel cambiarmi.

Sapete una cosa? Quando cercate di essere veloci nel fare qualcosa, tipo perché siete in imbarazzo o in ansia, nella maggior parte dei casi ci metterete molto più tempo del solito. Come successe a me.

Infatti, mentre indossavo solo il reggiseno -infreddolita- e sentivo lo sguardo di Percy addosso, impiegai qualche secondo di troppo per trovare il buco delle maniche e della testa.

Mi infilai la felpa bianca e mi sentii subito meglio: non avevo più freddo e se Percy mi guardava mi sentivo meno a disagio, anche se continuava a fissarmi incredulo per la mia noncuranza con la quale mi ero cambiata davanti a lui senza farmi troppi problemi. Almeno il messaggio che volevo far trapelare era arrivato a destinazione senza essere modificato più di tanto.

Quella felpa mi stava molto larga e mi arrivava fino a metà coscia circa, le maniche erano talmente lunghe da poter coprire tutte le mie mani, aveva il profumo di acqua marina che sentivo ogni volta che ero vicino a Percy e aveva delle tasche in cui mettere le mani che mi si stavano congelando, nonostante le avessi già dentro le maniche.

In pratica: era fantastica.

Scendemmo di nuovo in salotto e aspettammo che la torta nel forno fosse pronta. Era stranamente venuta molto bene, almeno per l'aspetto. La cottura sembrava giusta e, secondo Percy, sarebbe stata molto buona. Sperai che avesse ragione lui.

Erano ormai le 19:00 e circa a quell'orario doveva arrivare anche mio padre.

Sally era agitata in cucina, mentre Paul, Percy ed io apparecchiavamo la tavola, quando mio padre bussò il campanello.

La cena "di famiglia" andò molto bene. Mangiammo il solito tacchino al forno con tutti i contorni possibili e immaginabili, preparati da Sally e, con mia sorpresa, anche il plum-cake blu era venuto molto buono.

La sera della Vigilia di Natale sembrò correre: tra la cena, i giochi da tavolo e le semplici chiacchierate sul divano, ci ritrovammo ad aspettare la mezzanotte.

Con la famiglia Jackson mi sentivo proprio a casa, in una vera famiglia. Era una sensazione che non vivevo molto spesso, dalla morte di mia madre di dieci anni prima.

Per tutti quegli anni, le persone più simili ad una famiglia che avevo avuto erano state mio padre, Talia e i suoi genitori, prima che divorziassero. E passare la serata con Sally che era dolce e gentile, e mi ricordava mia madre in molti aspetti, fu meglio di come mi aspettassi: avere una persona così simile a lei non mi fece soffrire per la sua mancanza, ma mi fece essere grata per avere ancora nella mia vita una così bella persona.

Come quella serata, le giornate delle vacanze di Natale sembrarono andare alla velocità della luce.

Tutti i giorni mi svegliavo, facevo un po' di compiti delle vacanze, leggevo un libro, uscivo con Percy e i miei amici, passavo più tempo possibile con Talia, perché la sua partenza si avvicinava sempre di più e nei giorni importanti (come Natale e Capodanno), ci vedevamo per i pranzi con la famiglia Jackson-Grace.

Quando uscivamo io, Percy, Piper, Jason, Talia, Leo, Nico e Rachel, molto spesso andavamo a Central Park innevato e facevamo battaglie di palle di neve, tornavamo alla pista di pattinaggio, facevamo un giro per Manhattan, facevamo delle serate film a casa di qualcuno o andavamo a delle feste in discoteca.

Prima che me ne accorgessi, arrivò il 6 gennaio, il giorno in cui Talia doveva ripartire per San Francisco. Ormai, in quelle due settimane, mi sembrava quasi di essere tornata indietro nel tempo, quando eravamo solo io e lei a chiacchierare del più e del meno sul divano o sul letto, oppure mi sembrava di essere in una situazione surreale: Talia, Jason, Piper e Percy nella stessa stanza a chiacchierare? Mi sembrava impossibile.

Il giorno del ritorno dalle vacanze di Natale, il tanto fatidico 7 gennaio, che per vari motivi, in futuro, avrei potuto considerare il giorno peggiore della mia vita, arrivò molto più in fretta di quanto mi aspettassi.


Spazio me:

Allora

Questo capitolo non mi piace molto per com'è venuto, ma spero che a voi piaccia

In realtà, oltre alla scena della felpa, non succede quasi niente, ma tranquilli che il prossimo capitolo uscirà presto!

Annabeth ha detto che potrebbe considerare il 7 gennaio come  il giorno peggiore della sua vita... Cosa succederà mai per considerarlo così tanto brutto?

I still need you ~ PercabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora